NARRAZIONI n.3/2013. «La scrittura è la mia voce». Ad Antonio Tabucchi, un anno dopo. A cura di Vito Santoro

cop_narrazioni_3NARRAZIONI.  Rivista semestrale di autori, libri ed eterotopie. Vol. 3 ,«La scrittura è la mia voce». Ad Antonio Tabucchi, un anno dopo. a cura di Vito Santoro (edita dalla barese edi­zioni di Pagina)

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 Speciale Tabucchi. Nel marzo dello scorso anno se ne andava Antonio Tabucchi. Senza tanti clamori, come l’anziano Pereira del suo celebre romanzo, sempre in bilico fra una vita appartata e gli slanci di una possibile trincea. Tabucchi è sempre stato qualcosa al di là del romanziere di professione, ben prima che alle nostre latitudini ci si abituasse a certi scleroticismi. Gli dobbiamo un fruttuoso lavorìo sul romanzo dopo la neoavanguardia: vennero Piazza d’Italia e un nuovo desiderio di “porre figure” e di trovar loro la morte; venne un narratore postmoderno senza il vanto dell’etichetta; vennero Pessoa, Lisbona e quello spirito “finisterrino” tanto più acuto quanto più netta era la percezione di un’Italia votata ad un’irresistibile parodia di sé. Forse non è più tempo di intellettuali e il bisogno di magisteri si perde in un vuoto candore, ma un anno dopo Tabucchi ci appare ancora un temerario della “conoscenza obliqua e laterale”. Saggi di Marianna Comitangelo, Eleonora Conti, Antonio R. Daniele, Serena Di Lecce, Anna Dolfi, Stefano Lazzarin, Giuseppe Panella, Nives Trentini.
Narrazioni italiane. Demetrio Paolin riflette sui modi con cui la letteratura ha testimoniato l’orrore assoluto del nazismo, dalle opere di Primo Levi fino ai romanzi degli ultimi anni. Giuseppe Panella ci offre il ritratto critico di una delle autrici più singolari del noir italiano, Marilù Oliva. Francesca Giglio analizza Resistere non serve a niente di Walter Siti e intervista Edoardo Albinati. Giulia De Vincenzo chiede ad Antonio Scurati quale debba essere il ruolo dello scrittore nella “società della cronaca”.

Lavoro critico. Giuseppe Giglio ci parla dell’amicizia ‘a distanza’ tra Anna Maria Ortese e Leonardo Sciascia. Domenico Calcaterra analizza i racconti postumi di Vincenzo Consolo, mentre Jole Silvia Imbornone si sofferma sulla corporalità nel teatro di Pier Paolo Pasolini.

Letture. Recensioni e schede di Giuseppe Giglio, Marco Marsigliano, Massimo Migliorati, Giulia Sangiorgio, Vito Santoro, Francesco Sasso.

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I LIBRI DEGLI ALTRI n.34: Metafisica dell’evento casuale. Giovanni Di Giamberardino, “La marcatura della regina”

Giovanni Di Giamberardino, La marcatura della reginaMetafisica dell’evento casuale. Giovanni Di Giamberardino, La marcatura della regina, Roma, Edizioni Socrates, 2012

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di Giuseppe Panella

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Il romanzo d’esordio del giovane Di Giambernardino si chiude con una riflessione di grande densità metafisica sull’ontologia naturale delle api, con una domanda, in sostanza, sulla ragione profonda della loro esistenza e della loro breve vita. Se gli alveari sono perfette costruzioni geometriche che possono destare l’invidia di un architetto umano (un paragone che caratterizza una delle pagine più belle contenute in Il Capitale, libro I di Karl Marx[1]), la loro ragion d’essere non è affatto chiara da un punto di vista teleologico. Inoltre, all’interno dell’alveare – nota Di Giambernardino – la figura dell’ape regina, verso la quale si convoglia tutto il lavoro delle api operaie, non è connotata in alcun modo, anche se essa è riconosciuta dalle altre componenti del consorzio animale cui essa appartiene. Per questo motivo, gli apicultori procedono al procedimento noto come “marcatura dell’ape regina” in modo da sapere sempre dove essa si trovi e come operi ai fini della produzione del miele. Per questo motivo:

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I LIBRI DEGLI ALTRI n.33: Cronaca di una morte annunciata. Tea Ranno, “La sposa vermiglia”

Tea Ranno, La sposa vermigliaCronaca di una morte annunciata. Tea Ranno, La sposa vermiglia, Milano, Mondadori, 2012

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di Giuseppe Panella

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Il tono e il lessico di ispirazione e di recupero della lingua siciliana non vogliono ingannare il lettore meno corrivo: non si tratta di un romanzo realistico né regionalistico e neppure di un esperimento linguistico alla Gadda (o, su di un piano assai meno sofisticato, alla Camilleri).

