Rinascita e morte di un mito. Alberto Cola, Lazarus, Milano, Mondadori (Urania 1565), 2010
______________________________
di Giuseppe Panella*
Con questo romanzo Alberto Cola ha vinto il Premio Urania per il 2009, dimostrando di essere diventato un narratore di razza rispetto ad altre sue prove precedenti pur rilevanti e di qualità (ricordo, tra tutte le sue prove narrative, il Goliath che anni addietro, nel 2003, fu pubblicato da un’esangue casa editrice che pur voleva stampare dei Solid Books).
Lazarus è ambientato nel futuro temporalmente indeterminato di un Giappone devastato e avvilito, proprietà di multinazionali avide e indifferenti ai vecchi valori spirituali del Paese.
Gabriel, un Mistico (una persona che risulta dotata di poteri particolari che la mettono in grado di uccidere o di paralizzare con il solo pensiero) che vive con una studentessa non vedente di nome Miko (e che risulterà anch’essa alla fine avere le sue stesse potenzialità) viene incaricato di ritrovare Yukio Mishima redivivo che è sparito dal luogo dove avrebbe dovuto trovarsi. Grazie a tecniche pioneristiche di rigenerazione dei tessuti muscolari e cerebrali, è, infatti, possibile ormai far risorgere i morti e riportarli in vita (l’unica condizione è che i neo-vivi si sottopongano a cure particolari che ne permettano la nuova esistenza, altrimenti il corpo che li sostiene si disfa e si avvia a una rapida distruzione). Il padre del Progetto Lazarus, il biochimico Kao Yee, ricostruisce così la genesi e lo sviluppo della sua portentosa scoperta: