Vanni Santoni, Muro di casse, Roma-Bari, Laterza, 2015
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di Giuseppe Panella
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Che cos’è un rave party e perché ha contato tanto per la cultura giovanile degli anni zero del nuovo millennio (e non solo per coloro che allora erano ventenni in cerca di facili emozioni)?
Vanni Santoni cerca di spiegarlo esaurientemente nel suo intenso e compatto Muro di casse che si presenta non tanto come un saggio documentario su quel periodo quanto come un docu-romanzo (se mi è permesso di usare questo apparente neologismo) in cui diversi personaggi raccontano le loro esperienze sul campo e il significato che hanno avuto per loro, spesso appoggiandosi alla non moltissima letteratura secondaria esistente (soprattutto al magnifico Saggio sulla transe di Georges Lapassade1) e trasformando la trama dei loro ricordi e sensazioni in una sorta di tessitura verbale fitta e spesso allucinata. Eccone un esempio. Chi parla è Iacopo che rappresenta nel testo la memoria sensoriale (il capitolo si intitola Iacopo – I sensi):
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