Un maestro che ha letto don Milani. Emanuele Marfisi, Diario di classe, Bagnacavallo (RA), Discanti, 2010
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di Giuseppe Panella*
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«Nessuno può sapere cosa ti riserva il destino: puoi nascere in Svezia oppure in Ruanda. Noi, gli alunni della quinta D, eravamo nati a Imola, nel palazzo Rosso del comprensorio residenziale Arcella; una buona via di mezzo tra la Svezia e il Ruanda. Don Walter, che aveva un rapporto privilegiato con il Padreterno, non lo chiamava destino. “E’ il disegno di nostro Signore, solo Lui lo conosce” sentenziava sicuro. Poi, con l’ottimismo che contrassegnava il suo carattere, mi ammoniva: “Devi fare il bravo, così un domani potrai assicurarti un posto in Paradiso”. Nel frattempo il Padreterno mi aveva disegnato un posto nella tribuna più alta del paesone: l’ultimo piano del palazzo Rosso. Nelle giornate migliori, sporgendomi dalla finestra con il mio orsacchiotto Paolo, era un po’ come stare in prima fila in Paradiso. In effetti, da lassù, mi sentivo come nostro Signore: potevo osservare e controllare tutto, senza dover rimettere i peccati e disegnare le vite di nessuno. Possedevo però un invidiabile vantaggio nei confronti di Gesù Cristo: contemplavo il mondo seduto comodamente nel terrazzo della camera e non appeso a una croce, di fianco al Presidente Pertini, sul muro di una classe elementare» (p. 7).