Negli anni tra il 1896 e il 1901 (rispettivamente nel 1896, 1897, 1899 e 1901), Anatole France scrisse quattro brevi volumi narrativi (ma dal taglio saggistico e spesso erudito) che intitolò alla fine Storia contemporanea. In essi, attraverso delle scene di vita privata e pubblica del suo tempo, ricostruì in maniera straordinariamente efficace le vicende politiche, culturali, sociali, religiose e di costume del tempo suo. In particolare, i due ultimi romanzi del ciclo presentano riflessioni importanti e provocatorie su quello che si convenne, fin da subito, definire l’affaire Dreyfus. Intitolando Storia contemporanea questa mia breve serie a seguire di recensioni di romanzi contemporanei, vorrei avere l’ambizione di fare lo stesso percorso e di realizzare lo stesso obiettivo di Anatole France utilizzando, però, l’arma a me più adatta della critica letteraria e verificando la qualità della scrittura di alcuni testi narrativi che mi sembrano più significativi, alla fine, per ricomporre un quadro complessivo (anche se, per necessità di cose, mai esaustivo) del presente italiano attraverso le pagine dei suoi scrittori contemporanei. (G.P)
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di Giuseppe Panella
Fotografia come narrazione. Stefano Bottini, Riflessioni illuminate (foto mai viste), Perugia, Percorsi d’Arte, 2008; Luce e riflesso. Un altro mondo tutto da scoprire, Perugia, Percorsi d’Arte, 2007; Scarzuola. Il sogno alchemico di Tomaso Buzzi, Perugia, Percorsi d’Arte, 2007.
A parte i soliti Leonardo da Vinci, Gerolamo Cardano, Giambattista Della Porta (e Giacomo Battista Beccaria che si firma latinamente il Beccarius e che scopre l’azione del nitrato d’argento sulla luce nel 1757), l’inventore della fotografia è probabilmente Joseph-Nicéphore Niepce che nel 1822 (circa) fotografa una Tavola apparecchiata. E’ una fotografia che vista oggi sembra più un quadro o un’acquaforte che una vera e propria riproduzione di un’immagine reale. Ma è Louis-Jacques-Mandé Daguerre a risultare più noto di lui grazie alla macchina che ha costruito e che ha battezzato dagherrotipo. Il 7 gennaio 1839, il fisico e astronomo François Arago annuncia all’Accademia delle Scienze francesi la nascita della nuova invenzione con queste parole:
«Il signor Daguerre ha scoperto schermi speciali sui quali l’immagine ottica lascia un’impronta perfetta, schermi dove tutto quello che l’immagine conteneva viene riprodotto nei più minuti particolari con esattezza e finezza incomparabili»(1).
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