Andrea Galgano, Downtown, pref. Giuseppe Panella, Aracne, 2015, 296 pp., €18
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di Samuele Liscio
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Ci sono luoghi lontani e magici, di una magia insopprimibile, che affascinano perché capaci di rivelarsi familiari fin dal primo incontro. Ed è in questi luoghi che spesso gli uomini tornano a specchiarsi per ritrovarsi, o più semplicemente per provare a rinascere; luoghi straordinari che hanno segnato intere generazioni di sognatori. Uno su tutti: l’America.
Andrea Galgano, scrittore viaggiatore, in questa sua seconda silloge poetica, Downtown (Aracne Editore), avanza nel suo itinerario lirico con grande lucidità misurando il mondo americano da differenti angolazioni, animato da un’ansia di rigenerazione che si configura come uno stimolo irresistibile. Il segno poetico dell’autore potentino diventa uno strumento di continua ricerca interiore nel proposito di tendere all’estremo l’arco conoscitivo della propria ritrovata coscienza, e ogni singola parola attinta da una enciclopedia lessicale davvero ampia e preziosa sembra scelta perché lasci una testimonianza indelebile di questo doloroso trapasso. L’America che bussa al cuore del nostro poeta ritorna nei suoi versi sotto forma di suoni, lunghi silenzi, colori spesso violenti e immagini luminose in un groviglio di sinestesie che sembra riemergere dalla viscere di un mondo remoto, ebbro di vitalità. Ed è in questa altalena di evocazioni trasfigurate che si generano l’inquietudine del “senso” stesso del viaggio e i fugaci equilibri di una sensibilità sempre tesa ad un ascolto onniabbracciante.