Cecco Angiolieri (1260 circa- 1312?) si distingue per i suoi centocinquanta sonetti, alcuni dei quali contengono la storia del suo amore per Becchina; prima si lagna della freddezza della fanciulla, poi esulta per averla conquistata, infine si rode per averla perduta. Becchina è donna tutt’altro che angelica; è avida e sensuale e il poeta, anziché idealizzarla come gli stilnovisti, la descrive con una concretezza sconcertante, che spesso tocca, a detta di molti, la volgarità, mentre è la vita erotica ad essere rappresentata.
In altri sonetti l’Angiolieri lamenta di non aver denaro e per questo si scaglia contro i genitori che, ricchi ma avari, non vogliono dar nulla a quel figlio cinico e disordinato, che vive tra le taverne, i dadi e le donne: famosissimo è rimasto il sonetto S’i’ fosse foco, ardere’ il mondo, pieno di odio cupo per tutto e per tutti, che ci rivela il suo animo amareggiato e sarcastico a cui piace l’ostentazione del dolore, ma che non ha accenti molto profondi.
f.s.