I LIBRI DEGLI ALTRI n.48: La delibazione del nulla. Carlo Cannella, “Tutto deve crollare”

Carlo Cannella, Tutto deve crollareLa delibazione del nulla. Carlo Cannella, Tutto deve crollare, Bologna, Perdisa Pop, 2011

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di Giuseppe Panella

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“E’ finita, mi dico, è finita. Tutto deve crollare” (p. 11) // ” Ho la nausea”, dice. “Il mondo è vanità, tutto deve crollare” (p. 234) ribadiscono i due protagonisti principali di questo romanzo (scritto con l’inchiostro impastato dalle parole dei peggiori), prima il padre, poi la figlia, all’inizio e poi alla fine della narrazione della loro agghiacciante vicenda di morte, sopraffazione, sesso e potere. Tutto deve crollare, allora, ma perché non crolla niente alla fine del tutto? Perché le fondamenta su cui si basa il dominio di alcuni uomini su tutti gli altri sono ancora ben saldi e affondano nella palude limacciosa dell’ipocrisia consenziente a tutto quello che può essere vantaggioso per il proprio interesse personale, del sopruso e della corruzione organizzata e del profitto: ciò che da sempre sostiene il modello capitalistico di produzione delle merci e dell’estrazione del plusvalore. A questo si aggiunge la consapevolezza della dimensione biopolitica delle nuove forme di potere create dallo sviluppo dispiegato della globalizzazione economica vittoriosa (non casualmente uno dei personaggi del romanzo, l’eccentrico e polemico outsider Gianmario, è lettore attento e puntuale delle opere di Michel Foucault, oltre che di Marx, di Engels e soprattutto dell’anarchico individualista Max Stirner, l’autore di L’Unico e la sua proprietà).

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