
[Consiglio la lettura del breve saggio La malinconia allo specchio di Jean Starobinski. “Tradizione filosofica, tradizione iconoclastica e tradizione poetica sono i tre percorsi su cui si interroga” il critico nelle letture di tre poesie di Baudelaire. Trascrivo la prefazione al volume di Yves Bonnefoy. f.s. ]
Prefazione di Yves Bonnefoy
Non è necessario ricordare l’ampiezza, la varietà, l’importanza dei lavori di Jean Starobinski, che si colloca tra le figure più rilevanti della critica contemporanea. Mi limiterò a una osservazione.
L’argomento delle sue lezioni al Collège de France è stato la malinconia, che dopo Panofsky e Saxl, più di chiunque altro egli ha contribuito a conservare al centro dell’attenzione degli storici dell’arte e della letteratura; e indubbiamente nessun altro studio è più giustificato di questo, perché la malinconia è forse quanto di più specifico caratterizza le culture dell’Occidente. Nata dall’indebolimento del sacro, dalla distanza sempre più grande tra coscienza e il divino, e rifratta e riflessa dalle situazioni e dalle opere più diverse, essa è la scheggia nella carne di quella modernità che a partire dai Greci non cessa di nascere ma senza mai finire di liberarsi dalle sue nostalgie, dai suoi rimpianti, dai suoi sogni. Da lei deriva quel lungo corteo di grida, di gemiti, di risa, di canti bizzarri, di orifiamme mobili nel fumo che attraversa tutti i nostri secoli, fecondando l’arte, seminando la follia – quest’ultima mascherata talvolta in ragione estrema nell’utopista o nell’ideologo.
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