A bordo con “Litterateur Redefining world”… Shajil Anthru

A bordo con “Litterateur Redefining world”… Shajil Anthru

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di Giacomo Cuttone

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Puntualmente, il mese di febbraio 2021 (come i passati numeri), lo scrittore e intellettuale indiano Shajil Anthru mette in rete la rivista Litterateur Redefining world 

Shajil Anthru (ricordiamo) ne è il fondatore. Anche questa volta (la prima volta è stato nel mese di ottobre 2020), in copertina, il numero di febbraio 2021 porta l’immagine di un’opera pittorico-artistica (Il cigno Nero) di chi scrive (Giacomo Cuttone).

Oltre all’interessante varietà di altre presenze artistiche, fra le cose in corpo alla rivista, non mancano, ancora, ulteriori riproduzioni di opere artistiche di chi scrive. Preme sottolineare però che, in questo numero di febbraio 2021, Shajil Anthru dedica pure uno “speciale” al poeta siciliano Antonino Contiliano. La notazione, relativa allo stesso, riporta una sua breve biografia e, tra editi e inediti, quattro testi poetici. La traduzione in inglese delle poesie di Contiliano, come della stessa nota biografica, è curata da Pina Piccolo (scrittrice, traduttrice e, non per ultimo, fra le animatrici della rivista elettronica “LMS” (La macchina sognante- Contenitore di scritture dal mondo). Di Francesca Medaglia (University of Rome “La Sapienza”) è invece il testo della presentazione del poeta Contiliano come ideatore e curatore dell’esperienza di poesia collettiva “Noi Rebeldía”. Un esperimento di scrittura collettivo-anonimizzata che negli anni ha coinvolto numerosi poeti (specie in “L’ora Zero”, edizione CFR/2014. Il libro porta la prefazione di Francesca Medaglia e la postfazione di Domenico Donatone, ed è un’opera di quindici testi collettivi scritti a più mani – 76 poeti). In altri testi collettivi, il poeta siciliano (A. Contiliano), oltre al pittore G. Cuttone, ha convolto pure altre figure di artisti, musicisti, attori e videomaker. In questa direzione di autorialità molteplice sono gli ultimi due testi Guevara goguEr e Er Giap (2016). Intessuti della multimedialità pittorica dell’artista Giacomo Cuttone, unitamente a direttive e dichiarazioni, sono stati pubblicati nel numero 247/2018 della rivista “Fermenti”. Malacoda.it, invece, li ha pubblicati in versione recitata. In versione multimediale, Guevara goguEr (interpretato dalla voce di Rino Marino e Gabriella Becchina), ancora oggi, è visibile su https://www.youtube.com/watch?v=teLYD_F3j50. Un’altra versione multimendiale di Guevara goguEr (integrata con l’intervento del musicista Nino Mezzapelle) è visibile su https://www.youtube.com/watch?v=P9hlzDIO9y0&t=27s. Er Giap, interpretato da Susy Sergiacomo, su https://www.youtube.com/watch?v=fDV_EBof6TI&t=5s.

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Il Decameron Hamilton 90

Il Decameron nella tradizione manoscritta: Boccaccio ed i suoi primi lettori, mercanti, monaci e lo stesso Petrarca. Una intervista a Marco Cursi
L’intervista inedita che presentiamo on-line è stata curata dal Centro culturale Gli scritti, in occasione della pubblicazione del libro del prof.Marco Cursi, Il Decameron: scritture, scriventi, lettori. Storia di un testo, Roma, Viella, 2007. Marco Cursi è ricercatore presso la cattedra di Paleografia latina della Facoltà di Scienze Umanistiche dell’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma ed è autore di numerosi contributi incentrati sulla tradizione delle opere di Giovanni Boccaccio e sui meccanismi di trasmissione manoscritta in botteghe di cartoleria nella Firenze nei secoli XIV e XV.

