Stefano Lanuzza, Una tragica giovinezza. Il Rosso e il Nero di Stendhal, Jouvence, 2022, pp.141, €12,00
di Francesco Sasso
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Una tragica giovinezza. Il Rosso e il Nero di Stendhal di Stefano Lanuzza è un saggio a forma di romanzo sulla vita di Henri Beyle/Stendhal. Un’unica esistenza, due anime contrapposte.
Lanuzza ci racconta con finezza e puntualità come Henri Beyle, noto sotto lo pseudonimo di Stendhal (1783-1842), fu dotato di uno spirito di osservazione acutissimo: egli seppe scrutare gli uomini ed il suo realismo è di carattere psicologico. Lo scopo di Stendhal fu di svelare e notare i segreti motivi delle nostre azioni, afferrandone le minime sfumature con sicurezza. Stessa operazione compiuta da Lanuzza in questo saggio su Stendhal/Henri Beyle.
Disse Taine che nessuno meglio di lui ha insegnato ad aprire gli occhi e a guardare. E lo studio dell’animo umano fu condotto attraverso lo studio di se stesso, così ondeggiante e diverso e curioso. Stendhal pubblicò dapprima dei libri di viaggi e di critica, poi si occupò di filologia, di critica romantica e nel 1830 pubblicò finalmente il suo primo romanzo Le Rouge e le Noir, chronique de 1830 (Il Rosso e il Nero, cronaca del 1830), il cui valore grandissimo consiste nell’analisi minuziosa dei caratteri, in uno stile fermo e preciso, ironico e crudele nella sua freddezza. Stessa operazione compiuta da Lanuzza sul romanzo Il Rosso e il Nero, cronaca del 1830: narrare la storia seguendo il filo “rosso” e “nero” steso dall’autore francese; inquadrare i personaggi, i luoghi e il contesto storico; guardare tra le pieghe nascoste dell’anima sfuggente di Stendhal, autore a cui si deve la creazione di un nuovo genere di psicologia che modificò interamente il romanzo europeo nell’Ottocento.
Il saggio di Stefano Lanuzza ci restituisce la cultura e la sensibilità ottocentesca di Stendhal.
f.s.
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