Silvana Turzio, “Il fotoromanzo. Metamorfosi delle storie lacrimevoli”

Silvana Turzio, Il fotoromanzo. Metamorfosi delle storie lacrimevoli, Milano, Meltemi, «Biblioteca / Estetica e culture visuali» (n. 16), 2019, 214 pp. (con illustrazioni), 24 €.

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di Luciano Curreri (ULiège, Traverses)
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Una recensione (quasi un tentativo di micro-saggio)

«Il restringimento istituzionale della letteratura nel XIX secolo non tiene conto del fatto che, per chi legge, ciò che legge è sempre letteratura, che si tratti di Proust o di un fotoromanzo, e trascura la complessità dei livelli della letteratura (come esistono livelli della lingua) nell’ambito di una società». Cito dall’edizione italiana, a cura di Monica Guerra, di un famoso libro del 1998: Antoine Compagnon, Il demone della teoria. Letteratura e senso comune, edito nella «PBE» di Einaudi nel 2000 (p. 28), due anni dopo la prima edizione, in francese, per Seuil (pp. 33-34).

Presa a sé e assolutizzata, tale citazione, potrebbe essere un esempio de la «mauvaise réputation» del fotoromanzo. Letta come parte integrante di quel paragrafo di quattro pagine dedicato a L’estensione della letteratura (pp. 26-29; pp. 31-35), è anche un modo brillante e certo un po’ provocatorio per mettere sotto gli occhi di tutti quanto la «letteratura (il confine tra letterario e non letterario)» possa «variare notevolmente a seconda delle epoche e delle culture» (p. 26; p. 32).

Nei tre decenni precedenti, dai Sessanta agli Ottanta (ma già i Cinquanta non ne sono digiuni e i Novanta non stanno a guardare), un ruolo importante aveva avuto la riflessione sulla paraletteratura o letteratura di consumo, maturata nell’alveo di una cultura popolare che – se declinata in maggior misura sul versante politico e culturale ancora gramsciano – era filtrata da un discorso ideologico e sociologico e produceva libri come quello edito, non a caso, per Savelli, nel 1979, da Maria Teresa Anelli, Paola Gabbrielli, Marta Morgavi, Roberto Piperno (e con Gramsci in quarta di copertina come non superato ammonitore): Fotoromanzo: fascino e pregiudizio. Storia, documenti e immagini di un grande fenomeno popolare (1946-1978).

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Due scrittori svizzeri, Hohl e Walser

Ludwig Hohl, Sentiero notturno , Casagrande editore, 1991, trad. di Giusi Valent.

Robert Walser, La passeggiata, Adelphi, Milano 1976, Trad. di Emilio Castellani

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di Domenico Carosso
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Un uomo ne vede un altro davanti a sé, in una notte d’inverno; la stradina di una piccola cittadina, completamente addormentata, è percorsa da un’aria gelida, e la vicinanza della locanda sembra però proporre una sosta calda e accogliente.

Tutti i racconti di Hohl sono come occupati da un’aria tagliente, percorsi «dall’algida forza della limpida notte invernale» che si abbatte, come nel «Sentiero notturno», sul protagonista come qualcosa di inevitabile, di fatale, un fato tutto umano, dunque tanto più invincibile del divino, invalicabile.

I testi del «Sentiero notturno», scritti tra il 1931 e il 1938, descrivono paesaggi, montagne, solitudini, con una prosa secca e ruvida che come un blocco di granito sfocia in pianure impossibili, meno ospitali delle altitudini, occupate al più da una vuota eternità.

Alcune donne in un paese di montagna, in cima ad un pendio infinitamente irsuto, nero, sconfinato, altissimo, tanto che l’occhio che lo percorre non può che perdersi nelle profonde fenditure che spaccano il paese in tanti abituri sostenuti da un rudere pericolante, sembrano visitate da qualcuno che vuole conoscere il passato, e si trova invece di fronte tre figure (passate, presenti o future?) che si ergono nitide sullo sfondo.

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SPECIALE GUIDO MORSELLI n.19: “Morselli? Il suo teatro, tutto inedito, è modernissimo” – «Il Giornale»

[RASSEGNA STAMPA SU GUIDO MORSELLI, a cura di Francesco Sasso]

Fabio Pierangeli, italianista dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, è tra i massimi studiosi di Guido Morselli.

di Luigi Mascheroni

E sulla sua rivista Mosaico italiano ha appena ospitato un saggio su Il comunista…

Frederika Randall lo scorso anno ha tradotto negli Stati Uniti The Communist. E deve uscire anche Dissipatio HG. Sembra esserci un risveglio di interesse per Morselli fuori l’Italia.

«La fortuna all’estero oggi è una specie di risarcimento postumo per uno scrittore che dalla sua provincia di Varese è stato capace di guardare alla scena europea come pochi nostri autori. Le letterature francese e anglosassone facevano parte del suo vastissimo bagaglio culturale in misura anche maggiore della cultura italiana».

E da noi? È ancora venduto, studiato?

