LE LATITUDINI DEL METODO: Ezio Raimondi e la critica letteraria
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di Giuseppe Panella
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«Il nesso storico in cui si manifesta un’opera letteraria non è una sequenza di eventi fattizia, autonoma, in grado di esistere anche indipendentemente da un osservatore. Il Perceval diviene un evento letterario solo per il suo lettore, per chi legge quest’ultima opera di Chretien ricordando quelle da lui scritte prima, osservando ciò che vi è in esso di caratteristico in rapporto a queste o ad altre opere che già conosca, e che in questo modo acquisisce un nuovo metro di giudizio che potrà applicare alle opere successive. Esso può continuare ad agire solo dove è ancora o di nuovo recepito dai posteri: dove si trovano lettori che fanno nuovamente propria l’opera del passato o autori che vogliono imitarla, superarla o rifiutarla»
(Hans Robert Jauss, Perché la storia della letteratura?)
Ezio Raimondi – interpretazione come ermeneutica
Anche se potrà sembrare ovvio ribadirlo, non sempre la critica letteraria conosce momenti di innovazione continua in cui i processi interpretativi corrono lungo le longitudini del testo. Sovente ci sono momenti in cui occorre ripetere e ritrovare le latitudini del metodo e riepilogare, con pazienza e passione insieme, il cammino già percorso in modo che da esso si possa trarre nuova linfa per l’innovazione ancora a venire.
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