Il plusvalore della poesia, il significante non mercificabile né digitalizzabile VS I CLOMINIMEDIA
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di Antonino Contiliano
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Il linguaggio della poesia contro-tendenza
Se la terza rivoluzione industriale capitalistica è quella che sfrutta il linguaggio automatizzandolo pur nei modi sofisticati degli algoritmi elettro-informatici, ma sempre come linguaggio omologo al capitale e alla sua riorganizzazione, perché non pensare il linguaggio della poesia come una rivoluzione e un agire in tendenza opposta?
In quanto divenire libertà cooperativo-plurale di costanti e variabili simbolico-semiotiche eterogenee, la cui significanza rimane una forza viva e potente innovazione creativa ed euristica, il linguaggio dei testi poetici ha, infatti, e propone, una politicità pluralizzata di lotta senza pari. La potenza dei suoi sensi esorbitanti e di soglia “indecidibile” (come il teorema di Gödel in logica matematica: se coerente è incompleto; e se completo è incoerente) non abiura all’impegno della responsabilità etico-politica verso il futuro. È come se fosse l’etica della poesia a chiamare verso l’impegno nella realizzazione di nuovi rapporti con le cose. Il tempo dell’a venire, disponibile a realizzare i valori dell’essere antagonista, infatti, non ha senso alcuno al di fuori del suo rapporto espressivo eversivo segni-cose. Una vera e propria dismisura estetico-politica che, in certo qual modo, si com-misura con quell’istanza morale emergente che, in una globalità voluta a-teorica e a-conflittuale, si vorrebbe conciliatrice, ma in realtà (se sola) è occultatrice del “reale”, delle sue contraddizioni e dei suoi antagonismi politico-sociali.