INTERVISTA A LUCIANO CURRERI (ULIEGE) promossa dalla rivista «ILCORSARONERO», a cura di ROBERTO FIORASO e MICHELE ZIVIANI, e pubblicata su «RETROGUARDIA 3.0» per festeggiare in anteprima il 160° anniversario della nascita di EMILIO SALGARI (1862/2022).
(Propositi raccolti tra la fine di luglio e l’inizio di agosto del 2021 dal giovane amico Michele Ziviani, che ringraziamo di cuore).
L’intervento seguente è stato presentato agli Amici e Colleghi del panel 4/ «Pirati» e del gruppo di ricerca internazionale e interuniversitario animatore del Seminario «Altri briganti»*, il 18 gennaio 2022, in seno a una mezza giornata di studi on line di cui trovate qui sotto, dopo il mio articolo, il programma della stessa, e qui a lato la locandina del ciclo nel quale s’inseriva, insieme alle università e ai centri interuniversitari che sono alla base di questa bella iniziativa corale, collettiva, che dovrebbe poi finalizzarsi ulteriormente in un convegno, dal vivo, in quel di Bari, nel corso di un 2022 che tutti speriamo diverso e maggiormente frequentabile e percorribile in tutti i sensi.
Per rendere la mia causerie più leggibile si è prodotta una sola nota (il testo spiega il perché) e si sono ridotti al minimo i rinvii bibliografici, inseriti nel discorso stesso. Detto questo, mi permetto di rinviare fin d’ora alla densa Postilla bibliografica, che esplicita e completa i rinvii bibliografici del mio saggio introduttivo, I cannóni del cànone salgariano, a Emilio Salgari, Il ciclo del Corsaro Nero. Il Corsaro Nero, La Regina dei Caraibi, Jolanda, la figlia del Corsaro Nero, Introduzione di Luciano Curreri, Einaudi («ET Biblioteca», 56), Torino 2011, pp. XXIII-XXVIII.
Una bozza di questo intervento è stata caricata su ORBI per una decina di giorni, a partire dal 14 gennaio 2022, in accesso ristretto, cioè a disposizione dei colleghi dell’ULIEGE e, a richiesta, per tutti i colleghi e amici interessati, del Seminario e non, per un centinaio di visite tra visualizzazioni e telescaricamenti (e ringrazio in particolare, per il feedback, Gianluca Albergoni, Alex Bardascino, Alberto Maria Banti, Willy Burguet, Fabio Danelon, Lea Durante, Roberto Fioraso, Vittorio Frigerio, Gian Luca Fruci, Claudio Gallo, Stefano Jossa, Andrea Montanino, Fabrizio Scrivano, Gianni Turchetta, Michele Ziviani).
These approximations are a tribute to Claudio Magris and his Itaca e oltre (1982) but also to Turin, where I became myself, and to Salgari. In my own small way, with my own style, I have attempted to push the boundaries of essay writing that, during the 1980s, was still about discovery, not scholarly archiving (or terminal editing): an essayistic form which did not shun away from drawing attention to itself, in a ‘metacritical’ and ‘interdisciplinary’ sense avant la lettre. I thus concentrated on a large school and said something about two of its less remembered representatives: Marco Cerruti, with his very dense Notizie di utopia (1985), and Pierpaolo Fornaro, whose critical narrative Trapassato presente. L’appropriazione psicologica dell’antico attraverso la narrativa moderna (1989) remains unsurpassed.
in Pellegrini, Ernestina; Fastelli, Federico; Salvadori, Diego (Eds.) Firenze per Claudio Magris (2021)
Ann Lawson Lucas, Emilio Salgari. Una mitologia moderna tra letteratura, politica, società, volume I, Fine secolo. 1883-1915. La verità di una vita letteraria, Firenze, Leo S. Olschki editore, «Biblioteca dell’Archivum Romanicum» (456), 2017, 441 pp.
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di Luca Di Gregorio (Université de Liège)
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Appassionata traduttrice e studiosa di alcuni nostri classici della cosiddetta letteratura per l’infanzia (ha volto in inglese, di recente, Le avventure di Pinocchio di Collodi), Ann Lawson Lucas, con questo nuovo lavoro edito da Olschki, rinnova il dialogo con Emilio Salgari, dialogo che intrattiene ormai da cinquant’anni, dalla metà degli anni Sessanta ai nostri giorni. Qui più che altrove, il discorso dell’autrice si fa ambizioso, dando l’avvio a un’impresa in più volumi che vorrebbe essere esaustiva, nonostante accampi, qua e là, una certa modestia.
Di fatto, non ci troviamo di fronte, almeno per quanto riguarda questa prima uscita, a un opus perfectum. Certo, i tre volumi seguenti —dedicati alla ricezione fascista di Salgari, alla riabilitazione critica tra 1945 e 2000 e infine agli ormai vastissimi materiali bibliografici — colmeranno, con buona probabilità, i non pochi vuoti relativi ad aggiornamenti e ad argomenti non banali, frequentati da un più o meno giovane gruppo di studiosi, negli ultimi tre lustri almeno. Insomma, si ha come l’impressione che la Lawson Lucas, in questo primo volume, ricuperi, seppur in modo parziale, analisi e sequenze critiche già consegnate a La Ricerca dell’ignoto. I romanzi d’avventure di Emilio Salgari, saggio diversamente importante, uscito sempre per Olschki, ma nel 2000.
Emilio e Odoardo – il viaggio come scelta di vita. Paolo Ciampi, I due viaggiatori. Alla scoperta delmondo con Odoardo Beccari ed Emilio Salgari, Firenze, Mauro Pagliai Editore, 2010
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di Giuseppe Panella*
Già una volta Paolo Ciampi ci aveva provato (Gli occhi di Salgari. Avventure e scoperte di OdoardoBeccari, viaggiatore fiorentino, Firenze, Polistampa, 2003) a mettere insieme i due autori di romanzi di avventure di viaggio, ma mai lo aveva fatto con tanta passione, con tanta pertinacia, con tanta voluttà autobiografica. Se Emilio Salgari con i suoi romanzi di amore e di morte e di vendetta avevano allietato la sua infanzia di lettore accanito costituendo così un patrimonio culturale che non avrebbe mai potuto dissipare intieramente, la scoperta del botanico fiorentino Odoardo Beccari lo ha conquistato completamente spingendone ad approfondire in maniera accurata e coinvolgente la figura letteraria e umana. Se Salgari poteva essere considerato un autore classico per l’infanzia (ma mai una definizione tale fu mal utilizzata per definirlo!) e, quindi, una lettura quasi obbligata, l’opera principale di Beccari (Nelle foreste di Borneo. Viaggi e ricerche diun naturalista, Firenze, Landi, 1902) era stata una rivelazione più tarda. La racconta quasi in apertura di libro lo stesso autore, ricordandone lo stupore e la forza evocativa, il fascino che lo aveva attirato con la forza di una calamita: