Stefano Lanuzza, “Senza Storia”. Come un’introduzione

Stefano Lanuzza, Senza Storia, Oedipus, 2021

COME UN’INTRODUZIONE

Tutte le età sono contemporanee… Questo è specialmente vero per la letteratura dove il tempo reale è indipendente dal tempo apparente” (E. Pound, The Spirit of Romance, 1970)

Storia vuol dire…”

È difficile – può darsi che sia impossibile – scrivere una storia della letteratura italiana.

Dico storia in senso autentico.

Storia non è una serie di notizie.

Storia vuol dire ricerca d’una continuità, descrizione di un ritmo, determinazione di una linea, di uno sviluppo.

Tale linea potrà ora portarvi a una vetta, ora scendere, poi riavvicinarsi verso l’alto: ma unità vi deve essere, continuazione, concatenazione: un fondo dobbiamo trovare, su cui la unità si appoggi; un quadro, in cui la si costringa.

Invece la letteratura italiana è letteratura di isolati.

Ognuno dei suoi autori […] è tremendamente individuato e individualista.

Ognuno racchiude in sé tutta la propria storia, si crea un passato e una tradizione, una espressione e un linguaggio, e in sé li esaurisce.

La storia della letteratura italiana non può essere se non una serie di monografie. […]

Massimo Bontempelli

(Punti fermi, in “900”, dicembre 1930; e in L’avventura novecentista, 1938)

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Tenuto conto dell’entropia che distingue il panorama della civiltà letteraria novecentesca, se non sembra possibile ‘una’ Storia della letteratura italiana si possono invece distinguere, in un libero e oggi più che mai necessario discorso di critica militante-comparatistica, tanti singoli Autori, molto spesso ‘dimenticati’, senza necessariamente storicizzarli.