SUL TAMBURO n.5: Vanni Santoni, “Muro di casse”

Vanni Santoni, Muro di casseVanni Santoni, Muro di casse, Roma-Bari, Laterza, 2015

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di Giuseppe Panella

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Che cos’è un rave party e perché ha contato tanto per la cultura giovanile degli anni zero del nuovo millennio (e non solo per coloro che allora erano ventenni in cerca di facili emozioni)?

Vanni Santoni cerca di spiegarlo esaurientemente nel suo intenso e compatto Muro di casse che si presenta non tanto come un saggio documentario su quel periodo quanto come un docu-romanzo (se mi è permesso di usare questo apparente neologismo) in cui diversi personaggi raccontano le loro esperienze sul campo e il significato che hanno avuto per loro, spesso appoggiandosi alla non moltissima letteratura secondaria esistente (soprattutto al magnifico Saggio sulla transe di Georges Lapassade1) e trasformando la trama dei loro ricordi e sensazioni in una sorta di tessitura verbale fitta e spesso allucinata. Eccone un esempio. Chi parla è Iacopo che rappresenta nel testo la memoria sensoriale (il capitolo si intitola Iacopo – I sensi):

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I LIBRI DEGLI ALTRI n.75: Frammenti, personaggi, insussistenze. Vanni Santoni, “Personaggi precari”

Vanni Santoni, Personaggi precariFrammenti, personaggi, insussistenze. Vanni Santoni, Personaggi precari, con una postfazione di Raoul Bruni, Roma, Voland, 2013

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di Giuseppe Panella

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In tempi di precariato diffuso e considerato come una condizione ormai insuperabile e senza possibilità di uscita da essa fors’anche da quegli stessi che la subiscono impotenti e attoniti (e come potrebbero fare altrimenti in una situazione di crisi permanente com’è quella che stiamo tutti vivendo?), anche i personaggi narrativi rischiano di fare la stessa fine.

Ne è una prova lampante questo piccolo e affascinante volumetto di Vanni Santoni che riprende un’impresa narrativa già iniziata parecchi anni prima e la porta a un primo (quanto anch’esso precario compimento). Ma va anche detto che le ragioni di questa precarizzazione dei personaggi di storie e vicende narrative ha anche ragioni, intrinsecamente stilistiche piuttosto che sociologiche, più profonde e legate allo stile di scrittura (multiforme e sperimentativi) di Santoni stesso.

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I LIBRI DEGLI ALTRI n.27: Guida sentimentale di Firenze. Vanni Santoni, “Se fossi fuoco, arderei Firenze”

Vanni Santoni, Se fossi fuoco, arderei FirenzeGuida sentimentale di Firenze. Vanni Santoni, Se fossi fuoco, arderei Firenze, Roma-Bari, Laterza, 2011

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di Giuseppe Panella

 

“S’io fossi foco, arderei Firenze”, canta De Andrè parodiando un celeberrimo sonetto del poeta maledetto ante litteram Cecco Angiolieri. E’ proprio nel cuore della narrazione della città che si situa questo episodio. E’ il personaggio di Annabel, un’annoiata, scostante e un po’ tanto disperata figlia della Firenze benestante e massonica, che si incanta a guardare le lucciole nel boschetto di Villa Strozzi mentre in lontananza, dalla Limonaia, si sente la voce di De André  che canta assorto e un po’ appannato il testo di Cecco Angiolieri. Ma Firenze non va a fuoco nonostante le scintille della prima parte (forse la più intensa) del libro.

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