Il wu wei della poesia contro le guerre n.17: Steli Contiliano, “Guerra terraterra”

Il wu wei della poesia contro le guerre a cura di Antonino Contiliano e Fabiola Filardo.

Steli Contiliano, “Guerra terraterra”


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Nei ripostigli dei giorni, sentire le cose parlare. Marco Giovannetti, “Cantiamo ciò che non abbiamo”

Nei ripostigli dei giorni, sentire le cose parlare


di Gustavo Micheletti

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Come un pupazzo a molla che salta da un ventre di legno, preda del desiderio di prendere ancora e sempre parte alla vita, o come un foglio accartocciato in un cestino e riaperto con circospezione per ritrovarvi le tracce di quanto non è mai accaduto, o “un sogno impalpabile di luce e di calore/che vaga tra l’erba e le piante del prato”, siamo alla fine questo stesso qualcuno afferrato da “una acuta ed inutile voglia” di sedersi per terra e di non fare più nulla per lasciarsi sorprendere dal proprio sguardo sul mondo. Si tratta solo di sapersi riconoscere in pochi momenti essenziali in cui si resta sospesi, in quei pochi smisurati istanti in cui la vita intera pare tirare le fila e disegnare un profilo nell’aria, il nostro o quello di uno sconosciuto, di quel pupazzo un po’ sinistro e ignoto che siamo, sogni di altri non meno ignoti, di un destino ridente che ci fa assomigliare ad un piccolo Dio con la sua aura di banalità che lo accompagna come un’ombra.

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Il wu wei della poesia contro le guerre n.16: Francesca Incandela, “Una di queste notti”

Il wu wei della poesia contro le guerre a cura di Antonino Contiliano e Fabiola Filardo.

Francesca Incandela, “Una di queste notti”. Lettura di Fabiola Filardo


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“Narrazione e allegoria: leggere Dante nel XXI secolo” di Alberto Casadei

Le coordinate dell’allegorismo di Dante sono ormai state sondate da molte angolature e sistematicamente. Grazie, in generale, ai lavori di Henri-Marie De Lubace Étienne Gilson, e in particolare a quelli di Erich Auerbach, Charles S. Singleton, Jean Pépin, possiamo affermare che sono chiare le caratteristiche degli usi prettamente allegorici (in verbis o in factis), di quello tipologico o figurale, nonché dell’allegoresi praticata già dai primi commentatori.

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Il poeta scrive col cuore. Marco Palladini, “Via memoriae / Via crucis”

Marco Palladini, Via memoriae / Via crucis, Roma, gattomerlino, 2022, pp. 74, € 15,00


di Stefano Lanuzza

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Clip del libro su RetroguardiaTV

Mai libro di Marco Palladini, poligrafo tra i maggiori protagonisti d’una ‘scuola romana’ indeterminata quanto ricca di fermenti innovativi, fu più accorato di Via memoriae / Via crucis (Roma, gattomerlino, 2022, pp. 74, € 15,00), raccolta di versi e apologhi poematico-prosastici che reca in copertina un cuore colante, offerto su un piatto da due anonime mani sorte dal fogliame mimato da una carta da parati.

È un libro esperienziale dove il ‘ri/cordare’ è ‘ri/condurre al cuore’ (re-cordis), a un poetante ‘scrivere col cuore’ senza retorici epicedi e senza sospirare il passato vissuto dai soggetti rammemorati, ma dialogando intimamente con questi mantenendoli presenti: compreso un Giorgio de Chirico con la sua “metafisica discontinua” di enigmatici manichini e “straniti paesaggi”, ma poi di baroccheggianti, ancor più singolari, “sontuosi ghirigori versicolori”. Festevolmente vi si accorda una debita “standing ovation ultima” per Maradona, “el pibe Dieguito”, piccolo fuoriclasse unico e irripetibile, giganteggiante “nell’Olimpo del mondo pallonaro”.

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Il wu wei della poesia contro le guerre n.15: Marco Palladini, “Post-Antropocene”

Il wu wei della poesia contro le guerre a cura di Antonino Contiliano e Fabiola Filardo.

