NOTIZIE DALLA CASA DEL VENTO. La poesia come narrazione spirituale in Giusi Verbaro. saggio di Giuseppe Panella

OLYMPUS DIGITAL CAMERA«O tu, vento selvaggio dell’Ovest, / tu, respiro dell’autunno, / tu, dalla cui invisibile presenza / le foglie morte vengono sospinte / come spettri messi in fuga da un mago incantatore, / gialle, pallide, nere, rosso acceso, / quasi tutte colpite da una pestilenza ! / Tu che trasporti come su un carro nel cielo al loro letto invernale/  i semi alati  che giacciono freddi, / ciascuno come salma nella tomba, / fin quando la tua azzurra sorella, in primavera, / non suonerà sulla terra che sogna / la sua tromba, colmando con colori /  vividi  e con dolci profumi, il colle e il piano, / mentre spinge  nell’aria dolci germogli simili a  batuffoli / Spirito Selvaggio che ti sposti ovunque /  – che distruggi e che preservi – ascolta, ascolta ! »
(Percy Bysshe Shelley, Ode al vento dell’Ovest)

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di Giuseppe Panella

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 NOTIZIE DALLA CASA DEL VENTO. La poesia come narrazione spirituale in Giusi Verbaro

 

1. Una narrazione ininterrotta

“Il vento soffia dove vuole” – lo sostiene autorevolmente il Vangelo di Giovanni (3, 8), “ne puoi udire la voce, ma non sai né da dove viene né dove va”. Sono parole rivolte da Gesù al fariseo Nicodemo che vorrebbe capire la natura del messaggio, per lui troppo oscuro, del Messia (anche se, alla fine, non ci riuscirà).

Nel suo soffiare incontrastato e continuo, il vento raggiunge i luoghi più impervi, più difficili, più nascosti. La sua forza travolge ogni ostacolo e rende possibile ciò che apparentemente non sembrerebbe esserlo. Anche la sua origine resta oscura se non si sa come ascoltarne il messaggio e comprenderne il flusso di desiderio che da esso si sprigiona.

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PITTURE NERE n.2: Il volo del colibrì. Marino Magliani, “Quattro giorni per non morire”

Marino Magliani, Quattro giorni per non morireIl volo del colibrì. Marino Magliani, Quattro giorni per non morire, Sironi editore, 2006, pp.156, € 12,90
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di Lorenzo Muratore

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Ci sono uomini che cercano di comprarsi un’ora di vita; e si sforzano di negare la propria leggenda; ma è come se quella leggenda li precedesse, e fosse già scritta nel cielo.

Un progetto, quasi un manifesto di tutto ciò, viene accennato nel frontespizio di “Quattro giorni per non morire”.

Sappiamo che anticamente un giovinetto veniva scelto per via della bellezza e della grazia; lo riverivano, lo adoravano (ma era come prigioniero, perché non fuggisse), suonava un piccolo flauto, ed attendeva…

S’imbarcava poi su una canoa: le strade verso Dio sono rovine, e abissi di nera foresta, massiccia giogaia sospesa a picco.

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Autoanalfabeta University of Utopia: Ferdydurke – Dialoghi sul romanzo #01, a cura di Massimo Rizzante

 

Autoanalfabeta University of Utopia – a cura di Lello Voce con Claudio Calia, Gabriele Frasca, Luigi Nacci, Gianmaria Nerli, Massimo Rizzante // in Redazione: Lucia Tundo (testi e ricerche web), Mattia Barbirato (video e montaggio)

Dal 5 luglio su http://www.globalproject.info/it/tags/autoanalfabeta/community

FONTE DEL VIDEO: http://www.globalproject.info/it/produzioni/ferdydurke-dialoghi-sul-romanzo-01/14752

I LIBRI DEGLI ALTRI n.58: Aspirazioni di vita e di poesia. Patrizia Fazzi, “L’ occhio dei poeti”

Patrizia Fazzi, L’ occhio dei poetiAspirazioni di vita e di poesia. Patrizia Fazzi, L’ occhio dei poeti, con una prefazione di Paolo Ruffilli, Venezia, Edizioni del Leone, 2011

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di Giuseppe Panella

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Scrive Paolo Ruffilli nella sua spassionata e penetrante Prefazione (Tra illuminazione e racconto civile) al libro di Patrizia Fazzi:

 

«La storia di questi momenti di vita, riconsiderati a metà tra la memoria e la loro consistenza di realtà: ecco un’altra caratteristica della poesia di Patrizia Fazzi. Qualcosa di molto particolare e originale: l’oggetto che, nel flusso mentale, vive anche per una sua interna consistenza, per una sua fisicità che vince il tempo e il moto. E’ l’ingresso del fisiologico nell’immaginario. Quel fisiologico che sempre più si fa ossatura del filo onirico, riconquistando il simbolo alla sua consistenza fisica, materica» (p. 7).

