Il primo sguardo da gettare sul mondo è quello della poesia che coglie i particolari per definire il tutto o individua il tutto per comprenderne i particolari; il secondo sguardo è quello della scrittura in prosa (romanzi, saggi, racconti o diari non importa poi troppo purché avvolgano di parole la vita e la spieghino con dolcezza e dolore); il terzo sguardo, allora, sarà quello delle arti – la pittura e la scultura nella loro accezione tradizionale (ma non solo) così come (e soprattutto) il teatro e il cinema come forme espressive di una rappresentazione della realtà che conceda spazio alle sensazioni oltre che alle emozioni. Quindi: libri sull’arte e sulle arti in relazione alla tradizione critica e all’apprendistato che comportano, esperienze e analisi di oggetti artistici che comportano un modo “terzo” di vedere il mondo … (G.P.)
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di Giuseppe Panella
Leggere dei libri, visitare delle città, maturare nel tempo. Francesco M. Cataluccio, Vado a vedere se di là è meglio. Quasi un breviario mitteleuropeo, Palermo, Sellerio, 2010
So benissimo che non bisognerebbe mai scriverlo e al massimo si potrebbe dirlo parlandone agli amici in privato. Il rischio è che Marcel Proust se la prenda e che si rischi un paragone improvvido con il suo avversato bersaglio polemico d’un tempo, Charles Augustin de Sainte-Beuve (al quale l’estensore di queste note assomiglia pure), la cui modalità di funzionamento critico basata sulla conoscenza personale degli autori recensiti e analizzati viene stigmatizzata in un celebre testo (postumo). Per farla breve, anch’io ho conosciuto Francesco M. Cataluccio (la M. centrale è d’obbligo per non confonderlo con suo padre, apprezzato storico contemporaneo che ha insegnato vent’anni a Genova). Presentammo insieme un testo narrativo di Kazimierz Brandys, Lettere alla signora Z., che alla sua pubblicazione in italiano era talmente piaciuto a Sciascia da inserirne un giudizio lusinghiero (“E’ un libro molto bello”) nel bel mezzo della narrazione-investigazione poliziesca di A ciascuno il suo. Quel testo di Brandys costituiva il primo titolo di una ideale “Biblioteca della Noce” pubblicata dall’editore La Vita Felice di Milano per conto e a spese dell’Associazione Amici di Leonardo Sciascia e che io avevo curato in maniera anonima.