QUEL CHE RESTA DEL VERSO n.27: Enkidu. Laura Pugno, “Gilgames’”

Il titolo di questa rassegna deriva direttamente da quello di un grande romanzo (Quel che resta del giorno) di uno scrittore giapponese che vive in Inghilterra, Kazuo Ishiguro. Come si legge in questo poderoso testo narrativo, quel che conta è potere e volere tornare ad apprezzare quel che resta di qualcosa che è ormai passato. Se il Novecento italiano, nonostante prove pregevoli e spesso straordinarie, è stato sostanzialmente il secolo della poesia, oggi di quella grande stagione inaugurata dall’ermetismo (e proseguita con il neorealismo e l’impegno sociale e poi con la riscoperta del quotidiano e ancora con la “parola innamorata” via e via nel corso degli anni, tra avanguardie le più varie e altrettanto variegate restaurazioni) non resta più molto. Ma ci sono indubbiamente ancora tanti poeti da leggere e di cui rendere conto (senza trascurare un buon numero di scrittori di poesia “dimenticati” che meritano di essere riportati alla memoria di chi potrebbe ancora trovare diletto e interesse nel leggerli). Rendere conto di qualcuno di essi potrà servire a capire che cosa resta della poesia oggi e che valore si può attribuire al suo tentativo di resistere e perseverare nel tempo (invece che scomparire)… (G.P.)

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di Giuseppe Panella

Enkidu. Laura Pugno, Gilgames’, trad. spagnola di Beatriz e Carolina Castellary, trad. francese di Michele Zaffarano, Massa, Transeuropa, 2009

Dodici brevi componimenti in onore di Gilgames’, il protagonista del primo poema epico finora conosciuto della storia dell’umanità compongono un poemetto solido come pietra e duro come il metallo che lo ha forgiato (di esso i traduttori in lingua ispanica e francese danno assai bene l’idea della possibile diffusione e comprensibilità verbale). In esso, il nome dell’eroe non viene mai fatto come pure quello del suo amico e fraterno sodale Enkidu alla cui vicenda (e sfortune) alcuni versi sono pure dedicati. Scrive Massimo Gezzi nella sua nota Su Laura Pugno:

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Concretezza e verità fantastica. Laura Pugno, “Quando verrai”

di Francesco Sasso

Quando verrai (Minimum fax 2009), secondo romanzo di Laura Pugno, è il più bel libro italiano del 2009. In esso si narra la storia di Eva, bambina affetta da una strana malattia che i medici hanno diagnosticato come psoriasi. Eva vive con la madre in un camper. Un giorno viene rapita da un vagabondo affetto dalla stessa malattia della protagonista. (Per un approfondimento sulla trama, e non solo, vi consiglio la lettura della recensione di Giuseppe Panella pubblicata su RETROGUARDIA. [QUI])

Quando verrai è opera potente nella rappresentazione del clima d’incubo in cui è costretta a vivere la protagonista, in un mondo adulto inteso a distruggere i sentimenti più umani dell’individuo. Questo testo è una sorta di favola allegorica governato da un tacito accordo: tutto ciò altro non è che la realtà, o meglio la rappresentazione linguistica e narrativa della realtà di oggi alla quale vengono poi assegnati significati e valori dell’orizzonte di favola. Questo dato sembra avvallato in particolare dagli oggetti naturali presenti nel discorso narrativo sotto forma di delta inquinati che bruciano, boschi ai margini delle statali, uomini che si muovono ed hanno odori di animali selvaggi ecc. Ma il testo della Pugno è ricco di elementi di contenuto narrativo che assumono la funzione di indici, di nodi cruciali di addensamento del significato. Scoprirli è l’avventura che ogni lettore dovrà intraprendere, se vorrà. Insomma, la Pugno è riuscita a scrivere un romanzo che ha in sé la concretezza e la verità del racconto fantastico.

 f.s.

 [Laura Pugno, Quando verrai, Minimun fax, 2009, 123 pp., € 12,00]

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[Leggi tutti gli articoli di Francesco Sasso pubblicati su RETROGUARDIA 2.0]

STORIA CONTEMPORANEA n.22: Il tocco. Laura Pugno, “Quando verrai”

pugno_quando verraiNegli anni tra il 1896 e il 1901 (rispettivamente nel 1896, 1897, 1899 e 1901), Anatole France scrisse quattro brevi volumi narrativi (ma dal taglio saggistico e spesso erudito) che intitolò alla fine Storia contemporanea. In essi, attraverso delle scene di vita privata e pubblica del suo tempo, ricostruì in maniera straordinariamente efficace le vicende politiche, culturali, sociali, religiose e di costume del tempo suo. In particolare, i due ultimi romanzi del ciclo presentano riflessioni importanti e provocatorie su quello che si convenne, fin da subito, definire l’affaire Dreyfus. Intitolando Storia contemporanea questa mia breve serie a seguire di recensioni di romanzi contemporanei, vorrei avere l’ambizione di fare lo stesso percorso e di realizzare lo stesso obiettivo di Anatole France utilizzando, però, l’arma a me più adatta della critica letteraria e verificando la qualità della scrittura di alcuni testi narrativi che mi sembrano più significativi, alla fine, per ricomporre un quadro complessivo (anche se, per necessità di cose, mai esaustivo) del presente italiano attraverso le pagine dei suoi scrittori contemporanei.  (G.P)

di Giuseppe Panella

 

Il tocco. Laura Pugno, Quando verrai, Roma, Minimum Fax, 2009

«Lui e Montserrat sono nella stanza accanto, dove Ethan ha dormito da solo la notte prima. Tendendo l’orecchio nel silenzio quasi intollerabile della campagna Eva cerca di cogliere le loro voci basse, interrotte da scoppi di risa, di cui le arriva solo qualche parola. I fantasmi di Ethan e Sofia, ventenni in quella stessa casa, hanno forse ripreso possesso di quei corpi consumati, ormai privi di ogni strato di grasso. Quando verrai, aveva detto Sofia, o così le ha raccontato Ethan. Quando verrai a cercarmi, io sarò qui» (p. 107).

E’ il flashback toccante e preciso mediante il quale si apprende il perché del titolo di questo romanzo breve di Laura Pugno, testo narrativo che segue ad altre sue prove letterarie in versi (Tennis, Varese, Nuova Editoriale Magenta, 2002 e Il colore oro, Firenze, Le Lettere, 2007) e in prosa (i racconti di Sleepwalking, Milano, Sironi, 2002 e Sirene, Torino, Einaudi, 2007) o infine scritte per il teatro (DNAct, Arezzo, Zona, 2008).

Quando verrai è, innanzitutto, una quest, poi diventa una variazione significativa nell’ottica del “romanzo di formazione”, infine si trasforma in una vicenda giocata sul registro del fantastico.

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