I LIBRI DEGLI ALTRI n.15: Storia di un ghostwriter. Remo Bassini, “Vicolo del Precipizio”

Storia di un ghostwriter. Remo Bassini, Vicolo del Precipizio, Bologna, Perdisa Pop, 2011
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di Giuseppe Panella*

Cortona è una cittadina toscana di origine etrusca di straordinario fascino e incantevole bellezza per i turisti che spesso ne rimangono talmente attratti che decidono di andarci ad abitare o trovano casa nelle sue vicinanze (a Camucia, ad esempio, come era accaduto al compianto Guido Almansi giunto al suo secondo matrimonio e alla prima figlia). Questo avviene spesso per i turisti, in particolar modo per quelli di origine anglosassone. Non è certo la stessa cosa per i suoi abitanti “indigeni” e autoctoni che, invece, la tentazione di fuggirne la provano spesso e volentieri.
In Che sarà, una canzone scritta da Franco Migliacci e composta da Jimmy Fontana nel 1971 perché fosse presentata al Festival di Sanremo di quell’anno, poi portata a un successo imperituro da José Feliciano nel corso del tempo, infatti, si può sentir cantare esplicitamente:
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STORIA CONTEMPORANEA n.66: “Piccola città., bastardo posto”… Remo Bassini, “Bastardo posto”

“Piccola città., bastardo posto”… Remo Bassini, Bastardo posto, Bologna, PerdisaPop, 2010

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di Giuseppe Panella*


«Piccola città, bastardo posto / appena nato ti compresi / o fu il fato che in tre mesi / mi spinse via; / piccola città io ti conosco, / nebbia e fumo non so darvi il profumo del ricordo che cambia / in meglio, / ma sono qui nei pensieri le strade di ieri, e tornano / visi e dolori e stagioni, amori e mattoni che parlano…» – è l’incipit della bellissima Piccola città di Francesco Guccini (dall’album Radici del 1972) che in anni lontanissimi – era l’anno 1973, nell’abbazia sconsacrata di San Zeno a Pisa – ho sentito cantare dal vivo in un concerto del cantante di Modena che con questa canzone ricordava amaramente le sue origini e la sua giovinezza.

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Il quaderno delle voci rubate di Remo Bassini.

 Recensione/schizzo #9

Il quaderno delle voci rubate di Remo Bassini. Dietro ogni “voce” una storia umana. Oltre una decina di personaggi rinchiusi in una città di provincia italiana. Né ricchi né poveri, idealisti e puttane; né carnefici né vittime, oppure vittime della propria incapacità ad operare in aree istituzionalizzate quali il bar, la famiglia, il paese.

Il racconto si svolge tutto in prima persona. E’ il protagonista che parla, un certo Luca Balzelli, l’alter ego dello scrittore. E’ lui che ci presenta, anzi sarebbe opportuno dire convoca sulla ribalta di un palcoscenico le voci della gente semplice perché interpretino la storia della loro vita.

Infatti, sono le “voci” dei personaggi secondari ad interessarmi maggiormente, più che quella di Luca Balzetti.

La “voce” del protagonista, ahinoi, è inchiodata sul legno della volontà di autorappresentazione (autocelebrazione). Nelle “voci” secondarie, invece, l’autore rivela la propria capacità evocativa, narrativa: uno scenario dietro un nome, una realtà. 

 Nel complesso, il romanzo d’esordio di Remo Bassini è piacevole, ma acerbo.

[Remo Bassini, Il quaderno delle voci rubate, edizioni La Sesia, 2002, 176 pagine – euro 9,30]

f.s.