A un anno dalla scomparsa dell’intellettuale che viveva a Prato
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di MICHELE BRANCALE
Prato, 24 maggio 2020 – C’è un’assenza che parla, che fa desiderare il ritorno, di superare quel senso del limite su cui Giuseppe Panella (1955-2019), scomparso un anno fa, scherzava. E’ in fondo il ministero e il mistero di ogni assenza. “Conosco il giorno e l’ora/e il tempo giusto per vivere/felice./ Ho provato la sensazione esatta/ di una felicità infinita/ il giorno stesso in cui sono morto/ e rivissuto/ come una sorta di Lazzaro redivivo”. Il senso del limite lo abbiamo scoperto in questa stagione segnata dall’emergenza sanitaria e anche alla luce dell’epidemia trovano pregnanza alcuni versi de ‘L’occasione della poesia’ che, più passa il tempo, più assumono lo spessore del testamento di un uomo che si era preparato all’arrivederci (“tempo di attendere altro tempo ancora/ per concludere il ciclo di ciò che è stato”), cercando il senso stesso di una vita “che il rumore sordo/ del destino riempie/ di storico coraggio”. C’è un coraggio che segna questo nostro tempo ed è negli umili che resistono, negli anziani che non ce l’hanno fatta e in coloro che prendono l’iniziativa per difenderli e sono medici, infermieri, preti (come quelli della bergamasca o della diocesi di La Spezia), volontari e tanti tanti altri che di quel coraggio, di quella forza di vita, non vogliono fare a meno perché il senso del limite si supera lì.