“Contro il giorno” di Thomas Pynchon. Recensione di Amedeo Buonanno

di Amedeo Buonanno

 

Thomas Pynchon, Contro il giorno, Rizzoli, 2009, 1136 pp.

Thomas R. Pynchon è sicuramente uno degli autori americani più interessanti della letteratura contemporanea. La sua riservatezza, diventata leggendaria tanto da farne lo scrittore recluso per antonomasia, insieme ad alcune sue particolarità, come l’invio del comico Irwin Corey a ritirare per lui il prestigioso National Book Award nel 1974 per Gravity’s Rainbow o come il rifiuto della Howells Medal dell’American Academy, sempre per Gravity’s Rainbow, dovuto ad una mancata assegnazione del premio Pulitzer per lo stesso libro, ne fanno un personaggio sui generis ed interessante. Il nostro interesse qui, però, non è rivolto al personaggio Pynchon ma al suo penultimo romanzo, Contro il giorno, pubblicato negli Stati Uniti nel 2006 ma che solo quest’anno, dopo tre anni di lavoro, viene pubblicato da Rizzoli nella traduzione di Massimo Bocchiola. Il libro si presenta imponente già a prima vista con le sue 1127 pagine che rappresentano un deterrente per molti lettori e uno stimolo per gli appassionati. Nella sua mastodontica mole è racchiusa un’infinità di storie e di personaggi che, come spesso capita nei romanzi di Pynchon, sono uniti da fili conduttori che solo durante la lettura vengono man mano messi a fuoco e non necessariamente in modo definitivo.

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“Un lento apprendistato” di Thomas Pynchon

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Recensione/schizzo

Ho iniziato la lettura di Un lento apprendistato di Thomas Pynchon, edizione Einaudi 2007, con la vana certezza di non restare deluso. Il libro è una raccolta di cinque racconti scritti tra il 1958 e il 1964: La pioggerella, Terre Basse, Entropia, Sotto la rosa, L’integrazione segreta. Se non erro, la raccolta era già edita dalle edizioni e/o con il titolo Entropia.

 

Entro nel merito senza troppe cerimonie ed esprimo il mio parere di lettore. Dico subito che i racconti sono brutti, tranne l’ultimo: L’integrazione segreta. Poco importa se nelle trenta pagine di introduzione, lo scrittore statunitense fa autocritica, evidenziando le carenze strutturali dei suoi racconti giovanili. Inoltre, secondo me, se si desiderava servirsi della raccolta come di una sorta di laboratorio di scrittura “rispetto a certe pratiche da cui forse ai giovani scrittori non spiacerà guardarsi”, l’autore sarebbe dovuto scendere più in profondità nell’analisi dei suoi testi. A questo punto non resta che leggere i cinque racconti alla luce dei suoi esiti più maturi. Per cui, se siete lettori non specialisti dello scrittore americano, quello che posso dire è: non acquistate questo libro. Se desiderate conoscere la scrittura di Thomas Pynchon, iniziate con L’incanto del Lotto 49.

 

[Thomas Pynchon, Un lento apprendistato, traduzione di Massimo Bocchiola, Einaudi Stile Libero, pag. 203, euro 11,00]

POTERE (EDITORIALE) E LETTERATURA: RIVINCITA DEL WEB E MORTE DELL’ AUTORE

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 [Il saggio “Potere (editoriale) e letteratura: rivincita del web e morte dell’autore” del professor Giuseppe Panella verrà pubblicato nel prossimo numero speciale de Il Ponte (rivista fondata nel ’45 da Calamandrei) dedicato alla letteratura in Italia oggi. f.s. ].

POTERE (EDITORIALE) E LETTERATURA: RIVINCITA DEL WEB E MORTE DELL’ AUTORE

di Giuseppe Panella

«Rivolevo indietro il mio libro perché mi piaceva scrivere. Mi piaceva avere un progetto da portare a termine e mi piaceva soprattutto se si trattava di un progetto difficile come scrivere un libro. Inoltre continuavo a non sapere chi avesse ucciso Wellington e nel mio libro c’erano tutti gli indizi che avevo scoperto e non volevo che venissero buttati via»
(Mark Haddon, Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte)

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1. Letteratura stampata on demand

Martedì 6 marzo di quest’anno il noto scrittore milanese Giuseppe Genna (1) annunciava, con molta fierezza e una punta di commozione, sul proprio sito web (denominato perlappunto GIUSEPPE GENNA) una notevole e avvincente novità editoriale:

«Svelo la sorpresa, che è tale per gli aficionados che frequentano questo sito e leggono i miei libri. Ho deciso di pubblicare, a puntate, i capitoli dell’inedito MEDIUM, che è il mio libro più intimo e scatenato. Al termine della pubblicazione, verrà reso disponibile il libro in forma integrale, in un file pdf scaricabile gratuitamente. Chi desiderasse avere la versione cartacea, il libro fisico vero e proprio, con tanto di copertina, da subito può ordinarlo cliccando qui o sulla cover a sinistra: costa 6.97 euro, il costo della nuda stampa, io non ci guadagno un centesimo. Il libro è pubblicato scavalcando ogni editore: non ha editore, viene stampato e spedito attraverso un sistema eccezionale di print on demand. E’ allestito un sito con contenuti speciali riguardanti MEDIUM: il progetto, cos’è questo , i personaggi principali, la colonna sonora del libro, brani scelti letti dal sottoscritto in mp3 e ulteriori info su come acquistare fisicamente il libro. MEDIUM per parecchio tempo contaminerà questo sito: è per me un progetto importante, un abbraccio fuori mercato tra autore e lettore, che si avvicinano senza filtri economici. Nel frattempo, continua la seconda stesura del nuovo libro a cui sto lavorando, ma per il momento la priorità è MEDIUM: un progetto che subitaneamente è stato realizzato e a cui tengo molto. Dal sito ufficiale di MEDIUM, desumo la pagina di spiegazione del progetto e la pubblico qui di seguito. Stay tuned. La rivoluzione è in corso d’opera: è l’opera.

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Caos, decadenza e paesaggi morti nelle opere di Thomas Pynchon e William Burroughs

Thomas Pynchon. Tra gli scrittori che usano effettivamente la parola “entropia” nelle loro opere, Tanner elenca Norman Mailer, Saul Bellow, John Updike, John Barth, Walker Percy, Stanley Elkin e Donald Norman Barthelme, ma il suo esempio più importante è Thomas Pynchon. Come osserva Tanner, il primo racconto importante di Pynchos si intitola Entropy e contiene riferimenti specifici a Henry Adams. Nel romanzo forse più rappresentativo di Pynchon, V (1963), “ogni situazione rivela un qualche nuovo aspetto di decadenza e declino, un passo ulteriore verso il caos e la morte. Il libro è pieno di paesaggi morti di ogni tipo: dai mucchi di immondizia del mondo moderno all’aridità lunare del deserto” (Tanner, City of words, pag 157).

William Burroughs. In tutti i suoi libri, William Burroughs presenta una visione ossessionante e profondamente sconvolgente della decadenza e del sfacelo della civiltà, spezzando deliberatamente la logica e le sequenze attese del lettore, al fine di porre enfasi sulla natura caotica della realtà. Molte opere di Burroughs si rivelano essere resoconti quasi allucinante della violazione del paesaggio americano e della violenza, a stento dissimulata, che è alla base della vita della nazione.