Il titolo di questa rassegna deriva direttamente da quello di un grande romanzo (Quel che resta del giorno) di uno scrittore giapponese che vive in Inghilterra, Kazuo Ishiguro. Come si legge in questo poderoso testo narrativo, quel che conta è potere e volere tornare ad apprezzare quel che resta di qualcosa che è ormai passato. Se il Novecento italiano, nonostante prove pregevoli e spesso straordinarie, è stato sostanzialmente il secolo della poesia, oggi di quella grande stagione inaugurata dall’ermetismo (e proseguita con il neorealismo e l’impegno sociale e poi con la riscoperta del quotidiano e ancora con la “parola innamorata” via e via nel corso degli anni, tra avanguardie le più varie e altrettanto variegate restaurazioni) non resta più molto. Ma ci sono indubbiamente ancora tanti poeti da leggere e di cui rendere conto (senza trascurare un buon numero di scrittori di poesia “dimenticati” che meritano di essere riportati alla memoria di chi potrebbe ancora trovare diletto e interesse nel leggerli). Rendere conto di qualcuno di essi potrà servire a capire che cosa resta della poesia oggi e che valore si può attribuire al suo tentativo di resistere e perseverare nel tempo (invece che scomparire)… (G.P.)
di Giuseppe Panella
Alla ricerca dei poeti dimenticati. Elpidio Jenco, Betelgeuse. Antologia poetica, a cura di Fabio Flego, con uno scritto raro di Ettore Serra e un ricordo di Giovanni Pieraccini, Viareggio (LU), Pezzini Editore, 2009
Elpidio Jenco appartiene oggi interamente alla condizione dei poeti dimenticati (non sempre deliberatamente, spesso solo malauguratamente o casualmente, per uno di quei giochi del destino che non sono soltanto il frutto della malignità degli uomini ma solo aspetti della condotta del mondo). Per questo motivo, riproporlo come autore in un’antologia ampia, ben impostata e ben coordinata come questa realizzata da Fabio Flego è merito non da poco.
Il fatto è che Jenco è stato facilmente confuso con i poeti della sua generazione e archiviato con una certa faciloneria come uno qualunque di essi (sic et simpliciter). Come scrive Flego nella sua Premessa al volume, il poeta di Caserta trapiantato a Viareggio è stato rapidamente assimilato agli altri scrittori di versi presenti negli stessi luoghi e nella stessa temperie in cui egli ha vissuto: