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Stéphane Mallarmé (1842-1898) esordì fra le file dei parnassiani di cui conservò anche in seguito il rispetto per la rigorosa versificazione. Nel suo famoso salotto di rue de Rome, in cui si riunivano i giovani poeti, predicò l’importanza del mondo delle idee e dell’esistenza di un ideale, combattendo gli errori di un’età scientifica: la poesia non deve essere incatenata dall’uso delle parole nel loro contesto usuale, l’immagine statica cara ai parnassiani deve essere liberata da un’idea fuggevole o anche dall’assenza, e l’immagine deve essere solo evocata da corrispondenti analogie. Ciò tuttavia non significa alcuna libertà soggettiva, in quanto tali analogie simboliche sono fissate in base ad un rigoroso soggettivismo, la cui ricerca è l’aspirazione e insieme il dramma costante di Mallarmé.
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