Negli anni tra il 1896 e il 1901 (rispettivamente nel 1896, 1897, 1899 e 1901), Anatole France scrisse quattro brevi volumi narrativi (ma dal taglio saggistico e spesso erudito) che intitolò alla fine Storia contemporanea. In essi, attraverso delle scene di vita privata e pubblica del suo tempo, ricostruì in maniera straordinariamente efficace le vicende politiche, culturali, sociali, religiose e di costume del tempo suo. In particolare, i due ultimi romanzi del ciclo presentano riflessioni importanti e provocatorie su quello che si convenne, fin da subito, definire l’affaire Dreyfus. Intitolando Storia contemporanea questa mia breve serie a seguire di recensioni di romanzi contemporanei, vorrei avere l’ambizione di fare lo stesso percorso e di realizzare lo stesso obiettivo di Anatole France utilizzando, però, l’arma a me più adatta della critica letteraria e verificando la qualità della scrittura di alcuni testi narrativi che mi sembrano più significativi, alla fine, per ricomporre un quadro complessivo (anche se, per necessità di cose, mai esaustivo) del presente italiano attraverso le pagine dei suoi scrittori contemporanei. (G.P)

di Giuseppe Panella
11. Nella terra delle storie del passato. Elio Lanteri, La ballata della piccola piazza, con una Prefazione di Marino Magliani, Massa, Transeuropa Edizioni, 2009
Della “piccola piazza” del titolo l’autore rende ragione nell’esergo del libro. Si tratta di un verso di Federico Garcia Lorca (di cui Lanteri è grande estimatore) che si intitola, appunto, Balada de la placeta (è del 1919) e che recita così:
«Perché ti allontani / dalla piccola piazza ?… / Ed io andrò molto lontano, / oltre i monti, vicino alle stelle, / con il mio cuore antico di bambino, / maturo di leggende, / con il berretto di piume / e la sciabola di legno» (p. 9).
Leggendo questi versi splendidi del poeta andaluso, si intuiscono molte delle ragioni che hanno spinto l’ormai anziano scrittore (è nato a Dolceacqua di Imperia nel 1929 e questo è il suo primo testo narrativo) a tentare la carta dello scarto linguistico e della creazione di atmosfere fantastiche ricreate con sguardo onirico e attenzione ai particolari più remoti. La scena è, ovviamente, in Liguria e il racconto parte all’alba del 9 settembre 1943, quando con l’uscita dell’Italia dalla guerra la situazione del Paese, soprattutto al Nord, trasforma gli italiani agli occhi dei gog (così vengono definiti i tedeschi quasi sicuramente dalla leggenda di Gog e Magog) da alleati poco affidabili in nemici potenziali.
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