Complotto di famiglia. Daniele Pugliese, Io la salverò, signorina Else, Roma, Edizioni Portaparole, 2012
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di Giuseppe Panella
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Ci sarebbe stato un unico sistema possibile per salvare la signorina Else T. , diciottenne, figlia di un facoltoso avvocato viennese, in vacanza presso nel Grand Hotel Fratazza sito in San Martino di Castrozza in provincia di Trento che nel 1924, anno di pubblicazione del romanzo breve di Schnitzler, era ancora meta quasi esclusiva della buona borghesia austroungarica (anche la monarchia absburgica era ormai da tempo tragicamente sprofondata nell’oblio dei nostalgici).
Daniele Pugliese cerca di sperimentarlo con successo anche se indubbiamente con gravi difficoltà teorico-pratiche: distogliere la fanciulla dal prendere la massiccia quantità di veronal che la porterà incoscientemente verso una morte prova di dolore e di agonia significherebbe per lui riuscire a convincerla che, tutto sommato, non vale la pena né di mostrare, nel fulgore della sua bellezza in fiore, il proprio corpo bianco e intatto di giovane donna al viscido e libertino signor von Dorsday, detentore di un patrimonio tale da poter salvare suo padre dal disonore della bancarotta né uccidersi solo per evitarlo. Lo scrittore DP (così si presenta alla signorina Else) ci si proverà con esiti altalenanti che costringeranno sia la giovane donna a guardare in profondità nella propria mente sia lui stesso a confrontarsi con i problemi fondamentali della propria esistenza.