“Ingannevole è il cuore più di ogni cosa…”– come nasce un assassino. Alessandro Berselli, Non fare la cosa giusta, Bologna, PerdisaPop, 2010
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di Giuseppe Panella*
Nel 1989, Spike Lee, regista afro-americano non ancora del tutto affermato, gira Fa’ la cosa giusta,
un affresco delle comunità etniche in conflitto permanente tra di loro nella New York del melting pot – probabilmente uno dei suoi film migliori. Per Alessandro Berselli, invece, quel che conta è l’esatto contrario: non fare la cosa giusta. E’ quello che accade al protagonista del suo romanzo noir. Già intimamente attraversato da una vena abbastanza esplicita di razzismo e di volontà di protagonismo, Claudio Roveri, di mestiere informatore farmaceutico, sposato con Fabiana, un avvocato di successo e padre di Erica, una ragazza che compie diciassette anni nel corso del romanzo, si trova a dover affrontare una serie di scelte che gli impongono di prendere decisioni pressoché definitive, radicali, indiscutibili: tradire la moglie con la dottoressa Ricci che sembra ben più che disponibile ad amplessi furtivi nel suo studio medico, accettare le teorie dello psichiatra Luca Maranesi che lo spinge a dispiegare con forza e determinazione la propria volontà di potenza, agire in maniera forte e con la violenza contro quel magma multietnico e indistinto di barboni, zingari, albanesi che sembra pressarlo e circondarlo per risucchiarlo al suo interno.
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