Renzo Favaron, “Teatrin de vozhi e sienzhi (Teatrino di voci e di silenzi)”

Renzo Favaron, Teatrin de vozhi e sienzhi (Teatrino di voci e di silenzi), Ronzani Editore, 2021, pp.112, € 12,00

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di Paola Tonussi

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«La cosa quanto più è invisibile,

più è certo che una volta sulla terra è esistita,

e dunque più è ovvio che si trova ovunque»

(Brodskij, Elegie romane XII)

Una spaccatura fondamentale scinde questo Teatrino di voci e di silenzi (Ronzani Editore, 2021) ultima prova poetica di Renzo Favaron: il prima e il dopo, l’“ieri” e l’“oggi”, Qui e altrove secondo la Collana. In dicotomia dunque si pongono i versi fin dall’inizio: vita e morte, ricordo e oblio, felicità e assenza.

Il prima e il dopo dicono la morte della madre, ovvero la morte di una parte di sé. Nel vuoto nuovo, il poeta non sa dove e cosa cercare per riempirlo: “non so come frugare dove / c’era un prima e quello che è / venuto dopo…” (Quella che credo (sonetto).

E dunque nella prima lettera “di oggi” le chiede di manifestarsi, ancora – “Dimmi qualcosa, chiamami…cercami…” – di parlargli di nuovo ma non di sparire: d’altronde, nel luogo dove lei è andata anche i modi di comunicare sono diversi o cessano di avere sostanza. Per il poeta convinto che nemmeno il legame quotidiano sia stato reciso, almeno dentro di sé, l’implorazione al silenzio si fa quasi parola devozionale, preghiera di ogni uomo lasciato solo.

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Renzo Favaron, “Balada Incivile,tartufi e arlechini”

Renzo Favaron Balada Incivile,tartufi e arlechiniRenzo Favaron, Balada Incivile,tartufi e arlechini, Arcolaio edizioni, 2015, 110p., € 12

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di Alberto Mori

 

Nell’ultimo libro di Renzo Favaron Balada Incivile,tartufi e arlechini (Arcolaio edizioni, 2015), assistiamo ad un vero e proprio riorientamento del tempo e dello spazio dell’autore.
Siamo nel Nord Est della sua anima ed egli si incammina chiedendosi che cosa può lasciare e che cosa può portare via con sè:”Senza perdere di vista la luce che fa l’ombra uguale al corpo” poiché non è più tempo di indugio perché per raggiungere l’altra riva bisogna fare tomba di rimpianti ed è chiaramente finito anche il pronto soccorso delle metafore di poesia.

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