«Non so i dati di vendita, ma sentendo insegnanti e colleghi universitari posso dire che l’interesse per Morselli non diminuisce in Italia, specialmente presso i giovani. La bibliografia in rete di uno tra i migliori studiosi di Morselli, Domenico Mezzina, lo attesta. E alle riunioni annuali degli Italianisti, nelle sessioni animate dai dottorandi, trovo sempre un intervento su di lui. La forte eticità, e nello stesso tempo la sua avversione a pensieri granitici, lo rendono un autore capace di parlare al presente. Scrisse addirittura un testo, rimasto in stato di abbozzo, Uonna, sulla parità dei sessi e su quello che oggi è il problema dei gender…».

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Dall’Amor Cortese all’Amore-Passione

“Se l’arte deve avere la capacità di commuovere, di far vibrare le corde delle nostre emozioni, la musica diventa il linguaggio più immediato e più diretto delle nostre passioni.”

Se le relazioni tra i sessi all’epoca del massimo fulgore delle corti erano state improntate al neo-platonismo dell’amore cortese (con ampie concessioni all’amore carnale) il passaggio all’amore come passione avverrà nel Seicento con l’esplosione del fenomeno delle Lettere di una monaca portoghese. Dopo di esse, grazie allo strepitoso successo della Nuova Eloisa di Jean-Jacques Rousseau, l’amore conoscerà il trionfo sia dell’amore-passione in cui vengono privilegiati i sentimenti liberi dalle convenzioni morali che dell’amore-vanità in cui moda e condotta sociale avranno lo spazio maggiore.

Fonte: https://www.youtube.com/watch?v=UHo_451ch9I

Remainders n.19: Johann Wolfgang Goethe, “Le affinità elettive”

Johann Wolfgang Goethe, Le affinità elettive

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di Francesco Sasso

Ne Le affinità elettive (1809) il poeta studia il problema della coppia umana ed applica ad un caso morale il principio chimico delle affinità. Il matrimonio felice tra Eduard e Charlotte si incrina con l’arrivo al castello di due giovani, Ottillie (protetta da Charlotte) e il Capitano (amico di Eduard). Giorno dopo giorno i rapporti tra i personaggi paiono evolversi secondo dinamiche simili a quelle che si verificano tra gli elementi chimici: Charlotte è attratta dal Capitano, Eduard da Ottillie.

Il romanzo, che tratta delle vicende di due coppie, ripropone le questione del conflitto tra responsabilità etica e soddisfazione della passione. Una delle due coppie trova la forza morale per la rinuncia, mentre l’altra si abbandona al sentimento e si rende quindi colpevole. L’opera si oppone al Werther, poiché se Ottillie si lascia morire di fame, non lo fa come vittima di una passione romantica, bensì per un’espiazione volontaria che la santifica.

f.s.

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[Leggi tutti gli articoli di Francesco Sasso pubblicati su RETROGUARDIA 2.0]

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Padrone del loro destino: le donne e il mondo delle corti rinascimentali

“Il Rinascimento è stato un’epoca di donne. Di donne straordinarie che hanno dato il segno del periodo, che l’hanno influenzato, che hanno dato un indirizzo notevole, sia dal punto di vista politico, che dal punto di vista culturale e sentimentale”.

La figura femminile acquista nel mondo delle corti rinascimentali un’importanza straordinaria sia sotto il profilo culturale e politico che di quello delle relazioni sentimentali e sessuali. Personaggi come Lucrezia Borgia o Isabella Gonzaga (la sua più acerrima nemica) o Caterina Cornaro regina di Cipro acquistano un’importanza geo-politica che travalica di molto le loro leggendarie doti amatorie. Isabella Gonzaga soprattutto spicca tra di esse. L’appuntamento da parte del ciclo di incontri “Del Domani non c’è Certezza – Tre incontri su Amore, Cultura e Moda nelle corti del Rinascimento”

Fonte: https://www.youtube.com/watch?v=uNV6Zmyc0Fs

La letteratura d’evasione (II): la nascita di nuovi generi

La letteratura d’evasione: nascita di nuovi generi.

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di Francesco Sasso

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Lo scrittore , non più mantenuto nelle corti, o da ricchi mecenati, come era accaduto ancora fino al Settecento, si mantiene attraverso la vendita dei suoi romanzi oppure esercitando il giornalismo, mentre l’attività letteraria tende a diventare una professione vera e propria.

In Inghilterra e in Francia gli editori abbassano fortemente il prezzo dei libri, stampando edizioni economiche. Inoltre si assiste alla nascita di piccole biblioteche individuali e familiari. All’interno di questi processi, le opere dotte rimangono interne a una circolazione molto ristretta, mentre i generi di successo come il romanzo hanno un mercato molto largo.

Alcuni dei romanzi più amati dai lettori di massa venivano da tradizioni antiche: le storie di cappa e spada, ambientate nel Medioevo, erano la continuazione del romanzo storico ottocentesco; in Italia, i romanzi di Salgari derivano dalla tradizione del romanzo esotico settecentesco. Molti altri generi, invece, hanno cominciato ad affermarsi proprio a partire dalla fine dell’Ottocento e godono ancora di grande fortuna.

