I LIBRI DEGLI ALTRI n.59: Tempo di vivere, tempo di capire. Filippo D’Angelo, “La fine dell’altro mondo”

Filippo D’Angelo, La fine dell’altro mondoTempo di vivere, tempo di capire. Filippo D’Angelo, La fine dell’altro mondo, Roma, Minimum Fax, 2012

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di Giuseppe Panella

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Filippo D’Angelo, al suo primo romanzo, si è cimentato in un’operazione complessa e certamente alquanto arrischiata, per non dire pericolosa: scrivere (almeno) tre libri in uno.

Il primo appartiene al genere più classico, quello del “romanzo di formazione”, il Bildungsroman celebrato da Goethe a Conrad come il genere (auto) biografico per eccellenza. E’ la storia di Ludovico Roncalli, genovese ventottenne, che cerca di trovare una propria compiuta dimensione esistenziale attraverso il sesso, anche pagato, l’alcool e un impegno politico talvolta sentito profondamente, talvolta solo alluso come prospettiva vagamente salvifica. Il secondo è legato al mondo della ricerca accademica e del mondo universitario in cui la satira del malcostume e dell’intrallazzo universitario si lega, però, alle sincere ambizioni di individuare qualcosa di nuovo nel campo spesso già fin troppo arato dell’erudizione e della filologia umanisticamente letta come viaggio a ritroso nella storia. E’ il caso di che vuole trovare a tutti i costi, frugando e saccheggiando (e spesso rubando – come è capitato, va detto, anche nel caso di illustri ricercatori novecenteschi) nelle biblioteche di tutta Europa, dalla Francia alla nuova Russia, il “vero” finale della grande utopia scritta da Hercule Savinien de Cyrano de Bergerac (L’altro mondo ovvero Gli stati e gli imperi della Luna e del Sole), probabilmente considerato troppo sconvolgente per l’epoca e, di conseguenza, censurato ed espunto dalle edizioni che circolavano più frequentemente tra i lettori interessati alla polemica politico-filosofica.

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