Fantasmagoria di doppi. Giovanni Agnoloni, Partita di anime, Giulianova (Teramo), Galaad Edizioni, 2014
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di Giuseppe Panella
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La tentazione del Doppio è presente nella soggettività di ognuno di noi: vedersi proiettato in una figura umana che ci assomiglia e che, tuttavia, può conoscere risvolti e sviluppi esistenziali diversi da quelli che noi abbiamo conosciuto è una tentazione irresistibile.
I personaggi del breve testo narrativo che si intitola Partita di anime e che segue (a mo’ di spin-off – come si suol dire oggi con qualche approssimazione) il precedente e più lungo Sentieri di notte del 2011 sono tutti calati in questa dimensione che, però, ha sicuramente una paternità più illustre connessa alla nota teorizzazione sulla bivalenza tra animus e anima dovuta alla ricerca psicoanalitica di Carl Gustav Jung. Il breve romanzo di Agnoloni, nonostante le dichiarazioni di fede connettivista del suo autore che è comunque legato a questo movimento innovatore nell’ambito della scrittura d’anticipazione italiana, non ha nulla a che vedere con la fantascienza, semmai con il fantastico e le sue molteplici facce e sfaccettature. Lo stesso vale per la figura (non solo letteraria) del Doppio[1] cui bisognerà fare riferimento per comprendere le intenzioni narrative di Agnoloni.