IL TERZO SGUARDO n.41: Critica letteraria ed evoluzione (criminale) della società contemporanea. Romolo Runcini, “La paura e l’immaginario sociale nella letteratura. 3. Il romanzo industriale”, a cura di Carlo Bordoni

Critica letteraria ed evoluzione (criminale) della società contemporanea. Romolo Runcini, La paura e l’immaginario sociale nella letteratura. 3. Il romanzo industriale, a cura di Carlo Bordoni, Napoli, Liguori, 2012

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di Giuseppe Panella*

 

Per le affettuose e attente cure di Carlo Bordoni, si conclude con un terzo volume dedicato al romanzo industriale, il poderoso tentativo di ricostruzione dei rapporti tra società contemporanea e narrativa di genere iniziato da Romolo Runcini nel 1995 con  La paura e l’immaginario sociale nella letteratura. Il Gothic Romance pubblicato sempre da Liguori e proseguito con lo stesso editore nel 2002 con La paura e l’immaginario sociale nella letteratura. Il Roman du Crime.

Il terzo blocco analitico prodotto da Runcini è composto in gran parte da saggi già usciti su rivista o come introduzioni a romanzi assai importanti per la ricostruzione dei problemi più significativi nell’ambito della sociologia della letteratura (è il caso di Kim di Rudyard Kipling, la cui edizione per i Grandi Libri Garzanti data al 1987). In esso sfilano tutti i maggiori autori di fine Ottocento e di inizio Novecento: il volume, infatti, si apre con la ricostruzione della nascita della Metropoli moderna nell’opera di Dickens e si chiude sulle immagini disperanti e allucinate dei romanzi più noti di George Orwell e di Aldous Huxley. Si tratta, quindi, dell’itinerario della soggettività moderna attraverso la paura e il terrore, di una ricostruzione dell’immaginario collettivo occidentale in chiave di incubo morale e dichiaratamente sociale e, soprattutto, di un’indagine su temi di grande rilevanza politico-culturale in cui sono in gioco il modo in cui eventi storici assai rilevanti per il destino della contemporaneità sono stati oggetto di rappresentazione letteraria e romanzesca.

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DISPOSITIVI DEL FANTASTICO. L’horror, il fantasy, la sword & sorcery. Saggio di Giuseppe Panella

«Si aggirava spesso a rapidi passi per la pianura; quando un giorno il cielo azzurro gli apparve segnato da grandi strisce di sangue che dalla valle arrivavano a coprire la città di Samarah. Poiché questo spaventoso fenomeno sembrava raggiungere la sua torre, Vathek pensò sulle prime di accorrere laggiù per vederlo più da vicino; ma sentendo di non potere andare avanti, sopraffatto dall’inquietudine, nascose il volto nelle pieghe della veste. Per quanto terrificanti, fossero questi prodigi, l’impressione che producevano su di lui era appena momentanea e serviva solo a stimolare il suo amore del meraviglioso. Perciò, invece di tornare al palazzo, egli tenne fermo nella decisione di non muoversi…»                 (William Beckford, Vathek)
«Il cuore di ciascuno di noi rimane misterioso in eterno, in quanto dotato di una volontà sua propria. Si mise a scrivere e, facendolo, capì un’altra cosa: che la casualità governa ogni angolo dell’universo tranne i recessi del cuore umano»
(David Guterson, La neve cade sui cedri)
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di Giuseppe Panella*

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1. “L’unica passione della mia vita è stata la paura” (Thomas Hobbes)

Del Fantastico come genere letterario abbiamo ormai una buona tipologia e diversi tentativi (anche accurati, anche se nessuno soddisfacente) di analisi e spiegazione teorica. Li si vedranno all’opera a partire dal meccanismo socio-culturale impiantato da Romolo Runcini per finire con quello psico-formalistico di Tzvetan Todorov. Ce ne sono poi parecchi altri, tutti interessanti e stimolanti ma nessuno certamente definitivo. Manca invece una teoria sia formale che psicologica del Fantasy e delle sue diverse allocazioni letterarie a partire dalla Sword & Sorcery per finire con le diverse ramificazioni (e strutturazioni) dell’ Heroic Fantasy.

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