Il Centro culturale Gli scritti (13/9/2007)

Quali manoscritti autografi del Decameron ci sono pervenuti?
È giunto fino a noi un solo testimone autografo del Centonovelle, il manoscritto Hamilton 90, conservato presso la Biblioteca di Stato di Berlino. Si tratta di un codice in membrana – la materia di scrittura più diffusa nel Medioevo – di dimensioni medio-grandi, integralmente di mano dell’autore; Boccaccio si serve di una scrittura inconfondibile, definita dai paleografi “semigotica”; si tratta di una tipologia grafica piuttosto simile alla gotica ma caratterizzata da maggiore ariosità e da un contrasto di tracciato meno pronunciato, una scrittura piuttosto simile a quella utilizzata in quegli stessi anni da Francesco Petrarca. La storia di questo eccezionale testimone è piuttosto avventurosa: fu confezionato dal Boccaccio nei suoi ultimi anni di vita (intorno al 1370) ma ben presto se ne persero le tracce.

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La vicenda delle spoglie di Dante

di Siro A. Chimenz

[…] Le ossa, poi, non ebbero sorte migliore del sacello: una vicenda romanzesca, non del tutto chiara. Più volte (1396, 1428, 1476) Firenze le aveva richieste a Ravenna; invano. E quando finalmente, essendo Ravenna tornata sotto il governo pontificio, i Fiorentini ottennero dal papa loro concittadino, Leone X, nel 1519, il consenso alla traslazione di esse (e nella supplica al papa, Michelangelo, oltre a sottoscriversi, si offerse “al divin poeta fare sepoltura sua chondecente e in locho onorevole” in Firenze), i messi inviati a rilevarle trovarono il sepolcro vuoto. E vuoto fu trovato anche nella verifica fatta nella solenne inaugurazione del mausoleo dopo i lavori del 1780, come risulta da testimonianze certe, sebbene la relazione ufficiale allora redatta si esprimesse ambiguamente in modo da nascondere al pubblico la verità. Finalmente, nel 1865, nell’abbattere un tratto di muro prossimo alla cappella detta di Braccioforte, fu trovata una cassetta dì legno, sul cui coperchio era scritto “Dantis ossa a me Fra Antonio Santi hic posita anno 1677 die 18 octobris”, e sul fondo “Dantis ossa a me denuper revisa die 3 junii 1677”. Fu allora aperta ufficialmente l’arca, nella quale non furono trovate se non “tre piccole falangi, che si riscontrarono appartenere allo scheletro della cassetta”; e nel lato postico superiore dell’arca fu scoperto un foro attraverso il quale si conchiuse “che benissimo si erano potute estrarre le ossa racchiuse, compreso il cranio” (Sulla scoperta delle ossa di Dante, Relazione con documenti, per cura del municipio di Ravenna, Ravenna 1870).

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“Muore il poeta Gianmario Lucini, una perdita da non perdere” di Antonino Contiliano

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di Antonino Contiliano

Oggi (29 ottobre 2014) Piateda (SO), la moglie Marina e gli amici di Marsala (e non solo), increduli e pietrificati, assisteranno ai funerali del poeta-editore Gianmario Lucini. Marsala deve non poco a Lucini poeta, e non solo per i libri donati alla biblioteca comunale di Marsala. A Marsala, e più di una volta, Gianmario ha portato la voce lirica di una poesia fortemente impegnata sul fronte del conflitto etico-politico: “Una scrittura poetica che si misura con la storia e ne fa materia di elocuzione lirica con l’insieme del parco ideologico che denota e connota il suo esser-ci […] epicamente straniante. Epica in quanto parola che racconta l’accaduto e il travaglio dell’accordare l’empirico e il razionale, la prassi e l’ideale (A.C., in https://retroguardia2.files.wordpress.com/2012/06/monologo.jpg, giugno 2012). Marsala lo ha conosciuto con L’IMPOETICO MAFIOSO, IL RICATTO DEL PANE, CUORE DI PREDA, IL CANTO DEI BAMBINI PERDUTI.

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SPECIALE GUIDO MORSELLI n.16: Alessandro Gaudio , “Come questo sogno che sto vivendo” – «Eco Dei Monti» –

[RASSEGNA STAMPA SU GUIDO MORSELLI, a cura di Francesco Sasso]

Segnaliamo l’articolo Come questo sogno che sto vivendo di Alessandro Gaudio apparso su «Eco Dei Monti» il  15 Luglio 2014