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L’OPAR, Open Archive istituzionale dell’Orientale

L’OPAR, Open Archive istituzionale dell’Orientale, è stato realizzato in risposta alla Dichiarazione di Messina sull’Open Access. L’archivio consente il deposito di articoli, libri, tesi di dottorato e altro.

L’OPAR metterà a disposizione anche una libreria digitale ad accesso aperto, in via di realizzazione e basata sullo straordinario e peculiare patrimonio librario dell´Orientale.

Qui il sito: http://opar.unior.it/

 

Cos’è

L´OPAR è l’archivio istituzionale dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, realizzato in linea con le nuove politiche di diffusione del sapere indicate nella Berlin Declaration on Open Access to Knowledge in Sciences and Humanities e definite dalla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane nella Dichiarazione di Messina nel 2004.

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PITTURE NERE n.1: Marino Magliani, “L’ estate dopo Marengo”

Marino Magliani, L'estate dopo MarengoMarino Magliani, L’ estate dopo Marengo, Philobiblon Editore, 2003, pp.142, € 10
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di Lorenzo Muratore

Alla vigilia di muovere verso l’Italia, il Primo Console venne informato d’un alto tasso di diserzioni tra i soldati: sulle cause dell’insolito scoraggiamento fu costituita una Commissione d’inchiesta. Perché, ad esempio, quei due granatieri dalle barbe lunghe, le pupille ardenti, se ne stanno sdraiati e immobili? Queste donne color dell’ombra… Questo cielo di sabbia.

C’è chi sospetta che certi semi gettati sopra le pietre roventi emanino un vapore, inebriati dal quale diventano ebbri respirando fumo; oppure che una bevanda li immerga in un sonno di visioni paradisiache. E così imprigionato nel suo grembo, il soldato cessi di combattere, e preso da queste libertà di navigar per l’aere, diserti.

La guerra è stata imposta alla Rivoluzione; e dalla funesta dialettica di quelle gloriose spedizioni lontane; − che serbano in sé il rumore della Rivoluzione, senza più mettere al primo posto la libertà − nacque un vuoto, nel cuore dei francesi.

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I LIBRI DEGLI ALTRI n.57: Il Classico ritrovato. Evaristo Seghetta Andreoli, “I semi del poeta”

Evaristo Seghetta Andreoli, I semi del poetaIl Classico ritrovato. Evaristo Seghetta Andreoli, I semi del poeta, con una prefazione di Patrizia Fazzi (“Un’anima etrusca”) e una nota di Carlo Fini, Firenze, Polistampa, 2013

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di Giuseppe Panella

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Evaristo Seghetta Andreoli è funzionario in un importante istituto di credito di Arezzo per mestiere, ma è un poeta per sincera dedizione. Lo si deduce dalla passione con cui si è gettato nella stesura dei versi di questo suo primo libro. Come ha scritto Patrizia Fazzi nella sua intensa Prefazione al volume, il poeta si era realizzato finora solo nella profondità della sua applicazione continuata alla pratica continua del verso:

 

«Evaristo Andreoli, quasi novello Italo Svevo, pur se calato, come l’autore triestino, nelle stanze dei conti e dei rapporti commerciali, ha mantenuto il “vizio” segreto di scrivere, di annotare e trasformare in poesie l’esercizio altrettanto quotidiano di ascoltare se stesso e di “osservare” la realtà esterna e i fenomeni naturali nella loro mutevole misteriosa epifania» (p. 5).

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Lucette Destouches, Véronique Robert, “Céline segreto”

Lucette Destouches, Véronique Robert, Céline segretoLucette Destouches, Véronique Robert, Céline segreto, trad. Di Maruzza Loria, a cura di Francesco Piga, Lantana ed., 2012, pp.140, € 14,50.

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di Francesco Sasso

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Libro interessante e bello questo su Céline scritto da Lucette Destouches e Véronique Robert, pubblicato da Lantana. Per chi non lo sapesse, Lucette Destouches è l’ultima moglie dello scrittore francese: chi meglio di lei può raccontarci il Céline privato? Lucette Destouches nasce nel 1912, promettente ballerina e poi insegnante di danza, sposa Céline nel 1943. Dopo un breve periodo trascorso a Parigi e le tragiche peregrinazioni in Germania e in Danimarca, i due coniugi tornano in Francia nel 1951 a Meudon, dove vivono in completa solitudine. Lucette Destouches ha quasi novant’anni quando una sua allieva, Véronique Robert, decide di trascrivere i loro colloqui.

