STORIA CONTEMPORANEA n.60: I migliori anni della sua vita. Renzo Paris, “La vita personale”

I migliori anni della sua vita. Renzo Paris, La vita personale, Matelica (Macerata), Hacca Edizioni, 2009

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di Giuseppe Panella*

Ho scritto la mia prima recensione “ufficiale” nel 1978. Quel breve testo critico fu pubblicato da una rivista fiorentina che si intitolava “Librioggi” e che durò poco per alterne vicende economiche (come sempre accade e continua a succedere in questi casi). Si trattava di una riflessione-riassunto relativo a un saggio, Il mito del proletariato nel romanzo italiano (Milano, Garzanti, 1977) il cui titolo mi aveva incuriosito e che, però, a lettura ultimata, non mi era piaciuto. In quella noterella cercai di mettere in evidenza i punti deboli dell’opera piuttosto che gli elementi positivi, il che oggi non avrei ovviamente fatto (ma allora ero certo più giovane e baldanzoso …). Del saggio e delle mie perplessità parlai anche con Alberto Asor Rosa; anche lui convenne con me circa la debolezza della prospettiva critica di quel volume.

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IL TEMPO DELLA FELICITA’. Tempo ultimo e tempo dell’inizio nell’opera di Marcel Proust (e di Gilles Deleuze). Saggio di Giuseppe Panella

«… Si potrebbe confrontare la vita con una stoffa ricamata della quale ciascuno nella prima metà dell’esistenza può osservare il diritto, nella seconda invece il rovescio: quest’ultimo non è così bello, ma più istruttivo, perché ci fa vedere l’intreccio dei fili»

(Arthur Schopenhauer,  Aforismi sulla saggezza del vivere)

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di Giuseppe Panella*

 

 

1. Il tempo alla fine

«L’anno in cui ho lavorato su Alla ricerca del tempo perduto è stato il miglior anno di lavoro della mia vita» (1). E’ una dichiarazione molto significativa e del tutto probante.

Quella di Pinter è un’espressione di felicità che intreccia produttività letteraria ad ermeneutica del testo: trasformare Alla ricerca del tempo perduto in una sceneggiatura è stato, per il compianto commediografo inglese, il modo più adeguato di “capire” il testo, decostruirlo, riscattarlo dalle zone d’ombra della sua incomprensione possibile. Una forma di lettura “interna”.

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VIDEORECENSIONE n.1: “Idee di cinema. L’arte del film nel racconto di teorici e cineasti”, a cura di Giovanni Maria Rossi

Per una visione migliore, cliccare sul video

Le videorecensioni su  RETROGUARDIA sono a cura di Giuseppe Panella

Realizzazione tecnica di Fausto Finocchi e Silverio Zanobetti

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[Qui tutte le VIDEORECENSIONI di RETROGUARDIA]

Fukuyama e l’etica senza trattino del capitalismo. Saggio di Antonino Contiliano

di Antonino Contiliano

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Le crisi cicliche del capitalismo non sono cosa inaspettata, né tanto meno insaputa. Oggi, quanti hanno messo da parte le analisi e le conclusioni profetiche di Marx non hanno che ricredersi o morire nella coazione a ripetere i disastri del modello neoliberista. La politica come rapporto costante d’interdipendenza (glocalmente) è governabile direttamente, e l’etica non può non smettere di essere al servizio dell’economia di mercato del laissez faire. La “mano invisibile”, teorizzata e praticata dal profitto privato e dai suoi agenti, stabilisce e amministra le priorità del superfluo (dannoso) e del necessario (utile e produttivo) nell’organizzazione del tempo lavorativo, e sempre sotto l’egida dogmatica del diritto di proprietà e dell’appropriazione individualistica e di classe. E il plusvalore della produzione, che lo alimenta e sostiene, è quello che il sistema, con l’elaborazione e le rielaborazioni della dottrina liberale, espropria e detiene servendosi delle manipolazioni (un apparato collaudato per l’egemonia e il riserbo della ricchezza alle classi elitarie) elettorale-politiche e delle altre regole in uso legali e illegali garantendone il potere.