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di Alessandro Gaudio

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Quella paura raziocinante cui faceva riferimento Volponi è un sentimento nel quale confluiscono le facoltà di critica e un riflessivo orrore; al collasso di nervi succede, come nel protagonista di Dissipatio H.G. di Guido Morselli, la capacità, o quanto meno lo sforzo, di andare al di là della deriva imposta dal senso comune: «la paura − si spiega nel romanzo scritto nel 1973, ma pubblicato postumo come quasi tutta l’opera dello scrittore varesino − diventa necessità e si connatura con l’individuo» l’edizione cui mi riferisco è del 1985; la citazione è a p. 19. Questa stessa paura presenta e conclude la narrazione che, come è noto, è la cronaca diretta, ma non si sa fino a che punto riscontrabile fuori dalla sfera della soggettività, dei fatti della coscienza del protagonista. Nella notte tra il 1° e il 2 giugno l’intera umanità è svanita dalla faccia della terra: l’unico lasciato fuori dall’inspiegabile evento è il narratore che, per quel che Morselli rivela, proprio nel momento in cui esso si è prodotto, ha tentato di togliersi la vita. Sembrerebbe, anzi, che i favolosi eventi abbiano avuto origine proprio dall’idea privata del suicidio, come d’altronde era in qualche modo già successo in Cancroregina e nella Macchina mondiale.

Continua a leggere l’articolo su Cultura | Cronache, Notizie – Eco Dei Monti – GLI ANELLI DI SATURNO. 45. Come questo sogno che sto vivendo.

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[SPECIALE GUIDO MORSELLI n.15] [SPECIALE GUIDO MORSELLI n.17]

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SPECIALE GUIDO MORSELLI n.15: Valentina Fortichiari, “Guido Morselli lo sguardo bambino” – «La Stampa»

[RASSEGNA STAMPA SU GUIDO MORSELLI, a cura di Francesco Sasso]

Segnaliamo l’articolo Guido Morselli lo sguardo bambino di Valentina Fortichiari apparso su «La Stampa» il 10 marzo 2014

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di Valentina Fortichiari

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«Un artista non dovrebbe mai essere avulso dalla realtà», affermava già Cesare Zavattini, nelle sue vesti eteroclite di pittore, scrittore, uomo di cinema e di teatro. Guido Morselli il reale non l’ha mai perso di vista: pur senza manifestare in alcuna occasione un proprio definito orientamento politico o religioso, ha seguito con attenzione partecipe i temi a volta a volta oggetto di discussione nella società civile e, in quella culturale, soprattutto negli Anni 60 la non effimera querelle intorno alla concezione del romanzo, così come era assiduo follower dei dibattiti in radio, mezzo di comunicazione che molto amava (scrisse persino conversazioni radiofoniche). Si lasciava affascinare e tentare, anche sul piano creativo, da teatro, cinema, fotografia. Mi chiedo se Morselli, osservatore e critico sensibile pur se appartato, oggi sarebbe incline ad aperte manifestazioni di indignazione commentando la società politica contemporanea reale ovvero trasfigurandola in satira (si pensi allo stile grottesco e fantareligioso di Roma senza Papa o sentimentale nel Comunista). Sarei propensa a credere di sì.

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FONTE: http://www.lastampa.it/2014/03/10/cultura/guido-morselli-lo-sguardo-bambino-SrkLGLbkrCOQtiXvQK4dNM/pagina.html

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[SPECIALE GUIDO MORSELLI n.14] [SPECIALE GUIDO MORSELLI n.16]

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SPECIALE GUIDO MORSELLI n.14: Guido Morselli vs. Roland Barthes – «Il Primo Amore»

Guido Morselli, Una rivolta e altri scritti (1932-1966)[RASSEGNA STAMPA SU GUIDO MORSELLI, a cura di Francesco Sasso]

Segnialiamo la nota critica di Andrea Amerio a  Una rivolta e altri scritti (1932-1966) di Guido Morselli, a cura di Alessandro Gaudio e Linda Terziroli (Bietti, pagg. 350, euro 24). L’articolo è apparso su “Il Primo Amore” il  il 20 febbraio 2014

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Guido Morselli vs. Roland Barthes

di Andrea Amerio

Quando iniziai a leggere questa raccolta di articoli – cortese dono di Alessandro Gaudio, Lecturer of Italian Literature all’Università di Malta, che l’ha curata con Lina Terziroli per la collana “Archeometro” diretta da Andrea Scarabelli – avevo l’amaro in bocca.
Da poco terminata La mente prigioniera di Milosz, ero stupito di quanto un libro tanto importante fosse passato così silenzioso. Ma guarda, mi dicevo, è uscito lo stesso anno dell’invece chiassosissimo Miti d’oggi di Roland Barthes.

