Liquido primordiale. Paola di Toro, “Stato liquido”

Paola di Toro, Stato liquido, Delta3Edizioni, 2022, pp.64, € 10,00


di Francisco Soriano

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Non vi sono oceani o terre o luoghi in cui, la poesia di Paola di Toro, non ci abbia condotti: il filo rosso consiste in un elemento liquido fattosi necessità primordiale. Nel componimento-esergo “Blu” l’intento si svela sin dalle prime parole, in un cammino iniziatico verso i meandri del nonostante/tutto: “Se per un attimo solo / riuscissi ad immergermi / nell’oceano della sera, / come tutte le cose terrestri, / ora bagnate d’oltremare, / e diluire le grida, il clamore, i battiti / trovare i fondali del silenzio / una quiete d’abisso. / E invece risalgo la corrente /vengo a galla, annaspo. / La mia inquietudine è schiuma/ sulle creste ripide delle nuvole //.

Per un attimo, tuttavia, le vicende sembrano estinguersi sulla battigia dove il corpo “concavo”, trascinato dalle correnti, si trasforma in guscio “scarno e assoluto”. Ma la vita detiene il suo fascino fatto di arcani e diaspore dove la terra promessa, che siano cieli o territori inusuali, sembra attenderci immota. Lo svolgersi è suono di sottofondo, mai mareggiata tempestosa, forse ungarettiana metafora di una vita fragile, appena raccolta in un etereo pensiero: “Si sta in questo modo / nei giorni di nebbia, / svaniti e defilati / infilati nel vapore / in un pensiero //.

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Scrivere il compromesso. Rapidi tentativi di avvicinamento a “La compromissione” di Mario Pomilio

[È appena uscito Luciano Curreri, Anni dispari di narrativa Sessanta. Saggi e micro-saggi su Dessí, Rosso, Pomilio, Sciascia, Siké Edizioni, Leonforte (EN), 2023, 160 pp. Per gentile concessione dell’editore, presentiamo il capitolo terzo: 1965. Scrivere il compromesso. Rapidi tentativi di avvicinamento a La compromissione di Mario Pomilio (Orsogna 1921 – Napoli 1990) (f.s.)]


di Luciano Curreri

A Pippo e a Toshiro, alla loro amicizia,

nata grazie a Pino l’abruzzese.

1. «Leggere» e non «rileggere»

Sono grato a Simone Gambacorta1 e Michele Toniolo per avermi invitato a leggere La compromissione (1965) di Mario Pomilio. Dico volutamente «leggere» e non «rileggere».

Perché? Perché rileggere comporta non solo e non tanto l’atto di leggere di nuovo ma anche il fatto di aver già letto, ovvero il fatto di avere, bene o male, nella nostra testolina, una qualche idea del libro in questione e finanche una verità già in tasca a proposito dello stesso; come quella, per esempio, che pochi giorni fa mi è stata sparata in faccia benevolmente da un collega, un amico: «Ma bene! Ora leggi anche i libri sugli intellettuali di sinistra scritti da cattolici».

Ecco, per un volume che, nel bene e nel male, erge a sistema il dubbio, ovvero il rifiuto delle mille verità per restare disponibile alla verità (mai frutto, ch’io sappia, d’una coerenza monolitica), mi pare pochino. Certo, la messa sembra sempre già detta (anche quando è solo una ‘mezza messa’). E non è facile proprio corretto far tabula rasa dell’ampia ricezione, del gran dibattito dell’epoca e del premio prestigioso che scandirono quanto meno la prima vita di La compromissione.

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Il wu wei della poesia contro le guerre: 65 podcast (2022-2023)

Il wu wei della poesia contro le guerre


A cura di Antonino Contiliano e Fabiola Filardo 

[Prima puntata (n.1): 16 aprile 2022 / ultima puntata (n.65): 16 aprile 2023]

In questo pianeta – “bella d’erbe famiglia e d’animali” (e unificati solamente dalla logica economica e finanziaria, dalla ragione dei profitti e dallo stupro del degrado ambientale) –, la “banalità del male”, la “povertà del mondo”, la volgarità di pensiero, l’eccidio della biodiversità, le morti per violenza, fame e sete (guerre o non guerre siano le cause), le logiche di dominio e di spartizione del mondo capitalistiche, la mercificazione della parola e della comunicazione stessa sono ormai in crescita esponenziale.

