Amelia Rosselli (Podcast)

Amelia Rosselli 1 | Variazioni Belliche

09/12/2019Nata a Parigi travagliata nell’epopea della nostra generazione fallace. Giaciuta in America fra i ricchi campi dei possidenti e dello Stato statale. Vissuta in Italia paese barbaro. Scappata dall’Inghilterra paese di sofisticati. Speranzosa nell’Ovest ove niente per ora cresce.

Amelia Rosselli 2 | Cantilena per Rocco Scotellaro

10/12/2019Amelia nella Roma degli anni cinquanta raggiunge i musei o la biblioteca nazionale in bicicletta, dice che le sembra una “sorta di vacanza culturale”.

 

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“La libellula” di Amelia Rosselli

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La libellula (1958) di Amelia Rosselli; sottotitolo: Panegirico della Libertà. Il titolo del poemetto «vorrebbe evocare il movimento quasi rotatorio delle ali della libellula, e questo in riferimento al tono piuttosto volatile del poema». «La libellula può anche ricordare le parole “libello”, “libertà”; infatti il poema ha come tema centrale la libertà, e il nostro, e mio “libertarla”».

 

Ho letto il poemetto della Rosselli e l’ho trovato eccezionale. Lingua biologica, musicale, incantatoria, dotata di una irrelata energia riproduttiva. Durante la lettura, l’anima è sospinta verso la riscoperta dell’oggetto poetico nella totalità del suo essere. I versi acquistano una realtà autonoma dotata di un’intima coerenza, dove le parole si arricchiscono reciprocamente e dove le parti operano, all’interno della totalità di struttura, su più livelli diversi.

 

Non saprei come spiegarmi meglio, ma dalla lettura del poemetto si emerge colmi di Libertà. Insomma, queste poche e nude righe per invitare i lettori di Retroguardia a leggere La libellula.

 f.s.

[Amelia Rosselli, La libellula in Le poesie, Garzanti, Milano 2004, pp. 141-158]

19 canzoni di Vladimir Vysotsky. Presentazione di Amelia Rosselli

Ho scovato su una bancarella un libricino di Stampa alternativa. All’epoca costava mille lire. L’autore è VLADIMIR VYSOTSKY, il titolo del piccolo volume è 19 canzoni.

Avevo già in testa il nome dell’attore-cantautore-poeta  russo, poiché è appena uscito un cd di Eugenio Finardi con alcune canzoni di Vysotsky. Il titolo del cd è Il cantante al microfono con Ensemble Sentieri selvaggi.

Tornando a Vysotsky, Gino Cataldo lo definisce così: “ Per trovare qualcosa di simile in Italia dovremmo fondere Carmelo Bene, Francesco Guccini, Piero Ciampi e Pier Paolo Pasolini, un compito praticamente impossibile come in un certo senso impossibile‚ eppure reale‚ era Vysotsky.”.

Le 19 canzoni tradotte da Silvana Aversa son proprio belle.

Orbene, stamattina ho rovistato nel gran calderone della rete ed ho scoperto che Stampa Alternativa ha messo a disposizione il pdf del libricino [QUI].

Di seguito la presentazione a 19 canzoni scritta da Amelia Rosselli.
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Presentazione di Amelia Rosselli

Del cantautore Vladimir Vysotsky sono qui tradotte, da più di settecento canzoni, diciannove canzoni, alcune di poco più di due pagine dattiloscritte, altre d’una pagina o meno. Più che poesie vere e proprie, sono canti a tematiche diverse, ritmati e (nell’originale) e rimati a volte classicamente.
Le canzoni diventano non solo poesia, ma piuttosto spunti tematici per drammatiche variazioni d’umore, dove la ricca voce, la chitarra, o le chitarre e le orchestrine alla Stravinskij, fanno da sfondo a volte drammatico a volte umoristico.
Queste diciannove canzoni furono scritte tra il 1962 e il 1974: migliora nel tempo la qualità poetica, ed è più sognante, e raggiunge una originalità assoluta non in quanto poesia, ma in quanto musica, e cioè “canzone d’autore”. Vysotsky ideava la sua canzone o prima inventandosi una melodia sulla chitarra e aggiungendovi poi le parole, oppure scrivendo prima il testo e musicandolo dopo.
Di queste canzoni sono tipici alcuni temi come per esempio la notissima “Il pugile sentimentale” del 1966, dall’intonazione burlesca; o “L’inquietudine”, del 1966, dal tono tragico-triste. Del 1968 “La caccia ai lupi”, tra le più note, è di già più originale; fra le più popolari, “Non è ancora finita”, dello stesso anno: di genere aneddotico-simbolico. Intorno al 1969 crea le canzoni “Non è tornato dalla battaglia” e “È cessato il tremito”, che dimostrano una maggiore eleganza di scrittura, assieme a tematiche biografiche a volte malinconiche. Con le famose canzoni “Il silenzio bianco” del 1972, “Il volo interrotto” del 1973 e “La fucilazione dell’eco” del 1974, è raggiunto un livello massimo dove la canzone d’autore è anche poesia, e la tematica può permettersi l’autobiografismo senza scadere. La qualità della voce del cantautore Vysotsky è rauca a volte, parlata, e teatrale al massimo; si è trascinati come da uno spettacolo; e infatti Vysotsky cantava sul palcoscenico del Taganka, un teatro moscovita, dove lavorò anche ottimamente come attore. Lì furono registrate le sue canzoni in parte improvvisate o variate, e le registrazioni stesse percorsero tutta l’URSS, ma non ufficialmente, fino all’era Gorbačëv. Sotto Kruščëv e poi Brežnev, non v’era permesso di riproduzione via cassette o dischi; oggi c’è perfino un museo dedicato alle opere musicali e cinematografiche dell’autore, a Mosca, e i dischi o le cassette sono rivenduti anche a New York e Parigi. Di molto inusuale nel canto e nel modo di accompagnarsi, v’è questa recita musico-teatrale tra il virile e l’umoristico. Negli ultimi anni la voce s’abbassa e perde vigore, e i temi sono più disperati, anche se prima le canzoni erano considerate comunque canzoni “del dissenso”.
Vladimir Vysotsky muore di collasso cardiaco nel 1980, all’età di quarantadue anni.

f.s.

[Vladimir Vysotsky, 19 canzoni, Stampa Alternativa, 1992 (fuori catalogo)]

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[Il cantante al microfono– Ensemble Sentieri selvaggi con Eugenio Finardi- Canzoni tradotte da Sergio Secondiano Sacchi e strumentate da Filippo Del Corno- € 15 spese di spedizione escluse ]