Marco Palladini, “Post-Antropocene”. Lettura di Fabiola Filardo


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Dicibile e indicibile tra fisico e metafisico. Le “Elegie duinesi” di Rilke e la figura dell’Angelo. Saggio di Manuele Marinoni

Dicibile e indicibile tra fisico e metafisico. Le Elegie duinesi di Rilke e la figura dell’Angelo


di Manuele Marinoni (Università degli studi di Firenze)

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C’è una netta sinergia tra ciò che è il riflettente (lo «specchiante», per dirla con Baltrušaitis)1 e la sostanza dell’oltre che di per sé non può mostrarsi nelle forme. Si tende a dire, secondo un certo codice ermeneutico, che se è fruibile una parola che dia e dica l’indicibile2, senza doversi limitare all’entelechia della stessa, essa deve compararsi a quella gamma in-determinata dell’ontologico nella quale rientrano tutte le distopie della materia (che, in ultima istanza, altro non sono che un non-essere immanente all’essere). Il principio di fondo è quello della presentificazione3: per sub-determinare un’esperienza, nella sostanza, in-esperibile occorrono forze ed alleanze metaforiche e metonimiche tutte ricavate dal tempo e da figure della temporalità.

Uno dei Sonetti a Orfeo di Rainer Maria Rilke, per la precisione il 27 della II serie, Gieb es wirklich die Zeit, die zerstörende?, soccorre al nostro dialogo e permette, nel cristallizzante senso di tensione fra micro e macrotesto, e così tra figure e controfigure, che contrassegna quest’opera rilkiana, alcune puntualizzazioni sul principio che scinde e disarticola ciò che sta nell’immanenza, nel percepibile, e ciò che si sottrae ad essa, ubicandosi nell’eterno: ossia il problema del tempo. Un tempo come senso delle cose, come margine della fragilità dell’esserci che diventa interrogativo di sostanza («Sind wir wirklich so ängstlich Zerbrechiche,/ wie das Achicksal uns wahr machen will?», 5-6)4.

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Il wu wei della poesia contro le guerre n.14: Charles Baudelaire, “L’uomo e il mare”

Il wu wei della poesia contro le guerre a cura di Antonino Contiliano e Fabiola Filardo.

Charles Baudelaire, “L’uomo e il mare”. Lettura di Fabiola Filardo


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Il passo ‘danzante’ della poesia. Isabella Horn, “Viandanzando”

Isabella Horn, Viandanzando, Villanova di Guidonia, Aletti Editore, 2022, pp. 64, € 12,00


di Stefano Lanuzza

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Potrei credere soltanto a un dio che sapesse danzare (F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, 1883/85)

Tedesca di nascita e madrelingua, autrice di numerosi libri di poesia scritti in italiano (un ‘caso’ letterario tutto da rilevare), Isabella Horn, filologa e traduttrice, nel 2014 cura per Stampa Alternativa la traduzione (Maledetta civiltà) del saggio Die verfluchte Kultur (1921) di Theodor Lessing.

Seguono un raro studio sulla versione tedesca del romanzo Horcynus Orca (1975) di Stefano D’Arrigo (in “Retididedalus”, giugno 2015) e la curatela del libello 20. Juli 1944 – Personen und Aktionen (2001) di Georg Holmsten, pubblicato da Mimesis nel 2020 col titolo di Contro Hitler: una ricostruzione del tentativo di attentato (20 luglio 1944) contro il Führer da parte di Claus von Stauffenberg e altri: tra questi il giornalista Siegfried Horn, padre della stessa autrice.

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Il wu wei della poesia contro le guerre n.13: Annamaria Ferramosca, “Per quale senso”

Il wu wei della poesia contro le guerre a cura di Antonino Contiliano e Fabiola Filardo.

Annamaria Ferramosca, “Per quale senso”. Lettura di Fabiola Filardo


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Appello di Francesco De Luca per la pubblicazione di Gu Cheng

Gu Cheng (Pechino 1956 – Auckland 1993) poeta cinese. Celebre esponente della poesia «oscura», nei versi di Una generazione (1979) rappresentò con efficacia le aspirazioni dei giovani usciti dal tunnel della Rivoluzione Culturale. Creò, con un lirismo fiabesco e un linguaggio piano ricco di immaginifiche metafore, un mondo onirico e illusorio, spesso popolato di piccoli oggetti e suggestioni infantili, dietro il quale tuttavia permaneva il dissidio interiore e il conflitto con il reale e con la società che portarono il poeta alla tragedia del suicidio, commesso dopo aver assassinato la moglie.

Per contatti:

retroguardia@libero.it

Il wu wei della poesia contro le guerre n.12: Crescenzio Cane, “Guerriglia urbana”

Il wu wei della poesia contro le guerre a cura di Antonino Contiliano e Fabiola Filardo.

Crescenzio Cane, “Guerriglia urbana”. Lettura di Fabiola Filardo


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