Emiliano Gucci, L’umanità, Elliot, 2010, 157 p
_____________________________
di Gabriele Lastrucci
.
Vola alta, parola, cresci in profondità,
tocca Nadir e Zenit della tua significazione,
però non separarti da me,
ti prego,
sii Luce,
non disabitata trasparenza.
(Mario Luzi)
Non scriverti tra i Mondi,
Al margine della traccia di lacrime
Impara a vivere.
(Paul Celan)
Qual è l’Umanità di cui scrive Gucci in questo potente e necessario libro?
O, meglio, quali sono le plurali e dolorose umanità protagoniste di questo testo meravigliosamente straziante e neramente luminoso di cui l’autore toscano è portatore e, insieme, tragico e appassionato demiurgo-spettatore?
E, in fondo, chi siamo noi, smarriti cercatori di popolate e sanguinanti solitudini?