STORIA CONTEMPORANEA n.13: L’amore è una cosa molto dolorosa. “Sabbie” di Gabriella Maleti

Negli anni tra il 1896 e il 1901 (rispettivamente nel 1896, 1897, 1899 e 1901), Anatole France scrisse quattro brevi volumi narrativi (ma dal taglio saggistico e spesso erudito) che intitolò alla fine Storia contemporanea. In essi, attraverso delle scene di vita privata e pubblica del suo tempo, ricostruì in maniera straordinariamente efficace le vicende politiche, culturali, sociali, religiose e di costume del tempo suo. In particolare, i due ultimi romanzi del ciclo presentano riflessioni importanti e provocatorie su quello che si convenne, fin da subito, definire l’affaire Dreyfus. Intitolando Storia contemporanea questa mia breve serie a seguire di recensioni di romanzi contemporanei, vorrei avere l’ambizione di fare lo stesso percorso e di realizzare lo stesso obiettivo di Anatole France utilizzando, però, l’arma a me più adatta della critica letteraria e verificando la qualità della scrittura di alcuni testi narrativi che mi sembrano più significativi, alla fine, per ricomporre un quadro complessivo (anche se, per necessità di cose, mai esaustivo) del presente italiano attraverso le pagine dei suoi scrittori contemporanei.  (G.P)

 

di Giuseppe Panella

 

13. L’amore è una cosa molto dolorosa. Gabriella Maleti, Sabbie, con una prefazione di Antonella Pierangeli, Firenze, Gazebo Edizioni, 2009

 

Questo è un libro terribile e, nello stesso tempo, rassegnato e straziante. Le Sabbie del titolo sono proprio quelle in cui sprofonda la vita, alla fine, allo stesso modo in cui affondano sempre più in profondità i sentimenti e gli amori, il piacere e il desiderio di vivere interamente la propria esistenza. I racconti di Gabriella Maleti sono situati eminentemente su un posto di frontiera, in un punto di passaggio che è quello situato a metà tra l’orrore del presente e il dolore del passato non più possibile e non più raggiungibile nella vita di ognuno. Già in Amari asili (Firenze, Loggia de’ Lanzi, 1995), Gabriella Maleti aveva espresso questo suo potente disincanto verbale (giocato eminentemente sul piano stilistico di una forma di descrizione realistica che si allarga e straborda piano piano fino ad assumere caratteri ironici e grotteschi).

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