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FONTE: http://www.ilprimoamore.com/blogNEW/blogDATA/spip.php?article1899

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[SPECIALE GUIDO MORSELLI n.13] [SPECIALE GUIDO MORSELLI n.15]

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SPECIALE GUIDO MORSELLI n.13: La rivolta delle macchine contro l’umanità superba – «Il Giornale.it»

guido morselli_ritratto1[RASSEGNA STAMPA SU GUIDO MORSELLI, a cura di Francesco Sasso]

Il racconto dà il titolo alla raccolta Una rivolta e altri scritti (1932-1966) di Guido Morselli, a cura di Alessandro Gaudio e Linda Terziroli (Bietti, pagg. 350, euro 24,  in libreria da alcuni mesi). Segnialiamo l’ampio stralcio di Una rivolta, articolo di Guido Morselli apparso per la prima volta nell’edizione del 3 febbraio 1950 della Prealpina e ripreso lunedì 11/02/2013 da «Il Giornale.it»

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Il primo degli incredibili annunci comparve nei giornali, il 3 di febbraio, senza speciale rilievo. A Li­verpool era accaduto questo: i cacciaviti in uso in un’officina, unicamente i cacciaviti, erano divenuti d’un tratto inservibili, ridottosi il metallo alla mollez­za sorda del piombo. Lo stesso giorno, a Sheffield, in un opifi­cio dove si fabbricavano fra l’al­tro cacciaviti, una partita di que­sti arnesi ap­pena fabbricati ave­va subito la medesima inopina­ta trasformazione. Il 5 febbraio, l’identico caso si verificava in quattro diversi stabilimenti, nel distretto russo di Nishni Novgo­rod- gia Gorki- e nel Belgio: ana­loghe segnalazioni giungevano il giorno seguente da Essen, da Lilla, da Napoli, dalla Nuova Ze­landa, dall’America del Sud. La «peste dei cacciaviti»si propaga­va con fulminea rapidità ai con­tinenti più lontani. Verso la meta di febbraio, il mondo non disponeva più di un cac­ciavite, né era in grado di fab­bricarne. Con proterva ostina­zione, quasi umana, l’acciaio si rifiutava a quel modesto ma in­dispensabile ufficio.

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FONTE: http://www.ilgiornale.it/news/cultura/rivolta-delle-macchine-contro-lumanit-superba-884443.html

La foto è tratta da: http://www.guidomorselli.org/wp-content/uploads/2013/03/1364406022gm_ritratto1.jpg

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[SPECIALE GUIDO MORSELLI n.12] [SPECIALE GUIDO MORSELLI n.14]

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SPECIALE GUIDO MORSELLI n.12: Morselli, brano tagliato per rispetto agli ebrei – di Antonio Armano – «Il Fatto Quotidiano»

[RASSEGNA STAMPA SU GUIDO MORSELLI, a cura di Francesco Sasso]

Bisogna qui ricordare il principio teorico fondamentale per cui l’autore reale è estraneo alla realtà narrativa della sua creazione, il suo doppio è “l’autore implicito”. La presenza in un romanzo di personaggi intellettualmente caratterizzati da una particolare ideologia storico-politica non fa dell’autore un loro complice, né la loro ideologia coincide con quella dell’autore reale. Ho sempre ritenuto  peccato di superbia  di un “senza nome” l’aver tagliato  alcune invettive antisemite “che si trovano in due delle tre versioni manoscritte del romanzo Contro-passato prossimo ma non nell’edizione Adelphi”.  (Francesco Sasso)

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Morselli inedito e “proibito”? Nell’anno delle celebrazioni centenario – lo scrittore varesino è nato nel 1912, il 15 agosto come Stieg Larsson, altro “postumo” seppure ben più recente e popolare – la domanda sembra paradossale. Perché Morselli non vide mai nessuno dei suoi romanzi pubblicati in vita e la vita, come non ci si stanca di ripetere, se la tolse dopo l’ennesimo rifiuto editoriale, il 31 luglio del ‘ 73, poco prima di compiere 61 anni, con un colpo di Browning, nella dependance della villa di via Limido a Varese. Cioè dopo avere trovato nella posta – al ritorno da una villeggiatura in montagna con l’amica Maria Bruna Bassi – il manoscritto rifiutato di quello che è forse il suo capolavoro, Dissipatio H. G. Ma subito dopo la morte, a partire dal ‘ 74, con Roma senza Papa – testo fantateologico dove mette in scena il trasferimento del Vaticano a Zagarolo -, è iniziata la pubblicazione dei manoscritti donati dalla nipote Loredana Visconti al Centro Manoscritti dell’università di Pavia.