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QUEL CHE RESTA DEL VERSO n.57: La madre perduta di Leonardo da Vinci. Nicola Baronti, “Il Governatore delle acque”

La madre perduta di Leonardo da Vinci. Nicola Baronti, Il Governatore delle acque, prefazione di Giovanna Fozzer, Firenze, Edizioni Polistampa, 2010

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di Giuseppe Panella*

Il fascino e il segreto profondo delle acque e del rifugio che costituiscono per una mente tormentata è costituito dal ricordo della madre e dal desiderio di ritornare ad essa, nel suo grembo accogliente e sicuro. E’ quanto accade a Leonardo che – nei versi del poemetto di Baronti – proprio attraverso il loro percorso (e i lavori costruiti per imbrigliarle e renderle feconde e produttive) manifesta la sua nostalgia per una madre perduta, Caterina, di cui ancora oggi non conosciamo esattamente identità e storia della vita. Scrive l’autore nella cospicua Nota (Un percorso d’acqua e di terra) che precede il testo poetico:

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SPECIALE GUIDO MORSELLI n.7: “Morselliana”, a cura di Alessandro Gaudio

Rivista di Studi Italiani, Anno XXVII, n° 2, Dicembre 2009

MORSELLIANA

A cura di ALESSANDRO GAUDIO

Università della Calabria – Arcavacata di Rende (CS)

[QUI] puoi scaricare e leggere i saggi in formato pdf.

Sotto l’indice di Morselliana

f.s.


PREFAZIONE
ALESSANDRO GAUDIO , DALLE PARTI DI MORSELLI 1
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STORIA CONTEMPORANEA n.59: Lo specchio della memoria. Simona Bogani, “Matteo Ricci. La strada dei sogni”

Lo specchio della memoria. Simona Bogani, Matteo Ricci. La strada dei sogni, Firenze, Polistampa, 2010

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di Giuseppe Panella*

In una pagina memorabile del Silenzio degli innocenti di Thomas Harris, lo psichiatra sociopatico per eccellenza, Hannibal “The Cannibal” Lecter dimostra l’accuratezza e la profondità dei suoi studi umanistici costruendosi una personale forma di mnemotecnica sulla falsariga della lettura di un celebre testo che riguarda questo settore della conoscenza umana, il cosiddetto Palazzo della memoria di Matteo Ricci (libro scritto in Cina, a Nanchang, negli anni tra il 1595 e il 1596, pubblicato poi in quest’anno per lui mirabilis – il volume riscosse un grande successo e assicurò al gesuita maceratese un posto di prima grandezza tra gli studiosi dell’”arte della memoria”).

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La democrazia della polis moderna. Saggio di Antonino Contiliano

Una città che sia di un uomo solo non è una città.
Sofocle, Antigone

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di Antonino Contiliano

 

 

Marx e Engels  (Manifesto del Partito comunista e L’ideologia tedesca) scrivevano che l’epoca borghese, pur nelle sue forme liberali e democratiche rappresentative, rivoluziona continuamente la produzione, le situazioni sociali e con ciò l’assetto dell’intero contesto organizzativo della vita di una comunità.  Dissolve “tutti i rapporti stabili e irrigiditi con il loro seguito di idee e di concetti antichi e venerandi, e tutte le idee e i concetti nuovi invecchiano prima di potersi fissare. Si volatilizza tutto ciò che vi era di corporativo e di stabile, è profanata ogni cosa sacra, e gli uomini sono finalmente costretti a guardare con occhio disincantato la propria posizione e i propri reciproci rapporti”. È il ciclo delle crisi continue, e sempre più a corta distanza come evidenziano le ristrutturazioni in atto nel mondo dell’attualità neoliberistica globale e finanziario-elettronica; le crisi che rilanciano lo sviluppo illimitato e il mantenimento del sistema produttivo e riproduttivo borghese con tutto il carico di incertezze e insicurezze che si portano dietro. Un insieme correlato di movimenti e riconfigurazioni che incidono poi sulle stesse strutture mentali e i processi delle soggettivazioni degli attori coinvolti, sebbene in maniera non omogenea.

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Intervista a Giuseppe Panella

Cosa ti senti di essere, nella tua essenza più profonda?

Un poeta, essenzialmente, che analizza e costruisce un linguaggio nuovo per cercare di rendere originali parole magari vecchie.

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Sei nato a Benevento ma vivi e lavori a Pisa. Quanto hai assimilato di queste due città?

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Vivo a Prato e lavoro a Pisa – è molto diverso… da Benevento, città longobarda, ho preso la volontà di durare e non arrendermi; da Prato, città laboriosa, ho imparato che bisogna sempre continuare a ogni costo; da Pisa, città culturale, ho imparato che non si smette mai da imparare.

(Continua a leggere l’intervista a Giuseppe Panella sul blog mariluoliva)

f.s.

