Nel luglio del 2003 dedicai molto del mio tempo allo studio della letteratura fantastica con una particolare attenzione ai racconti di due giganti del ‘genere’: E.A. Poe e E.T.A. Hoffmann.
Oggi vorrei parlarvi di Ernst Theodor Amadeus Hoffman (1776-1822), «un’individualità straordinariamente complessa, la vita pratica saldata ad un’attività scientifica: il giure, mentre l’arte, anzi le tre arti, assorbono la maggior parte del suo tempo e delle forze; nella esplicazione artistica una mescolanza quasi unica di verismo e di fantasia; una stridente contraddizione tra il successo presso la critica che resta a lungo mediocre, e quello presso il pubblico che è subito enorme e dilagante» (Allason). Egli era infatti un musicista e un giurista.
Molti studiosi incasellano i racconti di Hoffman nel genere ‘fantastico’ perché, come i lettori dell’epoca non si stancavano di sottolineare, mescolavano la realtà quotidiana e il soprannaturale con un’abilità mai vista prima.
A tal proposito vorrei consigliarvi la lettura di Racconti Notturni (1817), raccolta di racconti di straordinario livello, vi figurano alcuni racconti capolavori della Letteratura su cui sarebbe complesso soffermarsi.
Quindi mi affido alla sintesi di Claudio Magris: «Anticipatore del realismo borghese e del surrealismo, narratore scapigliato di avventure ottocentesche e analizzatore dell’inconscio, umorista trascendentale e sognatore delle fiabe, antesignano dell’angoscia moderna e della dissociazione della personalità, esponente dello slancio romantico e ironico superatore dei limiti ideologici del romanticismo. Nei suoi racconti s’incontra la pittura del mondo provinciale tedesco ancora sacro-romano-imperiale e la piú alta dimensione della rêverie romantica, … lo sguardo nei piú cupi abissi dell’inconscio e la pura liberazione nella fiaba, il divertimento piú spassoso e un procedimento strutturale per ‘simboli’ di straordinaria attualità». (Claudio Magris)