SUL TAMBURO 2: Paolo Di Paolo, “Mandami tanta vita”

Paolo Di Paolo, Portami tanta vitaPaolo Di Paolo, Mandami tanta vita, Milano, Feltrinelli, 2013

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di Giuseppe Panella

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Il personaggio principale del romanzo, Piero Gobetti, appare quasi all’improvviso, così descritto fin dalle prime pagine dell’opera nel pieno della sua attività di provocatore:

«A questo punto il più smilzo – svettava per altezza, con una nuvola di ricci chiari sulla testa – si è alzato di colpo, ha raccolto il libro che poco prima aveva fatto cadere e l’ha infilato in una tasca già sformata della giacca. Al collo portava una cravattina a nodo fisso e i polsini di celluloide, sul naso un paio di occhiali tondi che in quella luce grigia brillavano. Sulle labbra, un sorriso malizioso, quasi di scherno. Illustre professore, ha spiegato, in verità si tratta di un’azione di protesta contro la sua persona, oltre che del tentativo di svegliare dal sonno la sua platea. Molti hanno nascosto le risate portandosi la mano alla bocca. E’ passato un interminabile minuto di silenzio. Il professore guardava fisso davanti a sé, come raggelato. Ha aperto la bocca senza che ne uscisse alcun suono. Poi, le prime parole sono state Quasi smarrito. Cominciava con questa ammissione la sua replica alla protesta?»(1).

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Marino Magliani, “Il Canale Bracco”

magliani_braccoMarino Magliani, Il Canale Bracco, Fusta Editore coll. Bassa Stagione, 2015, pp. 127, euro 12,00.

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di Andrea B. Nardi

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Ogni tanto bisogna tornare a Magliani. Come dopo un vino cattivo, uno spumante da poveri del cenone triste cui c’eravamo fatti convincere invece di starcene a casa coi nostri cani: il giorno dopo si ha voglia solo di acqua pulita e fredda, quelle fonti in mezzo ai prati d’alta montagna che mentre bevi senti attorno l’alito del fieno. Magliani è quella fonte; ripulisce via tutto, disseta e sazia, depura ogni nostro errore, riporta in equilibrio le nostre precarie fantasie.
La domanda odiata da ogni scrittore: «un romanzo di che tipo?». La domanda che dovrebbe essere odiata da ogni lettore: «di che parla?».
Un romanzo diventa letteratura solo se non è così codardo da chiudersi dentro un tipo (poliziesco, giallo, rosa, d’avventura, per ragazzi, per adulti, thriller, vegano, senza glutine, pastorizzato o di fantascienza): Anna Karenina che cos’è, un romanzo d’amore? E Raskol’nikov si muoverebbe dentro un legal-noir? Balle.
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“Ofelia” di Luigi Capuana (a 100 anni dalla morte): parapsicologia e… gelosia

J. E. Millais, Ophelia, 1851-‘52
J. E. Millais, Ophelia, 1851-‘52

Ofelia di Luigi Capuana (a 100 anni dalla morte): parapsicologia e… gelosia

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di Stefano Lanuzza

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È proprio e sempre il normativo teorico del Verismo positivista illustrato dalle crestomazie letterarie quell’eclettico Luigi Capuana (Mineo, 1839 – Catania, 1915) che, ancora prima di pubblicare il romanzo parapsicologico Il marchese di Raccaverdina (1901), introducendo la raccolta di fiabe C’era una volta… (1882) smentisce i fondamenti veristi, fissati sul finire del 1870 e prossimi al Naturalismo francese, dichiarando certa sua predilezione per un “mondo meraviglioso di fate, di maghi, di re, di regine, di orchi, di incantesimi”?
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TIRATURE ’15, a cura di Vittorio Spinazzola

TIRATURE ’15
a cura di Vittorio Spinazzola
Milano: il Saggiatore / Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, 2015
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Gli opinion leader dei giorni nostri provengono, più che dal mondo della stampa giornalistica e libraria, soprattutto dai mezzi audiovisivi pubblici e privati. Una nuova professione è venuta sviluppandosi nell’ambito della cultura umanistica, che non è affatto in deperimento. Il vento è cambiato: il Novecento è stato l’epoca dello sperimentalismo avanguardistico, con le sue sofisticazioni elitarie, ma nel Duemila la spinta delle cose, specie in campo tecnoscientifico, porta ad allargare, non a restringere il colloquio con tutto il pubblico più o meno acculturato. La gamma dei punti di vista e dei linguaggi è la più varia, con una inclinazione all’ironia, che alleggerisce e beffeggia, sullo sfondo di una lunghissima crisi delle istituzioni.

