I LIBRI DEGLI ALTRI n.95: Tipologie del disagio umano. Luisa Brancaccio, “Stanno tutti bene tranne me”

Luisa Brancaccio, Stanno tutti bene tranne meTipologie del disagio umano. Luisa Brancaccio, Stanno tutti bene tranne me, Torino, Einaudi, 2013

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di Giuseppe Panella

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Un blocco di appartamenti in una zona residenziale di una città di cui non viene mai fatto il nome e che può essere qualsiasi grande insediamento urbano italiano è il teatro delle vicende di una serie di esistenze umane che si incrociano e si ritrovano all’interno della descrizione di una serie di tipologie (peraltro assai diffuse) del disagio esistenziale, di quello che una volta, con termine preso a prestito dalla filosofia hegelo-marxista, veniva definita “alienazione”.

Nel primo capitolo di questo romanzo di esordio di Luisa Brancaccio (classe 1970 ed ex-appartenente a quella che, per una breve stagione letteraria, è stata definita “gioventù cannibale”), sono due fratelli a esibire le loro angosce e le loro passioni: lui, studente di medicina che ha appena fallito il fondamentale esame di anatomia senza avere il coraggio di dirlo ai suoi genitori, riceve in regalo dalla sorella una bustina di eroina e ammette la sua dipendenza dalle droghe pesanti (non ritornerà più nella narrazione).

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