Massimo Ortalli, Gaetano Bresci, tessitore, anarchico e uccisore di re, pref. Ascanio Celestini, Nova Delphi, 2011, pp.336, 10,00€
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di Francesco Sasso
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Il 6 maggio del 1898, il generale Bava Beccaris, comandante di corpo d’armata, proclamò lo stato d’assedio a Milano e fece intervenire contro i dimostranti interi reparti di cavalleria e di artiglieria, i quali operarono per le vie della città come contro un nemico. Fu una strage. Morti e feriti, fra cui donne e bambini scesi in piazza sotto la spinta della fame, si contarono a centinaia; arresti e condanne si abbatterono sui capi dei partiti d’opposizione antigovernativa, dell’estrema sinistra, dei socialisti e degli anarchici. In verità, l’insurrezione aveva avuto carattere di spontanea protesta. Il generale Bava Beccaris ricevette dal sovrano Umberto I elogi ed onorificenze. In tali condizioni maturarono alla Camera progetti di legge fortemente restrittivi dei fondamentali diritti di libertà dei cittadini, quali libertà di riunione, di associazione e stampa. E questa non fu la prima ed unica strage di massa di fine Ottocento.