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L’istante congelato. L’inquietudine nelle grafiche di Giacomo Cuttone

2012, Il canto del cigno, china, 33x48di Giuseppe Alletto

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Forme che si aggrovigliano e si fondono, linee che muoiono e rinascono l’una dall’altra in un abbraccio convulso e febbrile

Ecco la grammatica visiva di Giacomo Cuttone.

Nelle sue grafiche l’artista di Mazara del Vallo mostra allo spettatore una sorta di metamorfosi incessante di oggetti e corpi, che ricorda le opere su carta di Endre Roszda e, più in generale, degli artisti del Surrealismo storico. In una sorta di costante tentativo di “congelare” gli elementi della realtà, di sottrarli alla dimensione temporale, egli si impegna a restituire, in un’immagine fissa, un istante della loro esistenza. Cuttone sembra, infatti, voler trarre fuori dal supporto i propri soggetti, quasi a liberarli dalla precarietà del loro essere. L’artista “scolpisce” le sue figure per mezzo di un accostamento di piani, a loro volta costituiti da linee disposte a formare pattern molto coerenti. Linee, piani, superfici compiono il miracolo della piena plasticità in quello spazio che sembra adatto soltanto a figure piatte, a ombre, a simulacri senza alcuna consistenza: lo spazio bianco del foglio.

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Thomas Piketty, “Il capitale nel XXI secolo”

Thomas Piketty, Il capitale nel XXI secoloThomas Piketty, Il capitale nel XXI secolo, Bompiani, pp. 946, euro 22,00.

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di Andrea B. Nardi

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Thomas Piketty è l’accademico francese cui vanno almeno due mirabili meriti: il primo, ovviamente, scientifico, per il colossale studio sul ruolo del capitale finanziario dall’Ottocento ai giorni nostri; il secondo, invece, editoriale. Egli infatti ha inconsapevolmente scardinato, direi: terremotato, le abitudini commerciali dei nostri pessimi editori. Per la prima volta da decenni, viene proposto al grande pubblico – benché dubito fortemente che tutti i suoi commentatori giornalistici lo abbiano letto per intero (esperienza, vi assicuro, non lieve) – un testo dal più profondo rigore storico, sociale, economico, in luogo di tutti gli pseudo saggi di sedicenti esperti, che ingombrano gli scaffali dei librai con argomenti, teorie e conclusioni totalmente campate in aria, senza alcuna referenza verificata, senza nessuna prova a latere, privi d’ogni elementare sostegno documentale.

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SUL TAMBURO 1: Francesco Recami, “Piccola enciclopedia delle ossessioni”

Francesco Recami, Piccola enciclopedia delle ossessioniFrancesco Recami, Piccola enciclopedia delle ossessioni, Palermo, Sellerio, 2015

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di Giuseppe Panella

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Dopo tante avventure più o meno divertenti e sicuramente ben congegnate degli inquilini che popolano avventurosamente la sua “casa di ringhiera”, specchio vivente e un po’ contrastato di un microcosmo che il macrocosmo dell’Italia di oggi, Recami ritorna alla sua attitudine più convinta e convincente: quella della “critica di costume” (per dirla poi, con un’espressione più colta, alla Kulturkritik). A farne le spese sono molti italiani e i loro tic, le loro convinzioni superficiali e/o profonde, il loro modo di atteggiarsi di fronte al mondo, le loro diete e i loro tempi di vita, la loro prosopopea e le loro mode culturali, il loro salutismo (la loro “ortoressia” fasulla e facilona) e il loro gusto dei paradossi. Ne viene fuori un ritratto agrodolce dell’Italia di oggi, fatto di piccoli gesti, di lunghe osservazioni, di errori ed omissioni, di cibo più esibito che mangiato e di una ricerca spasmodica di una vita lunga e goduta più nella fantasia che nella realtà quotidiana.

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NOI REBELDÍA / 2015.0 “Guevara goguEr”

Nuova edizione del progetto di scrittura poetica collettiva e anonima dopo le due sperimentazioni “We Are Winning Wing” (2010) e “L’ora Zero” (2013), entrambe lanciate sulle Reti di Dedalus. La progettualità di quest’anno punta a una operatività multidisciplinare e intermediale con il coinvolgimento di una voce attoriale, un pittore, un musicista e un video artista.

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