 

Il libro esordisce così:

 

«Dalla morte di Louis, la vita non mi interessa più. È come se con lui avessi nuotato in un fiume puro e trasparente, e adesso senza di lui mi ritrovassi in un’acqua sporca e fangosa. Siamo stati solo noi due e nessun altro per venticinque anni. Lui mi proteggeva da tutto e io gli ho dato tutto. […] Era la storia di Céline, non la mia, ma da questa vita io sono uscita bruciata» (p.13)

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IL TERZO SGUARDO n.46: Pirandello e il suo doppio (critico). Adriano Tilgher, “Pirandello o il dramma di vedersi vivere”

Adriano Tilgher, Pirandello o il dramma di vedersi viverePirandello e il suo doppio (critico). Adriano Tilgher, Pirandello o il dramma di vedersi vivere, a cura di Pierfrancesco Giannangeli, Chieti, Solfanelli, 2013

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di Giuseppe Panella*

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La fortuna critica (e successivamente l’apprezzamento del pubblico) per Luigi Pirandello è tardato molto a manifestarsi e se su di lui un dibattito più aperto e sensibile alle sue prospettive generali di scrittore è iniziato e ha permesso che lo scrittore siciliano raggiungesse un buon successo anche in ambito italiano (nonostante le stroncature di Croce e il rifiuto pregiudiziale degli intellettuali che lo avversavano, con l’eccezione solitaria delle positive note recensorie di Antonio Gramsci) lo si deve sicuramente ad Adriano Tilgher.

Nonostante una serie piuttosto dura di critiche nei confronti della produzione di Pensaci, Giacomino!, (realizzata nella versione originale in lingua siciliana al Teatro Nazionale di Roma, il 10 luglio 1916, dalla Compagnia di Angelo Musco), non molti anni dopo, nel 1923, pubblicando i suoi Studi sul teatro contemporaneo, il giudizio sul commediografo girgentino sarà radicalmente rovesciato. Se nella recensione al lavoro messo in scena nel 1916, Tilgher aveva scritto: “Gli sciocchi possono scambiare per profondità il sorriso ironico del Pirandello sui suoi personaggi, ma chi ha buon gusto non si lascia ingannare”[1], nel volume di sette anni dopo l’analisi sarà molto diversa e molto più favorevole:

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Fra i ritmi dei rifiuti speciali degli “scarti di magazzino”. Postfazione di Antonino Contiliano

Ivan Pozzoni, Scarti di MagazzinoIvan Pozzoni, Scarti di Magazzino, Postfaz. Antonino Contiliano, Limina Mentis Editrice, 2013, pgg. 78, € 12,00

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di Antonino Contiliano

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Che poesia e politica si nutrono della stessa potenza della parola, orale o scritta, comune e transvalutata, e con effetti di copertura o scopertura ideologica, più o meno consapevolmente perseguita con enunciati di natura, in genere, allusiva e metaforica, è cosa ormai abbastanza assodata, come è altrettanto riconosciuto che l’oggetto della loro azione è il mondo comune della praxis e del suo prisma materiale dinamico nelle forme del sensibile, economico, sociale, politico, culturale, simbolico, etc., ovvero nelle forme della produzione di soggettività umane che rispecchiano i diversi rapporti di forza costitutivi.

Di questi tempi – crisi di trasformazione e di consolidamento del capitalismo finanziario-militarizzato – è diventato nauseante stereotipo mass-mediale giornaliero sentire ripetere da economisti e uomini della casta o di parte che la crisi è della società italiana o che il corpo della “nazione” è quello di un ammalato colpito da emorragia inarrestabile, e che se non si interviene con “lacrime e sangue”, aliud pro alio (“macelleria sociale”), il fallimento, il default, la bancarotta non mancherà di mandare allo sfascio completo il “bel paese”!

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I LIBRI DEGLI ALTRI n.56: La passione del diverso, la diversità delle passioni umane. Francesco Verso, “Livido”

Francesco Verso, LividoLa passione del diverso, la diversità delle passioni umane. Francesco Verso, Livido, Milano, Delos Books, 2013

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di Giuseppe Panella

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Peter Pains è innamorato di una testa da quando ha quindici anni. Il suo è un amore che non sembra potrà avere fine fino a quando tutto l’intero corpo della persona amata non sarà ricostruito e quel capo così accuratamente conservato in un armadio della sua stanza non verrà riattaccato al busto.

Ma si trattava poi di una persona “vera” quella adorata in modo così totale da Peter?

Alba era, in realtà, artificiale, una creatura nexumana – il suo corpo artificiale era stato modellato scientificamente perché durasse per sempre così com’era stato ricostruito dopo aver compiuto la scelta della non-umanità in cambio di un’eternità inalterabile.

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