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Tra l’estraneo e il familiare, l’aurora. Dove coabitano la vita e il vuoto, il silenzio e la parola

Bonifazio Mattei, L’estraneo e il familiare. Spaesamenti e luoghi del cuore nella poesia del Novecento, Asterios editore, 2019.

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di Gustavo Micheletti

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Il titolo di questo libro – L’estraneo e il familiare – fornisce una chiave di lettura della poesia italiana del Novecento a un tempo originale e illuminante. Probabilmente quanto Bonifazio Mattei vi argomenta, talora in una maniera lucidamente lirica, potrebbe essere esteso anche ad altri poeti coevi di quelli italiani presi in esame, (quali Ungaretti e Montale, Caproni e Sbarbaro, Penna e Saba, per menzionarne solo alcuni) ma la sua narrazione permette comunque di scorgere distintamente nella poesia italiana del secolo appena trascorso quella peculiare “tensione morale” che testimonia ogni volta il “riverbero dell’io in una realtà estranea”, come se la poesia fosse nella sua essenza “un’esperienza di marginalità e annullamento, che coincide tuttavia intimamente con una condizione di rinascita, di riappropriazione del sé”.

Una simile vocazione della poesia risulta per esempio ben evidenziata dalla dimensione dell’aurora, del chiasmo ciclico e fatale cui allude, ovvero quello che si realizza allorché la vita svanisce ogni giorno nel nulla, e poi rimane in qualche modo sospesa in una radura aurorale per riemergere ogni volta dal suo eterno svanire.

Nel 1964, in occasione delle lezioni tenute alla Columbia University sui temi della propria poetica, Ungaretti si soffermò sull’importanza che in essa rivestiva il tema dell’aurora – “un’aurora non edenica, non di perfetta felicità, in qualche modo contaminata dalla storia; il tema del desiderio a un ritorno dello stato edenico; il tema della morte, del nulla”.

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Percorsi di analisi testuale e i generi letterari

Utili percorsi di analisi testuale: il Breviario dei classici italiani. Guida all’interpretazione di testi esemplari da Dante a Montale , a c. di G.M. Anselmi, A. Cottignoli ed E. Pasquini, Milano, Bruno Mondadori, 1996; P.V. Mengaldo, Attraverso la prosa italiana e Attraverso la poesia italiana. Analisi di testi esemplari , Roma, Carocci, 2008; M. Santagata, La letteratura nei secoli della tradizione. Dalla «Chanson de Roland» a Foscolo , Laterza, 2007, e La letteratura nel secolo delle innovazioni. Da Monti a d’Annunzio , Laterza, 2009. I generi letterari erano già stati oggetto di studio della Storia dei generi letterari italiani , Milano, Vallardi, 1904-1952. Strumento aggiornato di analisi è oggi il Manuale di letteratura italiana. Storia per generi e problemi , a c. di F. Brioschi e C. Di Girolamo, Torino, Bollati Boringhieri, 1993-1996. Indagini approfondite su alcuni generi: S. Zatti, Il modo epico , Roma-Bari, Laterza, 2000; Il romanzo , a c. di F. Moretti, Torino, Einaudi, 2001-2004. V. inoltre Il mito nella letteratura italiana , a c. di P. Gibellini, Brescia, Morcelliana, 2004-2007.

f.s.

“Il Mondo Nuovo. Le radici illuministiche della Modernità” a cura di Giuseppe Panella

“Il Mondo Nuovo. Le radici illuministiche della Modernità” è il nome di una serie incontri nati per raccontare in modo rigoroso ma NON accademico tutte le possibili sfaccettature del Settecento.
Nel corso di quattro serate, Giuseppe Pannella (vice-presidente della Società Filosofica Italiana sezione di Prato e Ricercatore presso la Scuola Normale Superiore) converserà con studiosi, curatori museali e artisti per delineare i caratteri principali di un secolo ricco di trasformazioni.

Il Mondo Nuovo. Il Secolo Educatore

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La letteratura d’evasione (I): le origini.

La letteratura d’evasione: le origini.

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di Francesco Sasso

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La letteratura d’evasione nasce a partire dalla metà dell’Ottocento, quando si diffuse, prima in Francia e poi nel resto d’Europa, un nuovo genere letterario: il romanzo d’appendice o feuilleton. Si tratta di romanzi pubblicati a puntate nelle pagine finali, in appendice appunto, o nei supplementi dei quotidiani. All’inizio non si trattò di un genere distinto dalla narrativa tradizionale: a dispense o in appendice furono pubblicate anche opere di autori come Balzac o Hugo. Tuttavia ben presto, per le caratteristiche che una narrazione di questo tipo andava assumendo, vi si dedicarono scrittori sempre più specializzati: Eugène Sue, autore dei Misteri di Parigi, e Alexandre Dumas, autore dei Tre moschettieri e del Conte di Montecristo, sono forse da considerarsi i più noti e amati dal pubblico dei lettori.

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