Il terzo romanzo di Tea Ranno (dopo Cenere, Roma, Edizioni E/O, 2006, vincitrice nel 2008 del Premio Chianti) e In una lingua che non so più dire, pubblicato sempre a Roma da E/O nel 2007), è, soprattutto, un romanzo corale, un affresco culturale e sociale, un esperimento linguistico (moderatamente) inteso ad allargare gli spazi di significazione del linguaggio della narrativa italiana e, infine, un progetto di ricostruzione obliquo di vicende viste non più e non soltanto con la lente della storia raccontata ma con l’occhio lungo di un narratore ormai esterno alla vicenda narrata e non più coinvolto in esso, una sorta di osservatore privilegiato dal suo specifico punto di vista.

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Il “Poetry Music Machine” di Marco Palladini. Un ologramma in onda poetica

Poetry Music Machine, Marco PalladiniIl “Poetry Music Machine” di Marco Palladini. Un ologramma in onda poetica

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di Antonino Contiliano

 

Chi volesse avvicinarsi alla poesia di Marco Palladini e, in modo particolare, a quella del suo Poetry Music Machine (oyxeditrice, Roma, 2012), una “Audio antologia” (libro +CD), non può trovare, crediamo, immagine analogica migliore che quella di un’onda verbo-ologramma in versi e “arsi” in girotondo e semiosfera di guerra po(li)etico-artistico. L’onda che non trascura niente dell’oggetto – il modello del suo mondo estetico-poetico e ideologico-politico – ripreso e offerto agli altri, l’ipotetico lettore/ascoltatore e/o critico.

L’onda ologrammatica di Poetry Music Machine è quella di una poesia, naturalmente, che relaziona letterario ed extraletterario e lo aggomitola alla maniera dei punti di tempo della pagina del cyberspazio – che simulano l’informazione-comunicazione contratta nei nodi lanciati alla velocità bit della luce. E il peso e la densità di questi nodi poetici, trasportati dai versi lungo le due coordinate offerte dalla pagina, ne curvano il piano nella bidimensionalità degli assi linguistici (paradigmatico e sintagmatico, la scelta e la combinazione degli elementi coinvolti), come se fosse una geometria alfabetica relativistica e, per altro verso, in mimesi della bidimensionalità della virtualità temporale del cyberspazio. Il tempo della rete e dei suoi nodi www. Il reticolo comunicativo che ha sconvolto l’abituale successione cronologica di passato, presente e futuro, così com’è proprio della turbolenza del tempo poetico che sostanzia (almeno siamo inclini a leggere) i testi poetici di questo Poetry Music Machine di Marco Palladini.

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I LIBRI DEGLI ALTRI n.32: Situazioni sempre provvisorie e intimazioni di assolutezza. Amelia Casadei, “Exodus”

Amelia Casadei, ExodusSituazioni sempre provvisorie e intimazioni di assolutezza. Amelia Casadei, Exodus, Firenze, Polistampa, 2012

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di Giuseppe Panella

 

«IL RITO. Nelle notti sacre all’estate, / fluttuano nell’aria / sacerdotesse alate / votate all’antico rito / di risvegliare l’amore sopito. / In quelle notti / brama lucente / mi scorre nel sangue» (p. 14).

 

Il lessico poetico di Amelia Casadei è forse scarno, rilucente e nitido come un’ala di corvo, composto e investito della secchezza delle sue affermazioni liriche che sanno di verità e di esperienza di vita. Il rito che si consuma regolare e opulento nelle notti d’estate, quando il clima si presta proclive e dolce all’escursione delle “sacerdotesse alate” che volano nel cielo ricco di presenze e di sogni, è quello dell’amore.

E’ l’amore come sostanza vibrante dei corpi ma è anche il sentimento che scorre, languido e vigoroso, nello spirito che si ricorda della sua necessità vitale, della sua capacità di irrompere nel mondo per fecondarlo e rinnovarlo. Tutta la poesia della Casadei è attraversato da questo anelito.

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IL PIEDE E L’ORMA (semetrale): “differenza/differenze” (n.6). Rivista diretta da Alfonso Cardamone

Il piede e l’orma differenza differenze
copertina de “Il piede e l’orma” n.6
(clicca sull’immagine per ingrandire)
indice de "Il piede e l’orma n.6"
indice de “Il piede e l’orma” n.6
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Aa.Vv, «Il piede e l’orma: differenza/differenze», Anno III, n.6, luglio-dicembre 2012, Pellegrini editore, pp. 285, € 20,00

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Segnalo l’uscita del nuovo numero di «Il piede e l’orma: differenza/differenze», n.6. (f.s.)

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