CLERICUS DI UN ALTRO MEDIOEVO. I due tempi della poesia di Luciano Fintoni. Saggio di Giuseppe Panella

[Immagine: Wilhelm Hammershoi, Interno con ragazza al pianoforte (olio su tela, 1901)]

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«…la vita secondo un disegno si manifesta nella coscienza facendo apparire l’interna ‘necessità’ a cui è soggetta ogni parte come ‘volontà’»

(Ernst Bernhard, Mitobiografia)

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di Giuseppe Panella

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1. Il primo momento: elegia lirica e riflessione cosmica

 

In Tempo immite, una raccolta di sonetti in metro classico pubblicata nel 1985 dall’Editore Luciano Manzuoli di Firenze, Luciano Fintoni  scriveva:

«Oh, le sere, le sere fra gli ulivi / di Bellosguardo ! Non dimenticare / le sere fra gli ulivi, quelle rare / sere di madreperla sopra i rivi // persi, affogati fra i fumi cattivi / del nostro tempo e la città che appare / sfocata, in basso. Le ferite amare / delle sirene tagliano i declivi, // il verde pallido, il cemento, il cuore / atteso ai rosa densi. Non ha prezzo / la bellezza e la grazia, ti dicevo // una volta. Non so se era un errore. / Sono vissuto in un’età di mezzo, / io, clericus di un altro Medioevo» (1).

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