SUL TAMBURO n.73: Domenico Cipriano, “L’origine”

Domenico Cipriano, L’origine, Forlimpopoli (Forlì-Cesena), L’Arcolaio, 2017

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di Giuseppe Panella
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Che cosa c’è alle scaturigini prime, all’origine vera e profonda della poesia, della sua produzione inevitabile? Cipriano ha pochi dubbi al proposito, c’è il ritmo, c’è la musica, c’è la scansione delle parole che si intrecciano con il suono e il significante prodotto dal suono stesso.

«Io sono / tutte le terre che ho visitato / anche se da una sola / ho preso vita. // Lì / è rimasta ferma una ferita / per ogni passo / trascinato stanco / per ogni sguardo / che non mi riconosce. // E sono tanti i segni sul mio corpo / che ha tracciato la poesia / di chi / non ha più un luogo / e chiede asilo» (p. 15).

E’ il primo testo poetico, quello che apre la raccolta, e dà il senso dell’operazione messa in atto da Cipriano. L’origine della poesia affonda nel passato, in un passato così lontano che di esso rimane poco da analizzare e di condividere – si può soltanto accertarne l’esistenza e trasformarla in una parola che cerchi di delimitarlo. Il poeta rappresenta, di conseguenza, ciò che esiste fin dagli albori e lo sintetizza nelle sue parole del presente. Il corpo vivente della poesia si rastrema nell’immagine del corpo ferito del poeta che porta su di sé i segni del percorso che lo porta verso la propria autorealizzazione. La scrittura poetica non ha luogo definito e si realizza sempre nell’esilio della mente dove avviene ciò che la rende visibile e comprensibile ai più.

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QUEL CHE RESTA DEL VERSO n.84: Liriche per cantare, versi per ricordare. Aa. Vv. “L’amore del giglio. Poesie alla mamma” – Domenico Cipriano, “Novembre”

Liriche per cantare, versi per ricordare. Aa. Vv. L’amore del giglio. Poesie alla mamma, Fanna (PN), Samuele Editore, 2010; Domenico Cipriano, Novembre, con una prefazione di Antonio La Penna, Massa, Transeuropa, 2010

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di Giuseppe Panella*

L’amore del giglio è un libro collettivo redatto da cinque poeti, due donne (Alejandra Craules Bretòn, poetessa messicana, Natasha Bondarenko, invece, ucraina) e tre uomini (Nabil Mada, marocchino, Patrick Williamson, inglese e l’italiano Domenico Cipriano) che ricordano, rievocano, cantano, riflettono, fanno emergere, si concentrano, sognano e presentano aspetti e momenti del loro rapporto con la loro mamma. Alla fine dell’antologia, Domenico Cipriano non si tira indietro annota con nitido disincanto e tuttavia con continuato amore:

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