QUEL CHE RESTA DEL VERSO n.56: Una spettatrice del Novecento della poesia. Giovanna Bemporad, “Esercizi vecchi e nuovi”, a cura di Andrea Cirolla

Una spettatrice del Novecento della poesia. Giovanna Bemporad, Esercizi vecchi e nuovi, a cura di Andrea Cirolla, Milano, Edizioni Archivio Dedalus, 2010

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di Giuseppe Panella*

Per molto tempo la figura di Giovanna Bemporad si è confusa con il ricordo di Gabriella Bemporad (che non era sua parente) anche se traduceva come lei dal tedesco – quest’ultima la conobbi, sia pure fuggevolmente, a casa di Gianfranco Draghi, in una villa appena fuori Firenze dove credo che questo singolare personaggio di psicoteraupeta di impronta junghiana, poeta, scrittore, pittore e altro ancora viva a tutt’oggi. Anche lei parlava di Rilke e di letteratura tedesca del Novecento con una voce sottile ma vibrata, ricca di accenti densi e dolci di nostalgia.

Giovanna Bemporad, invece, è stata soprattutto una traduttrice di testi del legato classico, soprattutto greco e soprattutto dell’ Odissea, opera di traduzione che è durata praticamente tutta la sua vita matura. Ma, tra una traduzione di Omero e una di Rilke o di Hofmannsthal o di Goethe o di Novalis, la Bemporad è stata soprattutto poetessa molto raffinata nei tocchi, nei toni, nelle soluzioni ritmiche e formali.

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“Poesia”, di Giuliana Lucchini

La linea di un segno che parlando
non dice
viaggia sulla direttrice medesima del segno
che dice non parlando

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di Giuliana Lucchini

Da quando la metrica è stata di fatto abbandonata e il verso si è ritenuto libero da rima, altre esigenze di poesia premono sul testo.

Oggi si prediligono percorsi poetici di valenza enigmatica, scrittura informale che dicendo cela.

Accostamenti imprevisti sul suolo lessicale, parole a ruota libera, su lastricato scivoloso in quanto si può saltare di palo in frasca seguendo i flussi della coscienza, le cadute, se ci sono, sono occultate dalla ovvietà del risultato. Il poeta si innamora di ciò che scrive, non taglia, non elimina. Tutto è possibile: “fuorché dire qualcosa”, commenta Alfonso Berardinelli.

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ARCHIVIO DELLA VOCE DEI POETI

[Riceviamo e volentieri pubblichiamo]

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Gentili Amiche e Amici,

ho il piacere di comunicare che l’Associazione culturale MultiMedia91 ha costituito nel 2010 l’ Archivio della voce dei poeti , un’iniziativa unica nel suo genere in Toscana.

L’Archivio, che raccoglierà le voci dei poeti italiani del ’900 e contemporanei a livello nazionale, prevede due sezioni divise per modalità espressiva: poesia lineare e poesia multimediale (sonora, performativa, concreta, ecc.).

I poeti possono inviare registrazioni o pubblicazioni sonore già realizzate in passato (su vinile e cassette), oppure registrare e digitalizzare testi per l’occasione, purché letti esclusivamente dalla loro voce.

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Pasko Simone, Manuale di storia (poesie 1980-2009)

Pasko Simone, Manuale di storia (poesie 1980-2009), Campanotto Editore, 2009, pp. 129, € 12

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di Francesco Sasso


La concezione sociale e storica di Pasko Simone è, si può dire, esposta più che nascosta nella raccolta Manuale di storia (poesie 1980-2009), la quale non si sottrae al registro ironico, ed anzi si carica di corrosività. La raccolta illustra la condizione di chi è costretto a vivere in Italia e, in generale, in quest’epoca. Basta leggere i titoli delle tre sezioni: Cineriflessi, Da questa parte del mondo, Manuale di storia.

«ASCESA: Poiché tutto gli si offriva / e tutto gli si negava / si fermò / contemplò / ogni cosa dalla cima / del mondo. // E lì / proruppe in pianto, / sorpreso / dall’estrema vicinanza / del cielo» (p.48)

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IL TERZO SGUARDO n.18: La nostalgia è pur sempre quella di un tempo. Antonio Tricomi, “La Repubblica delle Lettere. Generazioni, scrittori, società nell’Italia contemporanea”

La nostalgia è pur sempre quella di un tempo. Antonio Tricomi, La Repubblica delle Lettere. Generazioni, scrittori, società nell’Italia contemporanea, Macerata, Quodlibet, 2010

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di Giuseppe Panella*


La compatta e sostanziosa raccolta di saggi che compone l’ultima fatica in ordine di apparizione di Antonio Tricomi(1) non è soltanto un tentativo di regesto delle ultime tendenze e delle ultime novità nel campo delle “patrie lettere” (per usare un’espressione cara a Cesare Cases). Non è soltanto una raccolta di recensioni o di discussioni su romanzi o testi poetici più o meno riusciti in un periodo piuttosto lungo anche se tutto sommato poco esaltante o estremamente convincente della storia letteraria italiana (dagli anni Sessanta fino all’oggi, per intenderci). Nelle pagine del libro di Tricomi (che sono ben 543 più l’indice dei nomi e quello dei saggi raccolti nel volume!) emerge non solo un disegno storico della cultura italiana di quegli anni (la politica, la società, l’arte, il cinema, la televisione e non solo la narrativa o la saggistica letteraria) quanto una proposta socio-politico-culturale dallo spessore etico non indifferente.

