La Grande Guerra. Andrea Molesini, Non tutti i bastardi sono di Vienna, Palermo, Sellerio, 2010
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di Giuseppe Panella*
Anche i topi diventano “oggetti d’affezione” culinaria quando le derrate alimentari diventano scarse e non si trova più nulla da mangiare. Quando tutto manca, anche gli abitanti delle fogne vanno bene, soprattutto arrosto (la stessa fine, tuttavia, fanno anche i gatti, i loro nemici tradizionali). Lo dimostra l’abilità dimostrata dal prete del paese nell’infilzarli:
«Si girò di scatto verso la porta, come se avesse intuito una minaccia. Dal cassetto uscì un coltello lungo due spanne. La lama gli luccicò fra le dita, poi accanto alla faccia, sopra la spalla. Tirò. Un tonfo. Era un ratto, e si contorceva, inchiodato alla base della porta. Io e Giulia ci guardammo, muti, inorriditi. “Ti ho preso, bastardo!”. Il don ridacchiò e, sottovoce, aggiunse: “Non tutti i bastardi sono di Vienna”. Quel prete corpulento era agile e svelto come un malandrino di strada. Un sorriso gli univa gli orecchi e il nemico, Satana o l’Austriaco che fosse, non c’era più: in quel ratto trafitto, con le zampette aperte a croce, il don non vedeva una creatura delle fogne, ma un manicaretto da gustare in santa pace» (p. 287).