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Cenni bibliografici su Samuel Beckett

Cenni bibliografici tratti da Riccardo Campi, Samuel Beckett. Nel buio che illumina la mente, Liguori Editore, 2009


L’opera in francese di Beckett è interamente edita presso le Éditions de Minuit di Parigi, mentre le versioni e i testi in inglese sono pubblicati da John Calder Publishers di Londra.

In Italia, le traduzioni delle opere di Beckett sono apparse, in gran parte, presso Einaudi, che, in tempi recenti, ha intrapreso la pubblicazione di nuove traduzioni:

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SPECIALE GUIDO MORSELLI: Fabio Pierangeli, “Dante a Margine e le interrogazioni di Guido Morselli”

Fabio Pierangeli, Dante a Margine e le interrogazioni di Guido Morselli, Mimesis 2023, pp.162, € 16,00


di Francesco Sasso

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Guido Morselli visse una vita costretta al soliloquio con se stesso. Fu un esercizio, questo, in cui egli scorse le ragioni della propria solitudine, l’assurdità e l’ingiustizia, la sofferenza e il rumore del mondo.

In realtà, Morselli tentò di instaurare un rapporto di comunicazione con gli uomini e di partecipare al dibattito intellettuale dell’epoca. Quest’ansia comunicativa, molto spesso frustrata, si riverberò nei tanti suoi protagonisti scrittori, giornalisti o uomini che scrivono per una causa (ad esempio il deputato Ferranini in Il comunista). Una ricerca continua di partecipazione e di confronto con il pubblico, ostacolate da incomprensione e, forse, da quel Caso così tante volte tirato in ballo nei romanzi morselliani.

Guido Morselli fu anche scrittore-filosofo nel senso di moralista che a quel termine dettero gli intellettuali dell’Illuminismo francese. Profondo e versatile, non gli mancò il demone speculativo e letterario. Fu anche filologo dilettante, lesse e postillò la Commedia e la Vita Nuova. Di ciò da conto il professore Fabio Pierangeli in Dante a Margine e le interrogazioni di Guido Morselli (Mimesis, 2023).

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Il wu wei della poesia contro le guerre n.65: Ignazio Buttitta, “La pelle nuova”. Lettura di Fabiola Filardo [ultima puntata]

Il wu wei della poesia contro le guerre a cura di Antonino Contiliano e Fabiola Filardo.

[Prima puntata (n.1): 16 aprile 2022 / ultima puntata (n.65): 16 aprile 2023]

Ignazio Buttitta, “La pelle nuova”. Lettura di Fabiola Filardo.


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I tre puntini … di Céline. Che in nessun modo sono puntini di sospensione

I tre puntini … di Céline. Che in nessun modo sono puntini di sospensione


di Luisa Crismani

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Si sente dire: ‘Bene. Molto bene. Mette tre punti, tre punti…’. Sapete, tre punti, gli impressionisti hanno messo tre punti. Prendete Seurat, metteva i tre punti dappertutto; giudicava che questo arieggiava, faceva volteggiare la sua pittura. Aveva ragione, quell’uomo là. Non ha fatto molta scuola. Si ammira molto Seurat, lo si compra molto caro. Ma alla fin fine, non si può dire che abbia fatto i piccoli. Me, non credo che mi seguano in molti. Non abbiate paura. Prenderanno giusto un poco, un pezzetto di qua, un pezzetto di là, ma non molto. troppo dura. Come Seurat… non hanno continuato.”

Così Céline, in una registrazione su disco Festival, nel 1958: Louis-Ferdinand Céline vous parle. Impressionisti, quindi. A loro si riferisce spesso.

