Giacomo Leopardi, Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’italiani, a cura di Vincenzo Guarracino, La nave di Teseo, Milano, 2021, pp. 416, € 17,10
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di Renato Minore
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Qualunque sia la loro classe di appartenenza, le “classi superiori” non meno che il “popolaccio”, gli italiani sono oggi i più cinici del mondo. “Ridono della vita: ne ridono assai più, e con più verità e persuasione intima di disprezzo e freddezza che non fa niun’altra nazione”. “Il più savio partito è quello di ridere indistintamente e abitualmente d’ogni cosa e d’ognuno, incominciando da sé medesimo”, celando la propria disperazione dietro una maschera, se non di tetra indifferenza, almeno di dolente impassibilità e spaesamento, di fronte a un quadro disarmante di arretratezza. Si potrebbe continuare sulla stessa lunghezza d’onda: così la pensava Giacomo Leopardi nel Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’italiani, breve trattato di filosofia politica, in cui analizza qualità e vizi che contraddistinguono il nostro carattere nazionale. Vitaliano Brancati lo considerava un “piccolo capolavoro” paragonabile al Principe di Machiavelli,“ un modello di saggistica, di prosa vigile e acuta”.