Intervista a Primo Levi del 1984 (fascismo, Auschwitz, ritorno a casa, la vita, l’umanità, la memoria)
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quaderno elettronico di critica letteraria a cura di Francesco Sasso e Giuseppe Panella (2008-2019)
Intervista a Primo Levi del 1984 (fascismo, Auschwitz, ritorno a casa, la vita, l’umanità, la memoria)
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Storie naturali uscì per la prima volta da Einaudi nel settembre del 1966. L’autore era Primo Levi, ma sulla sovracoperta e in frontespizio c’era uno pseudonimo, Damiano Malabaila. Riproporre oggi questi quindici racconti sotto il nome di Primo Levi è un gesto di buon augurio, sia per la collana «Letture» sia per chi li aveva scritti a suo tempo: si festeggia il numero 100 della collezione con un’opera poco conosciuta di un autore conosciuto in tutto il mondo. In una collana di classici contemporanei si offre per questa volta qualcosa che nelle collane di classici per definizione non trova posto: l’esordio di un autore ignoto.
Oggi e per Primo Levi, la raccolta Storie naturali è come un nuovo debutto. Di sicuro alla stregua di un debutto lui la sentì quando nel 1966 ne propose a Einaudi la pubblicazione: si trattava della sua prima opera di finzione, e per un autore come lui l’azzardo era doppio. In quel momento, infatti, Levi era autore di due libri, Se questo è un uomo, la cui versione definitiva era uscita nel 1958, e La tregua, del 1963. Tutti e due erano usciti da Einaudi e tutti e due riguardavano Auschwitz: due libri avventurosi in maniere diverse, così come erano avventurose – ma in una chiave ancora differente – le storie d’invenzione che Levi cominciò a scrivere o a progettare subito. La prima, I mnemagoghi, uscì già nel 1948.
Il wu wei della poesia contro le guerre a cura di Antonino Contiliano e Fabiola Filardo.
Primo Levi, “Se questo è un uomo”. Lettura di Fabiola Filardo
Ascolta la poesia anche su:
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Continua a leggere “Il wu wei della poesia contro le guerre n.18: Primo Levi, “Se questo è un uomo””
(27 gennaio Giorno della Memoria. Quando il 27 gennaio 1945 l’Armata Rossa, che avanza verso la Germania, libera il campo di concentramento di Auschwitz)
“Voi che vivete sicuri / Nelle vostre tiepide case, / Voi che trovate tornando a sera / Il cibo caldo e visi amici: // Considerate se questo è un uomo…” (P. Levi, Shemà, 10 gennaio 1946); “[…] guardavamo i soldati tedeschi che passeggiavano per le vie con aria innocua, e ci capitava di osservare fra noi: ‘Eppure sono uomini che ci rassomigliano: come possono fare quello che fanno?’. Eravamo fieri di noi, perché riuscivamo a non capirli” (J.-P. Sartre, Prefazione a H. Alleg, La Question, 1958).
di Stefano Lanuzza
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Italianista, critico letterario, filologo e autore di poesie nel vernacolo del nativo paese di Piossasco nel nord-ovest piemontese, Giovanni Tesio pubblica recentemente, con Lindau, il romanzo di formazione Gli zoccoli nell’erba pesante (2018) e, per le edizioni novaresi Interlinea, un personale, sapiente “sillabario” (Parole essenziali, 2014) seguito dai versi dialettali con autoriale testo italiano Nosgnor (2020). Fino al magnifico volume di saggi La luce delle parole (2020), propizia dichiarazione d’un “amore mai deluso” – per cosa se non per la letteratura?
S’aggiungano le impegnate antologie Nell’abisso del lager. Voci poetiche sulla Shoah (2019) e Nel buco nero di Auschwitz. Voci narrative sulla Shoah (2021), sistematica dilogia redatta sulla scorta d’una confraternita di testimoni – narratori e poeti che prendono la parola smentendo l’intemerata di Adorno secondo cui, dopo Auschwiz, non avrebbe più senso scrivere poesie… Invece non si censura la poesia che, secondo l’oggi negletto Benedetto Croce, è autonoma, scevra d’ogni condizionamento e perfino definizione: ché altro essa non sarebbe se non sé stessa o ‘cosa in sé’.
La strada di levi (DVD) + Da una tregua all’altra (libro), Chiarelettere, Milano, 2010, €24,00
FILM: La strada di Levi, regia di Davide Ferrario e Marco Belpoliti
LIBRO: Marco Belpoliti – Andrea Cortellessa, Da una tregua all’altra, Chiarelettere, Milano, 2010, pp.258
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di Francesco Sasso
Primo Levi (1919-1987) scrisse La tregua nel 1963. In questo romanzo, l’autore racconta la libertà recuperata dopo Auschwitz e l’avventuroso rientro in Italia attraverso un’Europa devastata dalla guerra, in un racconto dove l’euforia per la liberazione s’intreccia con la memoria dello sterminio e i lutti provocati dal conflitto. Nelle pagine di Levi, un gruppo di ex-prigionieri attraversano la Bielorussia, l’Ucraina, la Romania, l’Ungheria, l’Austria e la Germania. Ed è lo stesso percorso che il regista Davide Ferrario e lo scrittore Marco Belpoliti intraprendono oggi, sulle tracce di Levi in un’Europa trasformata dopo il crollo del muro di Berlino e la fine del Comunismo.
Primo Levi (1919-1987), scrittore dallo stile lucido ed intensamente drammatico. Scrisse il capolavoro Se questo è un uomo (1947), racconto della sua permanenza nel lager di Auschwitz, descrivendo i patimenti e le vessazioni subiti dagli internati, i riti mostruosi dello sterminio, i rari momenti di solidarietà fra gli individui ossessionati dal terrore del destino che li attende, i gesti inconsapevoli e l’improvviso affiorare dei ricordi che miracolosamente riesumano un’identità soggettiva sepolta nell’anonimato del numero, l’effetto di disumanizzazione prodotto dall’inferno concentrazionario, e che colpisce ugualmente gli aguzzini come le vittime impegnate in una feroce lotta per la sopravvivenza. Romanzo da leggere assolutamente.
Mentre il romanzo La tregua (1963) racconta la lunga ascesa che segue alla libertà recuperata, dell’avventuroso rientro in patria attraverso un’Europa devastata dalla guerra, in un groviglio di sentimenti contrastanti, dove all’euforia per lo scampato pericolo s’intrecciano la memoria indelebile dell’oltraggio patito e la pena per le distruzioni e i lutti provocati dal conflitto. Romanzo picaresco.
f.s.