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La polifonia della poesia e la “resistenza” della verità. A cura di Davide Nota e Fabio Orecchini, “Calpestare l’oblio”

Non è il sonno della ragione che genera mostri,
bensì la razionalità vigile e insonne.
G. Deleuze 

Fine specifico della neolingua […] rendere
impossibile ogni altra forma di pensiero.
G. Orwell

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di Antonino Contiliano

Calpestare l’oblio / Cento poeti italiani contro la minaccia incostituzionale, per la resistenza della memoria repubblicana, a cura di Davide Nota e Fabio Orecchini, e-book (prima edizione) e Collana Argo (seconda edizione in arrivo per novembre 2010, Ancona).

Nella formazione dell’unità italiana e nel dibattito nato per i suoi assetti istituzionali, la poesia è stata un testimone e un critico sempre scomodo. Vogliamo dire che è stata sempre presente come parola e parte significativa e ineludibile della polis, e che, ora, la pubblicazione (2010) in e-book (prossimamente per i tipi di Nie Wiem, Ancona) dell’antologia poetica “Calpestare l’oblio” / “Cento poeti italiani contro la minaccia incostituzionale, per la resistenza della memoria repubblicana”, a cura di Davide Nota e Fabio Orecchini, non è solo una conferma, ma un bisogno, una necessità e un impegno improrogabile. Lontano dal pensiero estetico crociano, qui non possiamo però non ricordarne tuttavia la verità, come fa Norberto Bobbio (Dal fascismo alla democrazia, 2008, p. 232), agganciandosi a Eugenio Garin (Gli intellettuali del XX secolo), che una cultura “disimpegnata”, per Croce, ovviamente e giustamente, “sarebbe stata un non senso”.

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IL TERZO SGUARDO n.17: La poesia sommersa. Giorgio Linguaglossa, “La nuova poesia modernista italiana. Per una critica della costruzione poetica”

La poesia sommersa. Giorgio Linguaglossa, La nuova poesia modernista italiana. Per una critica della costruzione poetica, Roma, EdiLet – Edilazio Letteraria, 2010

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di Giuseppe Panella*

Linguaglossa si prova a tracciare in questo libro un ampio panorama della poesia emergente italiana e mette insieme autrici e autori assai diversi tra di loro utilizzando un ricco e ben costruito ventaglio di categorie critiche. Quello che importa, infatti, e che viene fuori dalla lettura di questo ben nutrito volume di analisi critica della poesia italiana dell’ultimo Novecento non è tanto la sua storia interna ed esclusiva quanto la sua fenomenologia concettualmente intesa. A Linguaglossa importa trovare delle nuove coordinate teoriche che possano sostituire quelle ormai logore e sepolte dello storicismo più frustro o del biografismo autoriale più stantio dato che, come scrive lo stesso critico, ci si trova ormai in una situazione oggi radicalmente diversa:

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La libera Repubblica dell’Isola delle Rose. “Isola delle Rose” (DVD+libro)

Isola delle Rose, cofanetto dvd (145 minuti) + libro (p.79), NdA press, 2010, € 17,90

FILM: regia di Roberto Naccari e Stefano Bisulli, sceneggiatura di Giuseppe Musilli, Vulmaro Doronzo, Roberto Naccari e Stefano Bisulli

LIBRO: Giuseppe Musilli

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di Francesco Sasso

Nella primavera del 1968, un’isola di ferro e cemento sorse dal nulla a poche miglia dalla costa riminese, in acque internazionali, e proclamò l’indipendenza dall’Italia. Ma il sogno durò 55 giorni.

La vicenda poco nota dell’Isola delle Rose, piattaforma costruita in tre anni circa da un ingegnere bolognese di nome Giorgio Rosa, è raccontata in un agile volumetto e nel bel documentario in dvd edito da NdA press.

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QUEL CHE RESTA DEL VERSO n.55: L’accostamento al mito. Roberto Mosi, “Luoghi del mito”

L’accostamento al mito. Roberto Mosi, Luoghi del mito, Faloppio (CO), Edizioni Lieto Colle, 2010

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di Giuseppe Panella*

Dopo aver poeticamente investigato i non-luoghi del Moderno e della sua apoteosi in postmodernità velocizzata e implacabile verso i residui della cultura tradizionale sopravvissuta alla terza Rivoluzione industriale del Novecento, quella telematica, Roberto Mosi si attesta sul versante di ciò che è il Non-Luogo per eccellenza e da sempre: il mito classico.

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