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Il sistema ciellino in Lombardia. Articolo di Giorgio Morale

Propongo qui un articolo uscito sulla rivista «Lo Straniero», a. XVI, n. 144, giugno 2012, pp. 55-60. Lo stesso è uscito in rete il 19 giugno 2012 su La Poesia e lo spirito. Ringrazio Giorgio Morale per l’autorizzazione a pubblicare il suo articolo su Retroguardia. (f.s.)

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Il sistema ciellino in Lombardia
di Giorgio Morale

Canzoni e fumo
ed allegria
io ti ringrazio sconosciuta compagnia.
Non so nemmeno chi è stato a darmi un fiore
ma so che sento più caldo il mio cuor
so che sento più caldo il mio cuor.

Questa canzone piaceva ai ragazzi di Comunione e Liberazione (CL), che sul finire degli anni Ottanta la cantavano in apertura dei loro raduni. Era il pretesto per l’intervento di don Giussani, che metteva i puntini sulle i: a chi ha sete non basta un succedaneo. Continua a leggere “Il sistema ciellino in Lombardia. Articolo di Giorgio Morale”

La donna mancina di Peter Handke. “La scelta di Marianne è la rinuncia all’amore” di PAOLA SORGE

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[Il libro è un piccolo gioiello narrativo. Ve lo consiglio caldamente. Lo stile è semplice e poetico allo stesso tempo. Narrazione essenziale, costruita su dettagli minimi. Di seguito la recensione di Paola Sorge, italianista e germanista, collabora alle pagine culturali del quotidiano la Repubblica. f.s.

La scelta di Marianne è la rinuncia all’amore

di PAOLA SORGE

 

 
“Nel paese dell’ideale: io da un uomo mi aspetto che mi ami per ciò che sono e per ciò che diventerò.” E poi, facendo scorrere il foglio nella macchina da scrivere, Marianne continua a tradurre dal testo originale scritto in francese: “Finora gli uomini mi hanno tutti resa più debole. Mio marito diceva di me: ‘Michèle è forte’. In realtà vuole che io sia forte per ciò che non interessa a lui: per i figli, per la casa, per le tasse. Ma in quello che a me balena come possibile lavoro, in quello mi distrugge. Dice: ‘Mia moglie è una sognatrice’. Se si chiama sognare voler essere ciò che si è, allora voglio essere una sognatrice.” Quelle appena riportate, le affermazioni che lo scrittore e drammaturgo Peter Handke fa pronunciare ad un personaggio esterno al racconto, una donna che evidentemente ha preservato una minima quota di forza psichica e di consapevolezza di se stessa, superiori a ciò di cui, nel corso della narrazione, proprio Marianne si rivelerà del tutto sprovvista.

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Pizzuto, Joyce di Sicilia di Franco Cordelli

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di Franco Cordelli

Che ne è di Antonio Pizzuto? Coetaneo di Gadda (Pizzuto nacque a Palermo nel 1893), egli ebbe più travagliata vicenda. Quando nel 1959 Romano Bilenchi e Mario Luzi pubblicarono per Lerici Signorina Rosina, scoppiò il caso. Era un esordio tardivo. Aleggiava Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, lontano dall’ essere il classico che oggi è; non erano pervenuti all’ attenzione o alla conoscenza gli altri due stilisti siciliani, Stefano D’ Arrigo e Gesualdo Bufalino. Il caso Pizzuto ebbe risonanza mentre si affermava la neoavanguardia in Francia, in Germania e in Italia. Ma Pizzuto non fu riconosciuto come uno dei padri. Il primo a prendere atto di quell’ eccezionale debutto fu Luigi Baldacci, che dell’ avanguardia non era un compagno di strada. Grande interesse mostrarono, tra gli altri, Ruggero Jacobbi, Oreste Del Buono e Giuliano Gramigna. Ma quando Gianfranco Contini dichiarò la sua predilezione e poi amicizia per l’ ex questore siciliano, quello apparve il momento della consacrazione. Pure, non c’ è consacrazione che tenga.

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