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Guerra all’Europa

Guerra all’Europa

(Dal III cap. del libro inedito De Ukrajina. Il “piano” del sofo e dello zar)


di Stefano Lanuzza

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EUROPA CONTROEUROPA

Dopo Napoleone Bonaparte desideroso d’unificare l’Europa comprendendovi anche la Russia, c’è Victor Hugo che, il 21 agosto 1849, alla Conferenza Internazionale sulla Pace tenuta a Parigi, preconizzava una nascita degli “Stati Uniti d’Europa” che doveva favorire l’armonia universale: “Verrà un giorno” enunciava “in cui la guerra sembrerà così assurda fra Parigi e Londra, fra Pietroburgo e Berlino, fra Vienna e Torino da sembrare impossibile esattamente come, ai giorni nostri, lo sarebbe una guerra fra Rouen e Amiens, fra Boston e Philadelphia. Verrà un giorno in cui la Francia, tu Russia, tu Italia, tu Inghilterra, tu Germania, voi tutte, nazioni del Continente, senza perdere le vostre qualità distinte e le vostre gloriose individualità, vi stringerete in un’unità superiore e costruirete la fratellanza europea, così come la Normandia, la Bretagna, la Borgogna, la Lorena, l’Alsazia e tutte le nostre province si sono fuse nella Francia. Verrà un giorno in cui non esisteranno più altri campi di battaglia se non i mercati, che si apriranno al commercio, e le menti, che si apriranno alle idee. Verrà un giorno in cui le pallottole e le granate saranno sostituite dal diritto di voto, dal suffragio universale dei popoli, dal tribunale arbitrale di un Senato grande e sovrano che sarà per l’Europa ciò che il Parlamento è per l’Inghilterra, la Dieta per la Germania, l’Assemblea legislativa per la Francia. […] Verrà un giorno in cui vedremo gli Stati Uniti d’Europa”.

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Il wu wei della poesia contro le guerre n.64: Vladimir Majakovskij, “La nostra marcia”. Lettura di Fabiola Filardo

Il wu wei della poesia contro le guerre a cura di Antonino Contiliano e Fabiola Filardo.

Vladimir Majakovskij, “La nostra marcia”. Lettura di Fabiola Filardo.


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“Canzonieri elettronici. Le forme della poesia tecnologica” (2022) e “Videopoesia – Le forme della poesia tecnologica” (2019) di Valerio Cuccaroni

Un’indagine sulle caratteristiche e l’evoluzione della poesia elettronica in Italia dalle sue origini al Duemila, secolo che ne registra l’approdo alla forma del canzoniere elettronico (2022)


di Valerio Cuccaroni

Il Novecento fu il secolo del montaggio: editing, cut-up e collage furono le tecniche che determinarono le forme peculiari del cinema, della letteratura modernista e delle arti visive contemporanee. E il Duemila? Il Duemila è il secolo dell’algoritmo. Nonostante la produzione poetica abbondi su Internet e forme di ipertestualità siano inevitabilmente presenti in tutti i blog e siti italiani, pochissime, tuttavia, sono le autrici e gli autori di opere ascrivibili al genere connaturato al computer e alla rete, definito nel tempo computer poetrypoesia digitale e ipertestuale (traslitterazioni di digital e hypertext poetry), infine poesia elettronica, per usare il termine coniato da Fabrizio Venerandi per intitolare il suo canzoniere digitale (Venerandi 2016), il primo a essere programmato al computer nella storia della letteratura italiana.

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The Pulp Magazine Archive

Pulp magazines (often referred to as “the pulps”), also collectively known as pulp fiction, refers to inexpensive fiction magazines published from 1896 through the 1950s. The typical pulp magazine was seven inches wide by ten inches high, half an inch thick, and 128 pages long. Pulps were printed on cheap paper with ragged, untrimmed edges.

Il Pulp Magazine Archive consente di leggere migliaia di riviste digitalizzate di fantascienza classica, fantasy e detective fiction.

Qui il sito

Il wu wei della poesia contro le guerre n.63: Antonino Contiliano, “Cri-mea cri cri”. Lettura di Fabiola Filardo

Il wu wei della poesia contro le guerre a cura di Antonino Contiliano e Fabiola Filardo.

Antonino Contiliano, “Cri-mea cri cri”. Lettura di Fabiola Filardo.


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