Recensione/schizzo #16
Ho riletto Vecchio Angelo Mezzanotte di Jack Kerouac. Sono testi di prosa spontanea che lo scrittore americano scrisse su cinque taccuini nel periodo che va dal 1956 al 1959.
Per chi non lo sapesse, la prosa spontanea è una tecnica di scrittura in cui lo scrittore butta giù pensieri e immagini mentali, le quali fluiscono libere dal controllo della coscienza. (Vi confesso che sono anni che pratico la prosa spontanea).
Scrive Ann Charters nell’introduzione al volume:
« Quello che Kerouac aveva in mente era la creazione di una cronaca “di questa vita interiore che conduciamo, noi tutti, che utilizzi la cadenza metrica nella quale parliamo, e quelle inevitabili forme di prosa e poesia che provengono dall’unicità della rivelazione della mente che fedelmente annota i propri processi […]. La sua tecnica di prosa spontanea ebbe origine in seguito al consiglio datogli da un amico di “fare uno schizzo” delle immagini e delle scene cui aveva assistito, associandole poi liberamente alle parole nello stesso modo in cui i jazzisti improvvisato le loro melodie su una struttura armonica di partenza […] La tecnica buddista del “lasciare andare” rappresentò un aiuto per liberare la mente mentre era al lavoro sulle pagine di Vecchio Angelo Mezzanotte e annotava il flusso di parole che attraversavano la sua coscienza in risposta agli stimoli uditivi che gli provenivano dall’ambiente circostante».
Sfortunatamente è impossibile tradurre in italiano “la cadenza metrica” del parlato di Kerouac. Non è colpa del traduttore, ma il passaggio da una lingua all’altra frantuma inevitabilmente la trama sonora in cui la parola spontanea diviene rivelazione e delirio poetico. Quindi, se non amate la prosa illogica e soggettiva, non comprate questo libro.
f.s.