Giallo Dostoevskij

Giallo Dostoevskij


di Paola Bonazzi 

C’è giallo e giallo. C’è un giallo festoso della natura, come quello dei cespugli di ginestre che si staglia contro l’azzurro del cielo di maggio, delle siepi di forsizia o dei fiorellini di tarassaco sui prati primaverili, o quello soffice degli alberelli di mimosa che già a febbraio rallegrano qualche cortile riparato nelle periferie delle nostre città. C’è il giallo caldoprofondo e sensuale della curcuma e dello zafferano, o quello fresco e pungente della buccia di un limone maturo.

Poi c’è un giallo artificiale, piatto e insolente, come il giallo primario che colora i grovigli di tubi, le assi e i pancali degli impianti industriali nei dipinti di Fernand Leger, così simili alle immagini dei gasdotti pieni di rubinetti che ogni giorno si affacciano nei teleschermi europei con la minaccia incombente di essere chiusi. E c’è un giallo che offende e che umilia, il giallo degli adesivi che sono comparsi in questi giorni in Russia sulla porta di qualche dissidente al regime: “Qui vive un traditore” (“la Repubblica”, 23 marzo 2022); dove il colore è usato come simbolo di tradimento, contrassegno per emarginare, bollare, accusare: un triste richiamo alla stella gialla imposta agli ebrei dalla Germania nazista, rivisitazione dell’antico sciamanno giallo introdotto dal IV Concilio Lateranense nel 1215 per gli ebrei che vivevano nei paesi cristiani.

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ESERCIZI DI LETTURA n.10: Gioventù e innocenza dell’Idiota. Alcune considerazioni in margine uno scritto di Walter Benjamin su L’idiota di Dostoevskij

W. Benjamin, L’idiota di Dostoevskij, trad. it. in Avanguardia e rivoluzione, Torino, 1973, pp. 74-78.

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di Gustavo Micheletti

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Gioventù e innocenza dell’Idiota. Alcune considerazioni in margine uno scritto di Walter Benjamin su L’idiota di Dostoevskij

All’interno di una raccolta di scritti tradotti con il titolo italiano di Avanguardia e rivoluzione c’è un breve saggio, un piccolo gioiello di critica letteraria e filosofica, che il loro autore, Walter Benjamin, dedica a L’idiota di Dostoevskij.

Dopo aver premesso che la critica dovrebbe tenersi lontana dall’utilizzazione di canoni e categorie tratte dalla psicologia per valutare personaggi e opere della letteratura, per concentrarsi piuttosto sugli aspetti più spiccatamente culturali e metafisici, Benjamin entra subito nel merito, spiegando che il romanzo tratta di un episodio della vita del protagonista, il principe Myškin.

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ESERCIZI DI LETTURA n.8: Dostoevskij e la fede in un Dio assente. Pietro Citati, “Il male assoluto”

Pietro Citati, Il male assoluto, Adelphi, Milano, 2013

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di Gustavo Micheletti

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Dostoevskij e la fede in un Dio assente

Sull’impossibile morte di Dio in Dostoevskij, tra Delitto e castigo e I Demòni, ne Il male assoluto di Pietro Citati.

Ne Il male assoluto Pietro Citati si sofferma sull’opera di alcuni scrittori del XIX secolo, tra i quali, tanto per citarne solo alcuni, Goethe, Manzoni, Dickens e Hawthorne, sul cui rapporto con la Legge e il Peccato avanza considerazioni particolarmente incisive e illuminanti.

Sebbene tutti gli scrittori di cui si parla nel libro siano accomunati dal non aver mai rinunciato a riflettere, attraverso alcuni dei loro personaggi più significativi, sull’inconfutabile presenza del male nel mondo, la parte del saggio dalla quale sembra di poter desumere il senso del titolo è quella dedicata a Dostoevskij, e in particolare all’autore di Delitto e Castigo e dei Demòni.

Su Rascol’nikov e Sonia, sul loro rapporto e su quello che entrambi hanno rispettivamente con Dio, scrive quanto segue: “Cosa è allora il Cristo predicato appassionatamente da Sonja? Un punto lontanissimo che non si manifesta mai sulla terra, e sta nascosto tra i veli del più lontano futuro. La prova della sua esistenza sta nella sua assoluta irrealtà, nella sua inesistenza visibile. Il regno di Cristo, che avviene non sappiamo dove, forse nemmeno nel cielo, troppo limitato per contenerlo, affonda le sue radici nella disperata disarmonia di questo mondo” (P. Citati, Il male assoluto, Adelphi, Milano, 2013, p. 277).

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