Tommaso Landolfi / Libri in viaggio: classici italiani in Svezia / Arturo Graf

1) Andrea Cortellessa, «Landolfi 1929-1937. Sistema della parodia e dialettica del luogo comune», in [«Sulla parodia», numero monografico a cura di Niccolò Pasero di] «Moderna», VI, 2004, 1, pp. 41-64

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2) Laura Di Nicola e Cecilia Schwartz (a cura di), Libri in viaggio : classici italiani in Svezia

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3) C. ALLASIA e L. NAY (a cura di), Il volto di Medusa. Arturo Graf e il tramonto del Positivismo

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Snob e dandy nella letteratura italiana [Per Giuseppe Panella]

Snob e dandy nella letteratura italiana

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di Stefano Lanuzza
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A “Beppe” Panella per la sua Fenomenologia del dandy (“Retroguardia”, 22 ottobre 2010)

Il dandy è una figura eminentemente letteraria. Su questo, i suoi studiosi concordano da sempre. Il ‘vero’ dandysmo è quello letterario (Giuseppe Panella).

Ci sono snob relativi e snob assoluti. Per assoluti intendo gli snob che sono snob ovunque, in qualsiasi compagnia, da mattina a sera, dalla giovinezza alla tomba, essendo per natura dotati di snobismo; mentre gli altri sono snob solo in certe circostanze e occasioni della vita” (V. M. Thackeray, The Book of Snobs, “Punck”, 1846-1847)

Il dandy crea la propria unità con mezzi estetici. […] Il dandy per sua funzione è un oppositore. […]il dandy non può porsi se non opponendosi” (A. Camus, L’homme révolté, 1951).

Dandismo e snobismo si escludono a vicenda. Lo snob, che non cerca la differenza ma il privilegio, aspira ad aggregarsi a una classe sociale elevata spinto da un malanimo sorto da un sentimento d’inferiorità compensato con l’ambizione e l’attitudine all’autoinganno; il dandy, per il quale non conta ‘differirsi’, è, per destino, un ‘fuori-classe’”.

Alla dominante volgarità, il dandy oppone la sua solitaria eleganza morale fatta di sobrio individualismo artistico e ironia critica. Egli vive contro i dogmi del denaro, del profitto, del successo: esule, straniero, indifferente ai traffici del mondo, niente conta per lui più della nobiltà d’animo e della possibilità di esprimersi con le proprie opere” (S.L., Vita da dandy. Gli antisnob nella società, nella vita, nella letteratura, 1999).

In principio, muovendo dall’Ottocento tardo della letteratura italiana, c’è il conte Andrea Sperelli Fieschi d’Ugenta, perfetto snob spregiatore del generico volgo e convinto che “bisogna fare la propria vita, come si fa un’opera d’arte”. Frequentatore dei salotti del bel mondo romano, l’estetizzante personaggio dell’antinaturalista-antipositivista Il piacere (1889) di D’Annunzio s’innamora della contessa Elena Muti, giovane vedova con cui avvia una relazione: finché la donna non decide di andarsene da Roma non senza, prima, dargli il benservito e provocargli una depressione che lo porta a passare da una donna all’altra fino all’incontro con la casta e timorata Maria Ferres, doti sufficienti per impegnare il ganimede a fare sua la donna.

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STORIA CONTEMPORANEA n.44: Tommaso Landolfi e i suoi lettori. “Scuole segrete. Il Novecento italiano e Tommaso Landolfi”, a cura di Andrea Cortellessa

Negli anni tra il 1896 e il 1901 (rispettivamente nel 1896, 1897, 1899 e 1901), Anatole France scrisse quattro brevi volumi narrativi (ma dal taglio saggistico e spesso erudito) che intitolò alla fine Storia contemporanea. In essi, attraverso delle scene di vita privata e pubblica del suo tempo, ricostruì in maniera straordinariamente efficace le vicende politiche, culturali, sociali, religiose e di costume del tempo suo. In particolare, i due ultimi romanzi del ciclo presentano riflessioni importanti e provocatorie su quello che si convenne, fin da subito, definire l’affaire Dreyfus. Intitolando Storia contemporanea questa mia breve serie a seguire di recensioni di romanzi contemporanei, vorrei avere l’ambizione di fare lo stesso percorso e di realizzare lo stesso obiettivo di Anatole France utilizzando, però, l’arma a me più adatta della critica letteraria e verificando la qualità della scrittura di alcuni testi narrativi che mi sembrano più significativi, alla fine, per ricomporre un quadro complessivo (anche se, per necessità di cose, mai esaustivo) del presente italiano attraverso le pagine dei suoi scrittori contemporanei. (G.P)

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di Giuseppe Panella

Tommaso Landolfi e i suoi lettori. Scuole segrete. Il Novecento italiano e Tommaso Landolfi, a cura di Andrea Cortellessa, Torino, Nino Aragno Editore, 2009

A Tommaso Landolfi non sono mai andate troppo (o del tutto) le simpatie dei lettori. Infatti, egli è rimasto (quasi sempre) uno “scrittore per scrittori”, amato per lo stile ma non per il carattere, per certe sue invenzioni verbali e non per la potenza espressiva di trame e pathos scrittorio. In buona sostanza, Landolfi è uno scrittore che piaceva (e probabilmente piace ancora) a chi ama la scrittura e il suo gioco di incastro sulla pagina, non a chi legge perché appassionato e/o avido soltanto di sapere come un libro (specie un romanzo) vada a finire…

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