[Ogni primo del mese segnaleremo alcuni saggi del Prof. Panella usciti su RETROGUARDIA da gennaio 2008 a oggi. (f..s.)]
DINO CAMPANA: LA POETICA DELL’ORFISMO TRA PITTURA E SOGNO
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di Giuseppe Panella
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“Si chiamava adesso Orfeo o Arfa che vuol dire:
colui che guarisce mediante la luce”
(Edouard Schuré)
[alla memoria di Piero Cudini]
Il mito fondatore
Nella poetica orfica di Dino Campana, sono assai probabilmente confluite tutte le più importanti e variegate esperienze espressive ed estetiche europee di inizio secolo; esse sono state poi, in tempi e modi diversi, successivamente riprese e messe dialetticamente a confronto, rapprese e come decantate nel crogiuolo linguistico della sua impresa poetica.
Di esse due, per le loro caratteristiche precipue e per il loro impatto generale, sono particolarmente interessanti ai fini di una pur necessariamente sintetica ricostruzione: da un lato, la lettura dell’opera di Edouard Schuré, praticata da Campana negli anni di formazione precedenti i Canti Orfici, dall’altra la probabile frequentazione dell’esperienza pittorica del Cubismo osservato a partire dalla rivalutazione dell’opera di Cézanne (considerato quale l’ideale precursore del movimento pittorico in questione) fino a giungere alla “svolta” del 1912 effettuata dall’orfismo pittoriale di Robert Delaunay.
Tali aspetti, comunque – che furono sicuramente tra i più significativi nel corso della cultura europea a cavallo tra i due ultimi secoli – andranno, tuttavia, sempre inquadrati e riverificati nell’ambito dell’evoluzione poetica di Campana e ritrascritti, come in filigrana, nella sua successiva produzione.
La scelta del mito di Orfeo (e delle soluzioni espressive che esso richiede, permette e obbliga) è indicativo della volontà di Campana di esplorare le possibilità semantiche e concettuali della poesia fino ai suoi limiti estremi.
Nell’Orfismo, infatti, la volontà di riforma all’interno del culto dionisiaco nasce – giusta l’influente opinione contenuta in Psyche di Erwin Rohde (la grande sintesi di storia delle religioni del 1894 la cui importanza non era sfuggita a Campana) – dal desiderio di spostare nella dimensione dell’ascesi e in forma catartica l’originaria caratterizzazione estatica, di culto e ritualizzazione dell’orgia che aveva contraddistinto la religione di Dioniso.